ATP Parigi, riecco Dimitrov: “Sono stato sorprendentemente forte, ho cercato il bello in questo stop”
Lo avevamo lasciato sul Campo Centrale di Wimbledon in lacrime per un infortunio che lo aveva costretto al ritiro in vantaggio di due set su Jannik Sinner agli ottavi di finale. E avevamo temuto il peggio per il prosieguo della sua carriera. Perché Grigor Dimitrov ha 34 anni e, anche se convivrà per sempre con l’etichetta di “Baby Federer”, è già avviato verso l’ultima tappa della sua vita sportiva. Il problema al pettorale e il conseguente intervento chirurgico hanno rischiato di accelerare queste fasi. Eppure l’ex numero 3 del mondo non tradisce in nessun momento quella tranquillità che va esibendo a parole. Anzi, prende tutti in contropiede asserendo che quella pausa dal tennis, seppur forzata, sia stata positiva. Come raccolto da “The Tennis Sweet Spot”, quel momento per Dimitrov: “È stato molto bello, a dire la verità. Stare lontano dal tennis per un po’ mi ha fatto bene. Sono passati tre mesi e ho trascorso un’estate fantastica. Finalmente sono stato a casa per l’estate per la prima volta in credo vent’anni. Mi sono davvero goduto quel periodo, sinceramente”.
Poi aggiunge altri dettagli circa le sue giornate e il tentativo di staccare completamente dal tennis, seguendo il minimo indispensabile: “Cercavo anche di essere completamente disconnesso. Penso che sia stato un momento molto importante per me. Dopo così tanti anni è successo qualcosa del genere e ho dovuto spingermi e mettermi in una condizione in cui potessi davvero lasciar andare. Alla fine, andava bene. Va bene essere infortunati, va bene non giocare ogni settimana. Andava tutto bene. Sono felice, davvero, molto felice di essere tornato”.
Dichiarazioni che potremmo incanalare nel solco scavato da quello che è il “secondo caso Rune” – Michelangelo Sottili ve ne parla qui – scoppiato in seguito ad alcune frasi pronunciate durante il podcast “Schiaffo al volo” circa il grave infortunio occorso al danese, che hanno scatenato la reazione, tra gli altri, di Matteo Berrettini. Certo, Holger ha 22 anni e tutto da perdere – e anche tutto da dimostrare, verrebbe da dire – mentre Dimitrov sa di doversi godere gli ultimi capitoli della carriera, che cercherà di scrivere di suo pugno. Non poteva accettare che fosse un infortunio a farlo al suo posto.
Il ritorno atteso per il 2026 e la forza mentale, Dimitrov: “Sono stato sorprendentemente forte”
Dimitrov si appresta a tornare in campo sul cemento della Defense Arena di Parigi, nuovo palcoscenico dell’ultimo Master 1000 della stagione. Dopo tre mesi a inaugurare il nuovo corso sportivo del bulgaro sarà Giovanni Mpetshi Perricard. Una prova mica da poco per testarsi e testare il fisico. Inizialmente la ripresa dell’attività agonistica era prevista per il 2026. Anche se Grigor sottolinea come non abbia voluto sentire previsioni, basandosi solamente sulle proprie sensazioni.
“Il piano era di tornare quando mi sarei sentito pronto. Penso che anche come squadra, insieme al mio team medico, fossimo tutti d’accordo sul fatto di non stabilire alcuna tempistica” spiega. Tra l’altro, in questi mesi lontano dal campo, tanto è cambiato per l’ex numero 3 del mondo. A partire dall’addio a Jaime Delgado dopo quasi tre anni, accasatosi poi alla corte di Jack Draper.
“Non ero nemmeno sicuro che sarei venuto qui, ma volevamo semplicemente fare la riabilitazione, fare tutto ciò che doveva essere fatto. Allenarmi… Sentire di essere in grado di competere con gli altri ragazzi… Ma non solo fisicamente, anche mentalmente” puntualizza. “Ero pronto a ricominciare, perché quel continuo fermarsi e ripartire non è stato facile per me: la riabilitazione è durata quattro o cinque settimane, poi ho dovuto fermarmi per un’altra settimana. Quindi continuavo a fare questi cicli, senza sapere quale sarebbe stata la settimana in cui avrei potuto davvero tornare. Nelle ultime, direi, tre o quattro settimane, sono riuscito a essere molto costante in campo e, alla fine, a sentirmi in grado di uscire e giocare. Ed è proprio questo ciò che voglio in questo momento”.
Lo scenario della riabilitazione sono state le strutture della Mouratoglou Academy, dove Dimitrov ha potuto testare spalla e pettorale, che hanno retto alla grande i carichi di lavoro. Pur non allenandosi e giocando ancora completamente libero dal dolore, Grigor è soddisfatto dalle risposte ottenute dal proprio fisico. Ma ancora di più lo è da come ha reagito mentalmente.
“È andata bene, sono stato sorprendentemente forte. Non l’ho vista come una cosa negativa. Certo, ci sono molti punti interrogativi, molti dubbi, ma questo è normale” dichiara, confessando come e quanto abbia lavorato su se stesso.
“Dire che è andato tutto liscio, penso non sarebbe giusto e non credo sarebbe accurato, ma sento di sapere come affrontare queste situazioni — non solo gli infortuni, ma anche dal punto di vista mentale. E sono davvero riuscito a guardarmi dentro, a esplorare me stesso e a staccare completamente dallo sport, cosa che ti dà quasi una prospettiva esterna, come se ti osservassi in terza persona. Potevo vedermi, parlarmi, giudicarmi in modo molto diverso, senza avere alcuna aspettativa su ciò che lo sport richiede da me, dai miei tifosi, da tutto. In senso positivo, tutto questo è un po’ svanito per un periodo, e penso che sia stata una fase molto salutare”.
Grigor ha cercato di non pensare al peggio, di allontanare dalla sua mente ogni dubbio che di tanto in tanto affiorava a minare quella tranquillità che a fatica è andato costruendo. Perché alla fine ciò che conta è darsi l’opportunità di tornare, di decidere quando è il momento di dire basta.
“Certo, non è mai facile. Penso che, mentalmente, anche se mi sentivo forte, ci sono stati momenti e situazioni — e ci sono ancora, ovviamente — in cui emergono dei dubbi: sarò al 100%? Riuscirò ancora a vincere delle partite? Non puoi mai saperlo. Ma la cosa migliore e più importante è darsi al 100% la possibilità di riuscirci, e questo è tutto ciò su cui mi sono concentrato”.
Dimitrov: “Ho sentito tutto il sostegno, quando la paura era tanta. L’infortunio di Rune? Difficile darsi risposte”
I momenti difficili non sono certo mancati e Dimitrov non vuole nascondere la paura che ha provato, soprattutto pensando di non poter tornare a esprimersi come pre infortunio, “soprattutto in una zona come quella — la spalla è una delle parti che uso di più, e anche come giocatore con il rovescio a una mano” spiega. “Quindi ovviamente a un certo punto mi sono chiesto: “Riuscirò mai a farlo di nuovo?” Per fortuna, sono riuscito ad avere una risposta abbastanza presto, diciamo entro una settimana. Ma ovviamente, in momenti così, provi paura. È un sentimento del tutto umano, e sono riuscito a metterlo alle spalle molto rapidamente”.
A sostenerlo nelle criticità più grandi è stata l’immensa ondata d’affetto da parte di tutto l’universo tennistico. “Ho davvero sentito tanto affetto, in una misura quasi sorprendente, potremmo dire. Ancora una volta, durante tutta la mia carriera, mi sono sempre sentito estremamente fortunato ad avere dei sostenitori così straordinari. E anche da parte dei giocatori, naturalmente, dei fan, dai giudici— di tutte le persone che mi hanno circondato per così tanti anni — tutto questo ha significato moltissimo per me. L’ho davvero apprezzato, fino al punto in cui non trovavo nemmeno le parole per esprimere quanto fossi grato e riconoscente per tutto ciò. L’ho sentito davvero, quel sostegno, e credo che anche questo mi abbia aiutato a tornare”. Subito aggiunge: “E poi, voglio tornare — e questo è un altro ottimo motivo”.
Inevitabile è la domanda sull’infortunio di Holger Rune, che lo terrà lontano dai campi per svariati mesi. I problemi fisici sono sempre più frequenti, ma Dimitrov fatica a darsi delle risposte circa le cause scatenanti. Anche se, sottolinea il bulgaro, il calendario sempre più affollato – e dal 2028 lo sarà ancora di più – sicuramente non aiuta.
“Credetemi, tutte le mie forze in questi mesi sono servite a non pormi quella domanda, perché è molto difficile ottenere una risposta. Molto, molto difficile. Penso che sappiamo tutti cosa abbiamo davanti durante l’anno — il numero di tornei, di giorni, di settimane. Quindi corriamo comunque quel rischio. Potrebbe essere sfortuna? Sì. Potrebbe dipendere dal calendario? Sì. Potrebbe essere una preparazione insufficiente? Anche sì. Ma non lo sapremo mai davvero. Quindi, sprecare energia ponendosi domande a cui non potremo mai dare una vera risposta almeno per me, non volevo più passarci attraverso, perché sapevo che non avrei mai trovato la risposta”.
Il doppio insieme a Mahut, all’ultimo torneo della carriera, Dimitrov: “Ci divertiremo”
Infine, le ultime parole sono riservate all’inedito doppio insieme a Nicolas Mahut, all’ultimo torneo prima del ritiro. Insomma, Dimitrov vuole testarsi per bene, con un doppio impegno.
“Ci conosciamo da tantissimi anni; […] Penso si possa dire senza esitazione che ha avuto una carriera magnifica, quindi per me è davvero un onore giocare con lui qui. Spero di non deluderlo! Spero di essere pronto per questo, ma ci divertiamo sempre in campo, e mi piace il modo in cui funzioniamo insieme sul campo, quindi sarà sicuramente molto divertente per me. Abbiamo sempre voluto giocare insieme da qualche parte, e penso che adesso sia stato lui a farsi avanti chiaramente. Io non ero sicuro di poter giocare il doppio, ma con il modo in cui mi stavo allenando non potevo dirglielo con certezza prima. Negli ultimi giorni, però, abbiamo unito le forze, quindi speriamo di riuscire a regalare qualcosa di bello al pubblico di casa”.
Grigor accompagnerà Mahut nell’ultima riga della sua carriera tennistica, proprio mentre lui inizia un nuovo capitolo della sua.

