Atp 500 Basilea 2025, Vacherot ko con Fritz: il monegasco è out, ma i segnali sono ottimi
Valentin Vacherot ha incantato il mondo del tennis per due settimane. È partito da numero 204 del mondo e come alternate nelle qualificazioni del Masters 1000 di Shanghai, ha finito per essere il campione della rassegna cinese e diventare numero 40 del mondo. Il monegasco ha dovuto ridisegnare il proprio finale di stagione, si è cancellato dai Challenger in Estremo Oriente nei quali era iscritto e ha accettato le wildcard che gli sono state concesse all’ATP di Basilea e al Masters 1000 di Parigi, che in questa stagione si giocherà per la prima volta a La Defénse Arena della capitale francese.
Vacherot ha fatto il suo esordio nell’ATP 500 svizzero e il sorteggio non è stato di certo benevolo considerato che ha pescato la testa di serie n.1 del torneo Taylor Fritz. Un po’ di sfortuna, è vero, ma allo stesso tempo per il monegasco è stato anche un bel banco di prova. È stato davvero interessante vedere come Vacherot ha dovuto traslare il proprio tennis dal contesto Challenger a un palcoscenico come quello di Basilea. Il monegasco si è ritrovato catapultato nei tornei migliori al mondo e, forte del suo 39º posto nella classifica mondiale, per assurdo potrebbe pure avere la chance di essere testa di serie ai prossimi Australian Open. E per assurdo, inoltre, Vacherot potrebbe pure trovarsi maggiormente a suo agio nel circuito maggiore che nei Challenger.
FRITZ VINCE, MA VACHEROT NON SFIGURA
Tra lo statunitense e il campione in carica di Shanghai ha prevalso il primo. Un po’ per esperienza e un po’ per le capacità tecniche che rimangono comunque superiori. Tuttavia Vacherot non ha assolutamente sfigurato, anzi. Il monegasco è uscito sconfitto dal match, ma per 2 ore e 40 minuti ha tenuto tranquillamente testa a Taylor Fritz (ricordiamo n.4 del mondo) grazie al suo servizio e al suo tennis estroso fatto di vincenti e discese a rete che per due settimane hanno illuminato Shanghai. In psicologia questo fattore ha un nome ben definito: teoria della curva di Yerkes-Dodson. Secondo questa teoria alcune persone rendono meglio quando la pressione e l’adrenalina sono alte, perché questo livello di attivazione psicologica le porta alla massima concentrazione e prestazione. Come si fa, d’altronde, a vedere un Vacherot che nei mesi precedenti faceva una fatica tremenda a livello Challenger, salvo qualche sprazzo, oggi tenere testa a Taylor Fritz?
Il palcoscenico lo esalta o, banalmente, qualcosa nella sua testa ha fatto clic. Ora il monegasco viaggia inevitabilmente sulle ali dell’entusiasmo ed è lecito aspettarsi anche al Masters 1000 di Parigi una buona prestazione considerato che il campo dovrebbe essere molto veloce e quindi si sposa bene con il suo tennis. Vacherot ha le armi per rimanere in quella posizione del ranking e match come quello giocato contro Fritz ci dicono che può anche scalare ancora qualche posizione. D’altronde da qui a Shanghai 2026 ha pochissimi punti da difendere, dunque perché tarpargli le ali e non credere in un proseguo di questa fantastica favola?
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