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ATP Finals, Vagnozzi e Cahill: “L’Australian Open la conferma, Wimbledon il sogno, le Finals per andare in vacanza!”

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Alla fine di una delle serate più intense dell’anno, mentre l’Inalpi Arena ancora vibra per la vittoria che aspettava, tocca a Darren Cahill e Simone Vagnozzi mettere ordine nell’adrenalina. Sinner ha appena battuto Alcaraz nella finale del Masters, 7-6 7-5 in poco più di due ore di lotta verticale. E loro, i due architetti, o se preferite ingegneri del successo, sorridono larghi ma parlano lucidi. È il racconto dal lato del team: emozione, lavoro, correzioni chirurgiche e quello sguardo lungo che ormai è diventato un marchio di fabbrica.

“Un match emotivamente enorme”, Vagnozzi apre il sipario

È stato un match molto emozionante” attacca Vagnozzi, che non nasconde quanto la partita sia stata una montagna russa. “Tutti e due hanno avuto momenti di grande tennis, e momenti con qualche errore. Ma Jannik ha sempre combattuto, sempre con la faccia giusta. Anche quando era sotto nel secondo set, io credevo potesse cambiare tutto”.
Il coach marchigiano parla con un orgoglio che è anche autocritica costruttiva: “Ci sono aspetti che possiamo migliorare, anche dopo una vittoria così. Ma siamo davvero felici di come abbiamo chiuso la stagione, con tre risultati incredibili di fila. Siamo carichi per l’anno prossimo”.

New York come chiave di volta: “Il servizio andava cambiato in fretta”

Se c’è un prima e un dopo nella stagione, per il team è la finale dello US Open. Lì hanno visto qualcosa che non funzionava più del tutto. Lì è iniziato il lavoro.
Dopo New York abbiamo cambiato tante cose, soprattutto nel servizio” spiega Vagnozzi. “Abbiamo modificato la motion, il ritmo. Jannik è stato incredibile nel capire e adattarsi. Da Shanghai in poi ha servito benissimo. Oggi nel secondo set ha faticato, anche perché Carlos ha cambiato posizione in risposta, gli ha “sporcato” un po’ le certezze”.
E poi: “Abbiamo introdotto nuove tattiche… ma non vi dirò quali” sorride. “Il nostro obiettivo però è chiaro: far sì che Jannik sia sempre più aggressivo durante i match”.

Cahill: “Il primo colpo è tutto. E Jannik ora fa male subito”

L’australiano entra nel cuore della questione con il pragmatismo di chi ha visto Federer, Nadal, Djokovic da vicino.
Il primo colpo dopo il servizio è il più importante. L’unico tiro su cui hai totale controllo è il servizio. Negli ultimi quattro, cinque settimane, Simone e Jannik hanno fatto un lavoro incredibile nel trovare ritmo e velocità. Non è solo percentuale: ha aumentato i chilometri orari e si è avvicinato alla riga. Più punti gratis, più pressione”.
E sulla risposta: “Dipende dall’avversario, certo. Ma il motivo per cui Carlos e Jannik sono così difficili da affrontare è che non ti lasciano respirare. Ti tengono cinque minuti a servire, poi in 40 secondi ti rimettono sotto pressione. Proprio come Roger ai tempi migliori”.
La cosa che più entusiasma Cahill, però, è un’altra: “Jannik può migliorare ancora tanto. Soprattutto nella risposta. Per noi è stimolante. L’obiettivo è farlo giocare il suo miglior tennis non ora, ma a 28-29 anni. Questa è solo la base”.

Il rispetto per Alcaraz, e il sorriso in campo

L’australiano si concede anche un passaggio più umano: “Carlos nel 2025 è stato incredibile. Gli ho scritto l’altra sera quando ha preso il n.1. È un ragazzo speciale. Anche oggi, nel mezzo della battaglia, ha sorriso dopo un backhand down the line di Jannik. Serve un atleta unico per farlo”.
Sulla questione della sua conferma nel team, Cahill non dribbla: “Non abbiamo parlato ancora, davvero”. Sorriso, pausa, nessuna porta chiusa.

Il tema superfici: obiettivo migliorare sulla terra

Cahill chiarisce anche un concetto tecnico spesso frainteso:
Le superfici non sono tutte uguali. Indian Wells è lentissima, Cincinnati è velocissima. Le differenze ci sono eccome. Forse si potrebbe uniformare un po’ la qualità delle palle, come fanno in Australia. Ma Jannik può giocare bene ovunque: lento, veloce, medio. Sulla terra dovremo lavorare molto: sarà il nostro grande obiettivo del 2026”. Vagnozzi annuisce e conferma il plan per l’off season: “Siamo già concentrati sulla prossima stagione; andremo prima a Dubai, poi Montecarlo“.

Tra Roma, Wimbledon e New York: “Dovevamo rimettere tutto alle spalle”

Simone torna anche sul percorso emotivo dell’anno. “Avevamo un conto aperto dopo Roma. Stasera lui si è buttato a terra: non lo fa mai, segno dell’importanza della partita. Melbourne è stata la conferma, Wimbledon il sogno di tutti. Forse siamo arrivati scarichi a New York anche per questo”.
Poi il presente: “Questo è il modo migliore di andare in vacanza. Quello che è successo è successo. Siamo ripartiti e ci siamo concentrati solo sul campo. Io sono un allenatore a cui piace costruire, non gestire. Non so per quanti anni saremo con Jannik, ma l’obiettivo è dargli tutto per diventare un giocatore sempre migliore”.
E sul rituale delle scommesse o promesse, dopo quelle note di Wimbledon, Cahill chiude divertito:
Nessuna scommessa. Siamo andati sul sicuro”.

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