Record dopo record, Vacherot non si ferma più: il monegasco può fare un favore a Musetti
È inutile girarci intorno, quella di Valelentin Vacherot è la storia più bella del 2025 tennistico. La recente scalata del nativo di Roquebrune-Cap-Martin ricorda quella dei pionieri dell’alpinismo, quando nel secolo scorso i vari Buhl, Bonatti e Messner conquistavano le vette del mondo partendo dai piedi delle stesse. Un po’ come ha fatto lo stesso Valentin, che prima della sua straordinaria corsa a Shanghai era classificato al numero 204, con un solo successo a livello ATP, e adesso, a distanza di appena un mese, si ritrova numero 30 del mondo nella classifica LIVE.
“Prima che mi infortunassi ero classificato intorno al n. 110. C’erano molti punti da difendere, quindi sono sceso in classifica... Forse quello che era anormale era essere n. 204. Sapevo di poter giocare meglio. Non ci ho pensato troppo, sapevo che il mio livello era più vicino ai primi 100 e che potevo entrare tra i primi 50 piuttosto che restare intorno al 200″, ha raccontato Vacherot nel post partita contro Norrie.
I numeri che il classe 1998 ha messo assieme nell’ultimo periodo sono a dir poco sensazionali. La sua percentuale di vittorie negli eventi Masters 1000 è del 78.6% – con almeno 10 partite giocate – il che lo colloca clamorosamente terzo all-time dietro a due mostri sacri come Nadal (82.0%) e Djokovic (81.5%) e davanti a Federer (77.9%) e Alcaraz (77.8%). E non è tutto: perché Vacherot è diventato solo il secondo giocatore fuori dalla top 20 a ottenere più di 10 vittorie consecutive in tornei 1000 dopo David Nalbandian (che ci riuscì tra Madrid e Parigi nel 2007).
Incredibile per qualcuno che fino a un mese fa aveva ottenuto successi solo nei circuiti minori, prima l’ITF e poi il Challenger, con 11 tornei in bacheca in tutto. La cosa che stupisce è che a livello Slam Valentin non ha ancora vinto una partita – l’unica in tabellone principale al Roland Garros, sconfitto da Fokina – e a Melbourne potrebbe addirittura presentarsi da testa di serie.
Il resto è cosa nota: nel 2016, a 18 anni, decise di trasferirsi negli Stati Uniti, per studiare e giocare a tennis alla Texas A&M University grazie a una borsa di studio, alla stregua del suo cugino più grande, Rinderknech (le due madri sono sorelle, ma Rinderknech è francese di nazionalità). Rimase in Texas per quattro anni. Poi tanta gavetta a livello universitario fino all’ascesa a livello ATP di quest’anno – prima di Shanghai, nei Masters 1000 aveva giocato solo qualche partita al torneo di Montecarlo.
La lista delle teste di serie cadute per mano del monegasco nelle ultime tre settimane fa tremare i polsi: Bublik, Machac, Griekspoor, Rune, Djokovic e il ceco Lehecka. Restando al presente, se dovesse riuscirgli l’accoppiata Shangai-Parigi – cosa costa sognare? – riuscirebbe in un’impresa in cui nemmeno Federer, Nadal, Sinner e Alcaraz (per il momento) sono riusciti.
Come detto in precedenza, quella contro il britannico Norrie è stata la decima vittoria consecutiva in un ATP Masters 1000 per monegasco. Ora si trova con un bilancio di 10-2 nei match contro giocatori classificati in Top 50, ma lui non si sbilancia poi tanto. “E’ stata una grande prestazione perché anche se ieri avevo battuto Lehecka, oggi Cameron si è rivelato un avversario davvero tosto: mi ha fatto colpire moltissime palle e correre tanto – ha dichiarato Vacherot a fine partita – Dovevo essere aggressivo per provare a vincere e sono davvero orgoglioso di come sono a riuscito a gestire i momenti chiave del match e adesso guardiamo avanti”.
Già, guardare avanti, possibilmente con un occhio di riguardo per l’Italia. Il destino del monegasco infatti si intreccia con quello di Musetti, monegasco a sua volta ma solo di residenza, impegnato in un testa a testa con il canadese Auger-Aliassime per l’ultimo posto valido per le Nitto ATP Finals. Qualora Vacherot riuscisse a sconfiggere il canadese nei quarti di Parigi permetterebbe a Lorenzo di avere la quasi certezza della qualificazione per Torino, a patto che nessuno tra Medvedev, Bublik e Davidovich Fokina vinca il torneo.
È strano come una settimana possa cambiarti la vita, così come la percezione che gli altri hanno di te. Valentin lo ha provato sulla sua pelle dopo il titolo a Shanghai: “Ora posso avere contatti con giocatori che prima guardavo solo in TV e adesso li vedo negli spogliatoi, durante il riscaldamento, durante gli allenamenti. È tutto molto positivo. Mi piace osservarli e imparare da loro. Ho ancora tanto da imparare, ovviamente. Molti giocatori mi hanno detto: “Congratulazioni per la vittoria a Shanghai.” È fantastico”.
La sua storia è un monito, un messaggio per chi viene dal basso, per chi ha la stoffa di mettersi in gioco e provare a spingersi oltre i proprio limiti.Come i pionieri dell’alpinismo di qui sopra, che hanno scritto storie che prima di loro nessuno aveva immaginato. “In ogni momento, tutto è possibile nel tennis. Ma no, ovviamente non mi sarei mai aspettato questo percorso. È una buona cosa che continui ad andare avanti qui, forse mi sto divertendo ancora più che a Shanghai”. La favola non si ferma, Valentin continua a sognare

