Coppa Davis, Lehecka: “Ora siamo leggermente favoriti, non avere Alcaraz rende la storia diversa”
L’assenza di Carlos Alcaraz ha ridisegnato l’equilibrio dei quarti di finale tra Spagna e Repubblica Ceca. Nel giro di poche ore, in quel di Bologna, l’intera narrativa è cambiata. Da sfida in salita per i cechi a occasione concreta di spiccare, grazie anche alla crescita del trio di punta, tutto sotto i 25 anni e stabilmente nella top 35. A guidare il gruppo c’è Jiri Lehecka. A 24 anni, il nativo di Mlada Boleslav si è ritagliato un posto stabile nell’élite del tennis mondiale. La combinazione di potenza, qualità nei pressi della rete e capacità di trovare vincenti da zone difficili del campo gli ha permesso di salire nella top 20 (attualmente è numero 17 del mondo) e di presentarsi in Coppa Davis come uno dei leader tecnici della squadra.
Lehecka: “La mia preparazione non è cambiata affatto”
Proprio questo ruolo si fa ancora più centrale dopo il forfait di Alcaraz. Lehecka, infatti, sa che per ranking e responsabilità, su di lui ricadrà il peso del primo punto nella sfida contro un avversario teoricamente inferiore in classifica. Tuttavia, assicura che non c’è stato alcuno stravolgimento nella sua routine. “È chiaro che abbiamo visto questo cambiamento. La differenza è sicuramente significativa rispetto alla squadra spagnola. Per me, personalmente, la mia preparazione non è cambiata affatto. Sappiamo cosa dobbiamo fare, so come devo prepararmi, ma è chiaro che alcune cose vengono fatte in modo diverso. Le ore che trascorro sul campo, l’impegno che metto, tutto questo rimane lo stesso”, ha raccontato al sito iberico Punto de Break, sottolineando come il lavoro quotidiano resti la base di tutto.
Molti analisti, del resto, hanno iniziato a indicare la Repubblica Ceca come favorita, un ribaltamento sorprendente rispetto alle previsioni delle ultime settimane. Lehecka, però, pur riconoscendo che lo scenario è cambiato, respinge l’idea di una sfida già segnata. “Sapevamo tutti che per una squadra come la Spagna, non avere Alcaraz rende la storia diversa. Su questo siamo tutti d’accordo. Tuttavia, credo che non si possa parlare di favoriti o sfavoriti”, ha spiegato.
E ha ribadito il concetto con ancor più decisione: “Sulla carta, forse, ora siamo leggermente favoriti, ma in Coppa Davis questo non importa. È una competizione unica in cui queste differenze non hanno alcun peso. Per noi, la cosa più importante è sentirci a nostro agio in campo, poter dare il massimo e non pensare a chi c’è dall’altra parte della rete, solo giocare bene. È così che possiamo aiutare al meglio la squadra”.
Il nuovo corso Berdych: una guida vicina, energica e credibile
Il 2025 ha segnato anche un passaggio storico per la Repubblica Ceca. Dopo più di vent’anni, Jaroslav Navratil ha lasciato il ruolo di capitano, consegnandolo a Tomas Berdych, l’ultima grande icona nazionale e protagonista dei trionfi del 2012 e 2013. Sotto la sua direzione, la squadra ha affrontato due confronti durissimi, compreso un duello logorante contro gli Stati Uniti. L’effetto Berdych si è visto subito, e Lehecka parla del suo capitano con entusiasmo e riconoscenza.
“Penso che tutta la squadra sia felice di avere Tomas al nostro fianco. Grazie alla sua età, è più vicino a noi e capisce perfettamente il tennis che si gioca nel circuito in questo momento; non è poi così diverso da quando giocava lui. In questo caso, la sua esperienza in Coppa Davis come giocatore ci aiuta molto, soprattutto per quanto riguarda come ci sentiamo, le decisioni che prendiamo in campo, come affrontiamo e prepariamo un incontro, come ci comportiamo durante l’anno, perché l’ha vissuto in prima persona, durante la sua carriera, e penso che quell’esperienza sia inestimabile”.
Secondo Lehecka, il rapporto tra capitano e squadra funziona anche perché il gruppo è maturato. “Inoltre, penso che ora siamo tutti più maturi, abbiamo più esperienza, non è il nostro primo anno nel tour, e anche questo è fantastico per lui, perché sa che non siamo esordienti e non è la nostra prima volta tra i primi 40 o che giochiamo la Coppa Davis. Anche questo lo aiuta: ci tratta come giocatori che sono sulla strada per diventare completi, perché non direi che siamo ancora completi, ma ci stiamo arrivando. Ha anche vinto due Coppe Davis da giocatore, quindi quell’esperienza, unita a tutto il resto, costituisce una combinazione vincente. Finora sta funzionando davvero bene: è fantastico averlo al mio fianco”.
Verso il 2026, ma senza fare salti in avanti
Il 2025 di Lehecka è stato un anno di picchi importanti — titolo a Brisbane, finali al Queen’s e Bruxelles, quarti allo US Open — alternati a fasi meno brillanti. La Coppa Davis potrebbe rappresentare una spinta per chiudere bene la stagione in corso e iniziare il 2026 nel modo migliore, ma lui non vuole collegare troppo le due cose.
“Concludere la stagione in bellezza, che si tratti di tornei o di Coppa Davis, aiuta sicuramente a partire bene l’anno prossimo. Sarebbe fantastico, sì, ma non mi piace guardare troppo avanti. Siamo qui, concentrati sulla prossima partita; questo è il nostro obiettivo principale. Abbiamo fatto tutti un ottimo lavoro nelle ultime due partite di Coppa Davis. Credo che i nostri risultati qui non dipenderanno da come ci sentiremo la prossima stagione. La Coppa Davis si ripete ogni anno e sarebbe fantastico ottenere un risultato positivo, ma anche se le cose non andassero come vogliamo, penso che saremo in grado di prepararci bene per il 2026”.
Insomma, la Repubblica Ceca arriva a questo quarto di finale con una miscela davvero interessante: talento giovane, un leader ormai maturo e un capitano che conosce la Coppa Davis come pochi. Il resto lo dirà il campo, contro una Spagna che non rinuncia al suo entusiasmo nonostante l’assenza del suo fuoriclasse.

