I regali di Natale 2025: Aryna ballerina, Sinner impiegato al CUP di Bolzano
Fermo restando che qualche tennista cerca in ogni torneo di sostituirsi al vecchio Santa e a dispensare regali ai colleghi, come per esempio Bublik contro Sonego a Metz nel 2022 o Moutet recentemente in Coppa Davis o Jelena Ostapenko in una qualsiasi delle sue partite (chissà la barba se le dona, secondo noi lei se la metterebbe, a condizione di scegliere un colore un po’ più vivo dell’originale), l’omone in rosso con barbona e sacco dei regali rimane l’originale e unico dispensatore di felicità.
Per alcuni tennisti però abbiamo deciso di farci avanti noi, forse per bontà d’animo o più probabilmente per la presunzione di aver intuito i loro reali bisogni; perché i doni di cui tra poco vi parleremo sono, uno dopo l’altro, scelti in nome della praticità, niente fronzoli o goliardia, solo possibili soluzioni a bisogni esistenziali. Giudicherete voi lettori in quale grado abbiamo afferrato le loro necessità, preventivamente assolvendo comunque chi li ha proposti a cagione della sua buona fede.
Aryna Sabalenka
Non basta parlare di quanti hanno seguito un incontro di tennis, di quanti contatti ha Supertennis o Sky, è parimenti importante venire a conoscenza di cosa accade nel salotto di casa o in camera da letto quando il televisore è sintonizzato sulla partita di tennis. I bene informati riferiscono, infatti, che una percentuale intorno al 4% ma in crescita vorticosa di chi segue i match di Aryna Sabalenka si addormenti dopo il secondo break a favore della campionessa di Minsk (il che accade dal quarto al sesto gioco del primo set).
Guardando le sue partite nei primi turni, in particolare nei tornei Slam, c’è quindi il fondato rischio di farsi prendere dal sonno: da una parte una giocatrice che annaspa e sembra colpire la pallina con una racchettina da volano, dall’altra Aryna che par tirare con lo schioppo a pallettoni. Il fatto è che Sabalenka avrebbe bisogno di allenare le mitiche “variazioni” di gioco, iniziativa che però la annoia e nessuno osa nello staff anche solo parlargliene. Una notte ci siamo messi di buzzo buono per seguire le gesta oceaniche della campionessa di Minsk e, per evitare di cedere alle lusinghe di Morfeo, ci siamo procurati un comodo divaricatore di palpebre, aggeggio reso famoso da Stanley Kubrick e Malcolm McDowell in Arancia Meccanica.
Aryna ha cominciato a cannoneggiare da par suo e presto una irresistibile volontà di dare libertà alle palpebre ci ha obbligato a una piccola fuga dal match; abbiamo provato a girare per i social, così a caso, e ci siamo imbattuti nelle coreografie di Sabalenka e della sua squadra, con lei davanti a tutti che si dimena e la sua squadra che prova a indovinare le sue mosse e ad andare a tempo con la Tigre.
Dopo aver guardato un discreto numero di balletti (tipo tre o quattro) ci siamo inevitabilmente accorti di due aspetti: di quanto fossero belli ed eleganti nelle movenze della soubrette e dei ballerini di fila ma anche di quanto necessitassero delle mitiche “variazioni”. In pratica erano tutti una barba ed ecco quindi il regalo di Natale, la strenna definitiva che la renderà regina anche nelle sue leggiadre esibizioni tersicoree: una ospitata da Milly Carlucci!
Un cameo indimenticabile, Aryna ballerina per una notte, la Tigre pronta a lanciare per aria il proprio compagno e a ripigliarlo al volo in uno sfrenato Rock ‘n Roll anni Cinquanta o a tangare senza posa e con rosa in bocca, così magari non urla o lo fa per il dolore. La gara non è così importante in fondo, tanto si sa come andrà a finire: arriva in finale e perde, voto di Selvaggia Lucarelli & company: 6-1 6-1. Per un totale di…
Jelena Ostapenko
Quando la scorsa estate Jelena Ostapenko sorprese Aryna la Ballerina nella finale di Stoccarda soffiandole la Porsche, ci trovammo a scrivere un pezzo volto a magnificarne le virtù (che tendono a ∞) e a minimizzarne i difetti (che riempiono l’insieme ∅) e nei commenti in calce all’articolo un lettore lasciò una frase che più o meno recitava così: “adesso uscirà al primo turno a Roma e a Parigi”.
Ebbene, sospettiamo che qualcuno nell’entourage della fattucchiera del Baltico glielo abbia tradotto, il commento, non il pezzo, e la cosa non le deve essere andata giù: lei così sfuggente, così ribelle a ogni incasellamento e bramosa di smentire ogni pronostico, ha preso di mira il commento del nostro arguto lettore e ha iniziato a perdere ovunque, ancora una volta imperturbata capitana del suo destino.
Perché lei è così prendere o lasciare; ora ride ora si rabbuia, per lei la parola umore esiste, Penko sa passare dalla vittoria al tracollo guardandosi bene dal trattarli come il medesimo impostore, sorridendo come una bambina felice davanti alla bambola preferita quando si avvicina alla coppa da sollevare e maneggiando frettolosamente e con una smorfia incazzosa l’estremità che le tende la rivale che l’ha appena eliminata e che magari come sovrappiù le infligge un pippone clamoroso sul suo comportamento antisportivo in qualche frangente della partita. Penko che crolla e risorge, che un giorno si ama e l’altro si detesta.
Per lei suggeriamo addirittura due regali, decidete voi quale sia il principale e quale quello di complemento: iniziamo dunque con un praticissimo portacenere comodamente spostabile essendo montato su un treppiede con rotelline, con scodella staccabile e scopettino per il pulviscolo grigio più ostinato perché chiunque rinasca dalle proprie ceneri così spesso come lei, sa benissimo che qualche residuo rimane sempre sul tappeto.
Per secondo ecco il dolce: una Torta Delizia con pan di Spagna e farcitura e decorazione di pasta di mandorle, una leccornia che Penko dovrà ingollare beata di nascosto da mamma Jakovleva e che magari, questo è il proposito di Babbo Natale, la farà riflettere sul fatto che nel 2025 tra le sue due componenti essenziali, la croce e la delizia, si è dedicata quasi esclusivamente alla prima. Auguri streghetta, per il 2026 non dimentichiamoci della delizia, please.
Holger Rune
Il vero regalo che vorremmo fare a Rune è un ginocchio nuovo, di quelli da Robocop o Lee Majors, perché Holger diventi il nuovo uomo da sei milioni di dollari capace di tornare al più presto sui campi da gioco e, magari convincendosi durante la convalescenza delle proprie potenzialità, ritrovi i livelli di performance e i piani del ranking fino a oggi solo sfiorati e che il suo immenso talento tennistico reclama come propri.
Detto questo, c’è sempre stato qualcosa di irresistibilmente letterario nei suoi confronti, primordiale, inconscio, forse legato al facile accostamento tra il giovane Holger e il giovane Holden, vicinanza sostenuta anche dalle inquietudini tutte interiori del tormentato ragazzo danese, e il tormento intimo ovviamente non può non richiamare quello del principe di Elsinore, suo conterraneo fantastico; a ben vedere però, la cifra del suo essere non si annida nel racconto tragico. No davvero.
Le sue avventure lo avvicinano più al genere della commedia, ai personaggi perennemente trafelati come Paperino o Bob Rock del Gruppo TNT o, con un veloce excursus nella letteratura, al Truffaldino di goldoniana memoria, capace di cavarsi dai guai con un’astuzia raccattata in extremis in chissà quale recondito spazietto della mente illuminata dal faro dell’istinto di sopravvivenza, ma altrettanto abile nel ricacciarsi in un guaio o in una situazione imbarazzante ancora peggiore a causa di una nuova, inescusabile ingenuità.
Rune combina una frittata con Kudermetova, poi vuole vendere le racchette spaccate ma deve fare dietrofront; c’è dello smercio in Danimarca, io rompo voi pagate. Ma chi gli passa le idee? È di tutta evidenza il contrasto stridente tra il suo aspetto di ragazzo giusto, bello-alto-e-biondo, talentuoso e ricchissimo e le sue topiche, le sue piccole e meschine furbizie che mette in atto quando il match si complica. Il ragazzo è, secondo noi, un figo inespresso che deve imparare a volare da solo, liberandosi di ogni zavorra e sovrastruttura.
Dopo attenta analisi abbiamo concluso che la sovrastruttura in questione, il tappo alla fuoriuscita della personalità più genuina di Rune è rappresentato dalla mamma che, opprimendolo e soffocandolo di attenzioni e di reprimenda, gli dà un tutto che non è niente, un mondo perversamente vacuo dove lui è un immaginario numero uno del mondo che puntualmente fallisce alla prova dei fatti.
Forse abbiamo scoperto l’acqua calda, ma la differenza la vogliamo fare con il regalo e per questo ci siamo ispirati nulla di meno che a Freud: se infatti è vero che per esplicare la propria personalità il figlio deve “uccidere” il padre (perdonateci la semplificazione), dove le virgolette sono necessarie per chiarire che non si sta parlando di eliminazione fisica, noi, nel segno della praticità che ci siamo imposti, crediamo che per il giovane danese sia arrivato il momento di elidere le virgolette e vi sveliamo cosa troverà Holger all’ombra del pinetto imbiancato di bambagia, la stessa in cui l’attempata matrona danese arrotola il pargolo da quando aveva pochi mesi.
Sia chiaro che, quando diciamo attempata, intendiamo l’aggettivo in termini non anagrafici, quanto di atteggiamento antiquato nei riguardi della prole; tornando a noi i regali sono addirittura due: il primo è un comodo spruzzatore di antiparassitari, con stantuffo dal manico anatomico, regolatore di velocità e guarnizioni garantite dieci anni, perché non si disperda nell’ambiente nemmeno un millilitro che non sia necessario all’azione elidente. Il secondo presente è una normale bombola di gas da cucina, con cannuccia di plastica da applicare alla bocca della signora; il biondo classe 2003 potrà così scegliere come attuare il taumaturgico processo di elisione e in ognuno dei due casi ovviamente dovrà, perché è nei dettagli che si cela la poesia della festa più bella, canticchiare la celeberrima carola natalizia: “Koppa la veccia, col flit, koppa la veccia, col gas”. Tanti auguri Holger, adiós Aneke.
Stefanos Tsitsipas
Il campione greco ha perso contatto con i piani alti del ranking e con gli ultimi giorni dei grandi tornei, gli affari di cuore vanno così così e il Genoa è in zona retrocessione; ce n’è abbastanza per essere tristi e a Natale manca ormai meno di un mese. Serve un’idea e in fretta perché il bel greco ritrovi il sorriso dei tempi migliori, noi crediamo di averla trovata e ve la esponiamo, partendo dai presupposti storici e dagli accadimenti recenti che animano le cronache e che rischiano di dare un colpo di acceleratore alla malinconia del campione delle ATP Finals del 2019.
Innanzitutto, il rapporto con il padre Apostolos, il suo coach: questi intravede il talento del figlio sin dalla sua tenera età e prova a modellarlo secondo i suoi principi. Applica inizialmente il metodo del bastone e della carota, ma non può funzionare con un purosangue come Stefanos, cui oltretutto non piacciono le carote; per amore del figlio, Apostolos con amorevole pazienza introduce allora il rivoluzionario metodo educativo del bastone e del milk shake. I primi risultati arrivano, il rovescio pare decollare e il ragazzo entra nel tennis dei grandi, ma i rapporti tra padre e figlio restano altalenanti, Stefanos cala, il suo rovescio decolla ma atterra sui teloni.
Lui tenta allora la carta Ivanisevic per sperimentare maggiore libertà ma Goran, pochi giorni dopo l’inizio della collaborazione, dice che al ragazzo manca la voglia di lavorare e non se ne fa nulla. La cellula dei bene informati di Atene però rimbalza sull’opinione pubblica l’indiscrezione secondo cui proprio il padre si sia intromesso tra i due, adducendo che “Goran costa troppo, ci sono io gratis”.
Il rapporto padre-figlio è chiaramente sbilanciato, con il senior autoritario, affettuoso ma severo, che, se junior gioca male, gli rompe tutte le racchette ma gli usa l’amorevole cortesia di non utilizzare la schiena come punto d’urto; il padre-stratega, di ampie vedute e braccino corto, generale greco dalla personalità incontenibile che riduce di conseguenza l’animo del figlio a quello di un oplita senza armi e difese.
Ma c’è dell’altro: Novak Djokovic.
Le voci dei bene informati, un gruppo sociale leggendario che attecchisce ovunque vi sia un assembramento umano superiore alle dieci unità e che quindi anche a Belgrado può contare su una solida base logistica, assicurano che l’asso serbo, trasferitosi nell’Ellade, sia intenzionato a tramutarsi in asso greco e addirittura in asso ateniese; sarebbe una catastrofe per Stefanos, che dal sogno di diventare numero uno del mondo passerebbe alla meschina realtà di numero due del suo quartiere.
Dal suo attico nel cuore dell’Attica Nole, che pare (sempre i bene informati di Belgrado) abbia scelto la Grecia proprio per fare un dispetto a chi quasi lo stava battendo in finale a Parigi, sembra aver già avviato le pratiche per ottenere la cittadinanza e si sia accordato con Petros Tsitsipas per giocare in doppio negli Slam. C’è chi giura addirittura che, al colmo dello scherno, già parli del suo nuovo partner in campo come del “vero talento di casa Tsitsipas”. Orrore, Stefanos numero due della cameretta di casa sua!
Sarebbe ora di parlare di regali e dobbiamo confessarvi che inizialmente abbiamo pensato a elidere le virgolette anche per Apostolos, ma i regali doppi causano sempre imbarazzo e allora ecco cosa reperirà Tsitsi sotto il cipresso (sua scelta precisa) inghirlandato: un modulo stampato da internet (dono piuttosto miserabile, chiariamo che non siamo stati influenzati dalla propensione a spendere dello stratega pitocco quanto dal fatto che l’ospitata di Sabalenka in RAI ci ha svenato) per la richiesta di cittadinanza da presentare allo Stato oceanico di Tonga.
Dopo attenta analisi geopolitica, secondo noi è il posto del mondo dove è meno probabile la nascita di un grande talento tennistico; Tsitsi potrà così tornare numero uno del suo paese e ritrovare fiducia in sé stesso, questo gioverà al suo rovescio, che decollerà con rimbalzo interno alle righe del campo, e alle sue chance di essere portabandiera alle Olimpiadi. Con questo rinnovato entusiasmo, secondo noi, potrà addirittura sposare la bella Paola, mettendo fine al tira e molla sentimentale che gli affligge la prestazione tennistica. Auguri Ste’.
PS: in caso di fiori d’arancio, il nostro regalo di nozze sarà un modulo stampato da internet (ehm) per un contratto matrimoniale che preveda una clausola fondamentale: la rinuncia da parte della sposa all’acquisizione della cittadinanza dello sposo, così per evitare che un giorno non diventi lei la vera star sportiva di Tonga. Sennò poi quell’altro torna numero due e sai che pianti…
Jannik Sinner
Il regalo più difficile: cosa portare in dono al ragazzo perfetto, cui persino la capigliatura disordinata ha un senso e una geometria studiata, cui non manca, almeno apparentemente, alcunché, che non ha bisogno di parlare, di scusarsi o di attaccare, ma soltanto di affermare la propria posizione, sempre inappellabile, e di volare alto e al di sopra di ogni tipo di commento o di critica? Quando ci stavamo rassegnando a cercare una cravatta in tinta con la zazzera o un chilo di carote per un banalissimo riferimento ai suoi tifosi, ci siamo dati una ulteriore possibilità e abbiamo cercato in ogni articolo che avesse come oggetto la sua vita, la sua infanzia, alla ricerca di uno spunto, di una scintilla. E abbiamo trovato.
La chiave per l’individuazione del regalo adatto per il nostro campione risiede nel rapporto con i genitori e in particolare con la mamma. Per sommi capi, la storia di Jannik è quella di un bambino già perfetto che ama lo sport e si avvicina alle gare sugli sci, come è naturale per ogni ragazzo o ragazza altoatesini. Sinner è dotato, la sua sciata lascia la scia, non manca di ambizione e presto dice alla mamma: “da grande voglio essere uno sciatore professionista”. I genitori approvano e, come il campione ha più volte detto, lo lasciano libero nelle scelte assicurandogli massimo sostegno.
La mamma non manca però di ammonirlo: “ricorda Jannik che la vita dello sciatore professionista è fatta di rinunce”. Jannik rimane colpito dalla frase e annuisce serio: “non me lo dimenticherò”, pensa fra sé e sé. Il tempo passa e al giovane Sinner capita di imbattersi nel tennis e l’incontro è folgorante: per il ragazzino la racchetta è il nuovo compagno di giochi, i colpi partono fluidissimi e Jannik corre da mamma e papà per confessare il nuovo desiderio: “da grande voglio essere un tennista professionista”. I genitori non battono ciglio nemmeno questa volta e la mamma tiene a ricordargli: “ricorda Jannik che la vita del tennista professionista è fatta di rinunce”.
Sinner giunge così alla soglia dei vent’anni ed è già più di una promessa; tutti parlano di lui come del futuro numero uno del tennis e anche gli emissari del CONI vanno a trovarlo a casa per parlargli delle Olimpiadi di Tokyo, dove sarà tra i selezionati. “Allora Jannik, per la convocazione alle Olimpiadi cosa fai?”. “Rinuncio!” risponde pronto Sinner. Lui è così celere nel cercare lo sguardo approvatore della mamma che Siglinde non trova la forza per deludere il figlio spiegandogli che c’è stato un fraintendimento, non ha il cuore per deludere il ragazzo, e da lì le rinunce si rincorrono: Coppa Davis, Sanremo, Sergio Mattarella, niente e nessuno riesce a evitarle. Fioccano le polemiche a ogni rinuncia ma Jannik si sente dalla parte giusta.
Infatti, lo è, ma anche noi lo siamo con questa idea-regalo dalla praticità sensazionale: un giorno da trascorrere all’Accettazione del CUP di Bolzano! D’accordo con l’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige, Sinner siederà per un intero giorno oltre lo sportello, pronto a incontrare i pazienti, a sorridere, a parlare e fare nuovi amici, a dare informazioni, a controllare tessere sanitarie e documenti d’identità, a leggere ricette mediche, a bere il caffè delle macchinette durante le pause e ad accettare, accettare, accettare, accettare, accettare, accettare, accettare. È prevista la produzione di un timbro ad hoc, dalla impugnatura anatomica studiata appositamente dal suo sponsor tecnico (gli ultimi soldi del budget…) con la scritta ACCETTATO.
Con questo regalo cresceranno la popolarità del campione e, quel che più conta, la sua familiarità con il verbo accettare, perché Cobolli e Berrettini sono stati fantastici ma per il prossimo anno vorremmo evitare il passaggio dei sette matchpoint da annullare…

