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Cinque sorprese (più una): le clamorose sconfitte di Carlos Alcaraz, da New York a Parigi

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È arrivata inaspettata la sconfitta di Carlos Alcaraz, all’esordio del Rolex Paris Masters, riaprendo i giochi, che sembrano chiusi, per il numero 1 del mondo. Il più classico dei fulmini a ciel sereno che riapre una partita chiusa: Jannik Sinner ha ora la certezza di poter tornare in vetta già questa settimana. Lo spagnolo si arrende in 4-6 6-3 6-4 al britannico Cameron Norrie, autore di un match pressoché perfetto, ha restituito una prospettiva inattesa a una stagione che sembrava già scritta.
È un risultato che scuote il torneo e, più in generale, il finale dell’anno. Perché scombina le tessere di un mosaico che sembrava già composto e perché, soprattutto, la sensazione di invulnerabilità che aveva accompagnato il suo tennis da quel caldo pomeriggio di inizio estate parigina in poi (Wimbledon a parte ovviamente…) viene improvvisamente incrinata da un avversario che, con ordine e coraggio, ha ribaltato il copione.
Norrie, preciso e disciplinato, ha saputo smontare il tennis esplosivo del murciano, costringendolo a lunghi scambi, sfruttando la lentezza della superficie e un servizio impeccabile nei momenti chiave. Dall’altra parte, Alcaraz è sembrato scarico, meno lucido del solito nei punti importanti, come se avesse lasciato la testa da un’altra parte. Distratto o forse solo stanco. 
Non è la prima volta. Perché, nonostante i suoi 22 anni e un palmarès già da campione affermato, Carlos Alcaraz ha conosciuto sconfitte tanto sorprendenti quanto formative. Quattro più una, per la precisione: quattro autentiche sorprese, più una partita “bonus” che resta tra le più simboliche della sua pur giovane carriera.

1. US Open 2024 – L’incubo chiamato Botic van de Zandschulp

“The big surprise!” titolarono i siti americani quella notte. L’ultimo match della quarta giornata dello US Open 2024 si trasformò nella notizia più clamorosa del torneo: Carlos Alcaraz fuori al secondo turno, travolto in tre set dal numero 74 del mondo, Botic van de Zandschulp, 6-1 7-5 6-4 in poco più di due ore.
Punteggio e timing non mentirono: non c’erano attenuanti. L’olandese giocò la partita perfetta, servendo con precisione chirurgica e colpendo ogni palla come se non avesse nulla da perdere. Alcaraz, invece, incappò in una serata fallosissima: oltre 50 gratuiti, poca lucidità tattica e nessuna alternativa quando il suo tennis esplosivo non bastava più.
Una sconfitta che fece rumore non solo per la precocità dell’uscita, ma anche per il momento in cui arrivò: pochi mesi dopo aver vinto Roland Garros e Wimbledon, Alcaraz sembrava destinato a dominare anche all’ombra della Statua della Libertà. Quella notte di New York, invece, mostrò che anche i più solidi in stagione hanno un punto di rottura.

2. Rogers Cup 2023 – Toronto e la rabbia contro sé stesso

C’è stata una sera in cui Tommy Paul fu la bestia nera di Carlos Alcaraz. Era agosto a Toronto nel 2023: lo spagnolo, irriconoscibile, perse 3-6 6-4 3-6, cedendo il servizio al primo gioco e non ritrovandosi più.
Il match si ricordò anche per una scena inusuale: sul 5-3 per Paul nel primo set, Alcaraz commise un doppio fallo e scagliò la racchetta a terra, frustrato, urlando verso sé stesso: “Non posso giocare così male, non posso!”
Un gesto di rabbia e vulnerabilità che raccontò molto più del punteggio. Era il periodo in cui, reduce dal primo trionfo di Wimbledon, Alcaraz sembrava ingiocabile. Quella caduta canadese, arrivata dopo settimane di trionfi, riportò il suo tennis alla dimensione umana: un ragazzo di vent’anni che poteva ancora perdersi nel labirinto delle aspettative.

3. Miami 2025 – La rimonta di Goffin e la notte delle 42 stecche

Certe volte le sconfitte hanno un valore pedagogico. Miami 2025 ne è l’esempio perfetto. Alcaraz, campione uscente, cadde all’esordio contro David Goffin, 5-7 6-4 6-3, dopo una rimonta spettacolare del belga.
È una delle partite più stonate del suo 2025: 42 errori non forzati, difficoltà al servizio e poca reattività nei momenti chiave. Dopo un primo set dominato, Alcaraz si spense di colpo, lasciando il campo a un Goffin ritrovato, preciso come ai tempi d’oro.
Eppure, quella battuta d’arresto segnò anche l’inizio di un nuovo capitolo: dopo qualche settimana di pausa e riflessione, Alcaraz tornò a vincere a Parigi , il Roland Garros e poi a New York, mostrando la capacità di rialzarsi che distingue i grandi dai talentuosi. Una sconfitta che, a posteriori, ha avuto il sapore dell’insegnamento e forse, della rinascita di una stagione che avrebbe potuto prendere strade inattese.

4. Astana Open 2022 – Il ritorno post-trionfo e il tabù Goffin

È la prima, vera, caduta della carriera da numero 1. Alcaraz arriva ad Astana nel 2022 dopo il trionfo allo US Open che lo ha incoronato il più giovane leader del ranking ATP nella storia. Al debutto, trova David Goffin, lucky loser ripescato dalle qualificazioni. E finisce 7-5 6-3 per il belga.
Una doccia gelata, che riporta il ragazzo di Murcia con i piedi per terra.
Quel giorno Alcaraz appare scarico, impreciso, forse appagato. Chiuse con appena il 48% dei punti vinti con la prima e 34 errori gratuiti. Il suo tennis, brillante e rischioso, sembra soffrire la transizione post-slam. Ma anche questa volta la caduta diventa lezione: da lì in avanti, Carlos iniziò a capire come gestire al meglio il proprio corpo e le energie di una stagione infinita.

Bonus – Australian Open 2022: la lezione di Berrettini

Quattro sorprese più una.
Perché quella contro Matteo Berrettini, agli Australian Open 2022, non fu propriamente una “caduta clamorosa”, ma una partita simbolo, una fotografia del giocatore che sarebbe diventato, ma soprattutto mostrò al mondo l’orgoglio di un giocatore che ai tempi era il portabandiera del tennis tricolore.
Fu un incontro lungo 250 minuti, una maratona di nervi e colpi pesanti. Berrettini vinse in cinque set, aggrappandosi al servizio e alla sua solidità mentale, mentre Alcaraz, ancora diciottenne, alternava lampi e blackout.
Nel finale, il romano restò in piedi con l’esperienza, lo spagnolo cadde per inesperienza. Quella sconfitta, ancora oggi l’unica partita persa al quinto dallo spagnolo, segnò il passo per Alcaraz che forse capì, nonostante le aspettative, quanto fosse la distanza ancora dai più forti, stabilendo quanto le gerarchie nel tennis contino. Però da quel giorno Alcaraz non smise più di crescere: nel giro di pochi mesi avrebbe conquistato New York e il numero 1 del mondo.

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