Rassegna stampa – Paolini si ferma in semifinale; a Shanghai finale in famiglia
Jas in riserva, vince Gauff (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Replicare una partita perfetta come quella di 24 ore prima contro Iga Swiatek era praticamente impossibile. E così Jasmine Paolini in semifinale nel Wta 1000 di Wuhan ha dovuto inchinarsi alla voglia di rivalsa di Coco Gauff, uscita a mani vuote dalle tre precedenti sfide con l`azzurra nel 2025 (a Stoccarda, in finale a Roma e a Cincinnati): 6-4 6-3 il punteggio per la statunitense, n.3 del mondo, capace di aggiudicarsi un incontro costellato di errori, con il serbatoio di energie delle due protagoniste tendente al rosso, specie quello dell`italiana, al match n. 58 in stagione (41 vinti e 17 ora persi). La 21enne di Atlanta […] dopo cinque game all`insegna del servizio ha firmato il primo allungo (4-2), a cui sono seguiti altri dieci break consecutivi a cavallo tra i due set. Peccato che nel secondo sia stata la toscana a piazzare per prima lo strappo, senza mai riuscire a confermarlo. E quando l`americana ha tenuto finalmente un turno di battuta salendo 4-3 è stata più di frustrazione che di carattere la reazione di “Bao Zong”, consentendo a Gauff di continuare a inseguire il terzo titolo in carriera in un 1000 dopo quelli a Cincinnati 2023 e Pechino 2024 (superando Muchova in entrambe le finali). Per riuscirci Coco dovrà far suo il derby a stelle e strisce con Jessica Pegula, che ha festeggiato la qualificazione alle Finals interrompendo la striscia di 20 vittorie a Wuhan di Aryna Sabalenka, n.1 del mondo: 2-6 6-4 7-6(2) per la 31enne di Buffalo, capace di recuperare da 2-5 nel set conclusivo. A proposito di Riad, Jasmine saluta l`ultimo 1000 consolidando l`8° posto nella Race: 4131 i punti dell`azzurra, 218 in più di Elena Rybakina (3913). […]
Vacherot, sogni al potere (Daniele Azzolini, Tuttosport)
E’ come un Trombino, direste voi, che di certe cose ve ne intendete. Come di cosa? Perdinci, ma di anelli da ricche signore, che altro… Meglio se con un diamante rosa al centro. Pietra rarissima se ve n`è una. Provengono quasi tutte dalla miniera di Argyle in Australia, e rappresentano l’1% di una produzione già per natura assai poco generosa. Un Trombino Rosa, proprio quello che una giovane fanciulla di Torino ha ripescato in un cassetto, è notizia di pochi giorni fa. Glielo aveva regalato la nonna, lei pensava che la pietra fosse un quarzo, ma quando l`ha fatto valutare ha scoperto di essere proprietaria di un anello Bulgari con al centro un diamante rosa da 3,8 carati. Valore, intorno ai due milioni di euro. Anzi, qualcosa in più. L’ha venduto all`asta e incassato 2 milioni e 260 mila euro. Il Trombino Rosa è l`evento che non ti aspetti, che prende forma senza un perché e ti trascina in un mondo reale assai simile alla più sconfinata delle fantasie. Succede. Poche volte, ma succede. Ed è successo anche nel tennis, dove il nostro Trombino ha assunto il nome da ieri di Valentin Vacherot, 26 anni, francese di Roquebrune Cap Martin, che significa aver fallito la cittadinanza monegasca per non più di un metro. Lui però ha aspettato il momento giusto ed è diventato suddito del Principato. Prima se n`è andato in America, in Texas, a studiare e giocare nella speranza di diventare tennista. Ce l`ha fatta anche in questo caso, bene o male. Non un gran tennista, ma un tennista buono per quel fazzoletto di terra sotto la Rocca, che dà riparo ai più grandi giocatori del mondo, ma di suo ne ha sempre prodotti pochissimi. Tanti challenger, un`infinità di torneini ITF, qualche avventura nel circuito, quasi sempre per grazia ricevuta, sotto forma di wild card, dagli organizzatori monegaschi. Numero 204 della classifica ATP; con un best ranking al numero 110 di un anno fa. Sette vittorie ITF, 4 nei Challenger, e 594 mila e 77 dollari guadagnati. Fino al torneo di Shanghai. Dove Vacherot s`è fatto Trombino, e poi Trombino Rosa. “Io continuo a stupirmi“, scriveva Oscar Wilde in Una Donna senza Importanza, “È l`unica cosa che mi renda la vita degna di essere vissuta“. Personaggio stupendo, uno come Vacherot, per sostituirsi con il proprio ritratto a quello di Dorian Gray. Uno che dal nulla scopre d`improvviso l`elisir di lunga vita. Da questa settimana la storia tennistica del Principauté ne esce stravolta e Vacherot rimarrà per sempre in quelle pagine. Finalista di un Masters 1000 con il ranking più basso. Uno dei sette tennisti che dal 2000 abbiano raggiunto la prima finale nel Tour in un torneo “1000”. Il primo cittadino di Monaco a salire al numero 60 della classifica o al 40 in caso di vittoria. Soprattutto, il primo monegasco a passare le qualifiche e vincere un turno in un Masters 1000, contro Djere. Poi due turni, contro Bublik. E ancora un altro, il terzo, opposto a Machac. E via lungo una salita sempre più impervia: Griekspoor, Rune e ieri Djokovic che sembrava destinato a cogliere la vittoria numero 101 della carriera e il 41° “1000”. Un Nole acciaccato nel fisico, si dirà, come mille altre volte che l`avevano visto, alla fine, primeggiare. Non con Vacherot, che l`ha aggredito per più di un`ora, sfruttando tutto il possibile (il break nel 2° set è giunto su 3 doppi falli del serbo) e giocando un tennis con luminescenze accecanti, che l`ha promosso da Trombino a Trombino Rosa. Una storia che rincuora, ma che non è ancora finita. Vacherot in finale affronterà il francese Arthur Rinderknech, suo cugino. Più di un derby, come si vede. Un affare di famiglia. Numero 54 ATP Arthur, 30 anni, prima ha fatto il tifo per Valentin, poi ha battuto Medvedev, anche lui – come Nole – in serata da dimenticare. Match più lungo e laborioso, che il francese ha risolto con spirito da guerriero, procurando infiniti affanni al russo con i suoi attacchi e un bel po` di colpi off limits, tutti però tra le righe. […]
A Shanghai due cugini in finale (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Che sia a Shanghai o in uno degli altri 189 Paesi che trasmetteranno la finale, una cosa è certa: non è questa la partita che gli appassionati sognavano di vedere. Ma almeno, c`è una storia. Quella di Valentin Vacherot, n.204 del mondo, che partendo dalle qualificazioni arriva alla prima finale Masters 1000 della carriera e conquista un posto in Top 100 (58° virtualmente, sarà 40 in caso di titolo). Sarebbe già abbastanza così, no? E invece il destino ha voluto intrecciare la sua strada con quella del cugino Arthur Rinderknech (n.54 ATP già certo dell`ingresso in Top 30). Una favola che nasce in Costa Azzurra, passa per il Texas e trova il suo apice in Cina. Come ha detto Arthur tre anni più grande: «Abbiamo già vinto il torneo, non importa come finisce». Ma, per entrambi, è pur sempre l`occasione della vita per mettere le mani su un titolo del genere. Chi riuscirà a farlo, lo scopriremo nella finale di oggi alle 10.30 italiane. Ieri entrambi hanno smentito di nuovo i pronostici, vincendo le rispettive semifinali. La fortuna ha sorriso a Vacherot, che ha battuto Novak Djokovic 6-3 6-4 approfittando dei problemi all`anca sinistra che hanno frenato il serbo dopo appena 5 game. Nole non si è ritirato e ci ha provato, ma senza successo. Interrogato sulle sue condizioni e sulla possibile assenza dal Six Kings Slam, Djokovic ha tagliato corto: «Non rispondo, prossima domanda». In serata, Rinderknech ha rimontato un Daniil Medvedev che fino a quel momento sembrava rigenerato. Una prova coraggiosa e offensiva gli ha consegnato la vittoria 4-6 6-2 6-4, in un finale dove il russo è apparso troppo conservativo. E così, sarà una finale tra cugini di primo grado: le loro madri sono sorelle. […] Se Rinderknech è un nome noto agli appassionati, è di Vacherot che i più sanno poco o niente. Il finalista con la classifica più bassa della storia dei Masters 1000 è cresciuto tennisticamente al Montecarlo Country Club, dove si allenava solo il pomeriggio, senza reali ambizioni da professionista. La svolta arriva negli Stati Uniti, a College Station (Texas), sede della Texas A&M University, dove approda su consiglio di Arthur. Sotto la guida di Steve Denton, due volte finalista all`Australian Open, entrambi hanno costruito le basi per una carriera da professionisti. Il monegasco era stato n.110 ATP lo scorso anno, dopo tre titoli Challenger, poi un infortunio alla spalla lo ha frenato per 7 mesi. Nel 2025 qualche vittoria su Top 100 – Borges, Struff, Munar – ma niente vera svolta. A Shanghai è arrivato da alternate delle qualificazioni, più per prepararsi ai Challenger asiatici che avrebbe dovuto giocare dopo, ma la fortuna gli ha sorriso dandogli una chance. Da lì, una cavalcata irripetibile: rimonte su Basavareddy e Draxl nelle quali, poi le vittorie su Djere, Bublik, Machac (per ritiro), Griekspoot Rune (stremato dai crampi) e infine Djokovic. […] Valentin e Arthur hanno condiviso il campo centinaia di volte. L’unico match ufficiale tra i due, nel 2018 in un ITF da 25.000 dollari in Corsica, lo vinse Arthur per 6-4 6-2. Il cugino maggiore parte favorito anche stavolta, ma a Shanghai, ormai, tutto può succedere.
Affare di famiglia (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Una favola tutta in famiglia. Quella di due cugini che da ragazzini si sfidavano nei campetti vicino a casa in partite che duravano ore e ore e che adesso, al culmine delle due settimane tennistiche più folli dell`anno, torneranno a giocare uno contro l`altro. Stavolta, però, non per una coppa finta come in quei pomeriggi d`estate: chi vincerà, infatti, sarà il nuovo campione del Masters 1000 di Shanghai. Pazzesco. Non possono esistere altre parole per descrivere l`avventura cinese di Valentin Vacherot e Arthur Rinderknech, protagonisti di una di quelle storie fantastiche che solo lo sport può tramutare in realtà. Per raccontarla, bisogna partire dalla culla: Nadine, la madre di Vacherot, è la sorella di Virginie Paquet, n.208 Wta nel 1989, che a sua volta è mamma di Rinderknech. Non solo: prima di conoscere il padre di Valentin, aveva avuto una relazione con Bernard Balleret, ex pro` negli anni `70, da cui era nato Benjamin Balleret, già n. 204 nel 2006 e oggi coach del fratellastro. Si capisce dunque come in questi giorni la chat di gruppo su whatsapp sia esplosa e perché, quando si trattò di pianificare il futuro da tennista, Valentin, di tre anni più giovane, seguì il consiglio del cugino e andò a giocare al college, a Texas A&M, sotto le cure di Steve Denton — ex finalista in Australia che adesso si alza alla tre del mattino per guardare le sue partite — dove Arthur aveva già trascorso tre stagioni: oltre a stabilire svariati record dell`ateneo, si laureò pure in economia aziendale. E dire che da bambino non nutriva grandi ambizioni, e passava dal Country Club di Montecarlo il pomeriggio solo per godersi l`atmosfera […]. Intanto, uno degli obiettivi di carriera, diventare il monegasco con la miglior classifica di sempre (Lisnard n.84 nel 2003) è stato raggiunto, visto che domani sarà almeno n.58. O anche meglio, se dovesse vincere la clamorosa finale contro il cugino. Arthur, dal canto suo, che ha rimontato Medvedev, si è lasciato definitivamente alle spalle le ombre di maggio, quando voleva addirittura ritirarsi perché non si divertiva più: «Neanche nel più grande dei sogni avrei mai immaginato tutto ciò. Un sogno che neanche esisteva in origine, non so da dove sia arrivato, come sia accaduto. Comunque vada ci saranno due vincitori. Ci sarà una partita, ovvio, ma abbiamo già vinto entrambi. Abbiamo già vinto tutto, solo io e lui, e questo è tutto ciò che conta». Lessico familiare.
Shanghai, complotto di famiglia (Stefano Semeraro, La Stampa)
La finale di Shanghai piacerebbe a Hitchcock, perché è un complotto di famiglia. La giocheranno due cugini (non era mai successo): Arthur Rinderknech e Valentin Vacherot, due che si conoscono fin da piccoli, che vanno a sciare e pescare insieme, anche se Arthur è francese e Valentin monegasco. Figli di due sorelle, una delle quali, Nadine Paquet, mamma di Arthur, è stata n. 208 del mondo. Di più: il coach di Vacherot è Benjamin Balleret, ex discreto pro e figlio d`arte, è anche fratellastro di Vacherot, quindi “cuginastro”, di Rinderknech. Ma non basta: il coach di Arthur, Lucas Pouille, non era in Cina e quindi Benjamin a Shanghai ha “cocciato” anche il cugino. «Comunque vada ci saranno due vincitori – chiosa incredulo Rinderknech –. Anche se ancora non so come sia successo». Di hitchcockiano, a voler essere crudeli, c`è anche un assassinio: quello del tennis di alto livello, complice il clima criminalmente umido di Shanghai che ha prodotto la finale meno nobile di sempre in un “1000”. Valentin, n. 204 Atp – il più scarso finalista in un Masters dal 1990 – alla vigilia era 22 posti fuori dalle qualificazioni. […] Il cugino Arthur, n. 54, ha eliminato il n. 3 Zverev, poi Lehecka (19), Auger-Aliassime (13) e ieri l`ex n.1 Medvedev in tre set mozzafiato (4-6 6-2 6-4). Alla fine si sono abbracciati in campo: comunque vada, resterà tutto in famiglia. […]