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Valentin Vacherot, l’inatteso protagonista di Shanghai: non è mai troppo tardi

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E’ una delle storie più belle raccontate dal cemento di Shanghai ma, fino a pochi giorni fa, il nome di Valentin Vacherot era noto solo agli appassionati più attenti del circuito Challenger o ai fedelissimi della squadra di Coppa Davis del Principato di Monaco. A quasi 27 anni (li compirà a metà del prossimo mese), il tennista monegasco navigava oltre la 200ª posizione del ranking ATP e aveva all’attivo una sola vittoria in carriera a livello ATP, ottenuta, tra l’altro, al primo turno del torneo di Monte-Carlo 2025 grazie a una wild card concessa in quanto beniamino di casa.

Oggi, però, dopo un percorso sorprendente al Masters 1000 di Shanghai, Vacherot si è guadagnato un posto tra i migliori sedici del torneo, lasciandosi alle spalle non solo ogni aspettativa, ma anche avversari di ben altro pedigree. Un exploit che lo pone sotto una luce completamente nuova e che racconta una storia diversa, fatta di lavoro silenzioso, crescita graduale e determinazione incrollabile.

Dalle qualificazioni al tabellone principale: il percorso

Il cammino di Vacherot in Cina è iniziato lontano dai riflettori, nelle qualificazioni. In rimonta, ha superato due avversari di buon livello come Basavareddy e Draxl, già lì mostrando la capacità di adattarsi e soffrire, qualità fondamentali nel tennis di alto livello.

Poi è arrivato il tabellone principale, e con esso una serie di sfide ben più complesse. Al primo turno, il monegasco ha superato Laslo Djere, al rientro dopo una lunga assenza dai campi (non giocava da luglio). Quindi è stato il turno di Alexander Bublik, testa di serie numero 14 e noto per il suo tennis imprevedibile e spettacolare.

Dopo aver perso il primo set contro il kazako, Vacherot non si è disunito, mantenendo grande solidità e approfittando delle solite montagne russe emotive del suo avversario. Il risultato finale – 3-6 6-3 6-4 – è la più grande vittoria della sua carriera, non solo per il nome battuto ma per il modo in cui ha saputo gestire la pressione e ribaltare l’inerzia del match.

Negli ottavi, opposto a Tomas Machac – numero 23 del mondo e in ottima forma – Vacherot ha dominato fino al ritiro del ceco sul punteggio di 6-0 3-1. Anche se favorito dalle condizioni fisiche precarie del suo avversario, la prestazione del monegasco è stata comunque impeccabile: aggressivo, preciso e perfettamente centrato.

Un tennista controcorrente: formazione americana e rincorsa silenziosa

Il profilo di Vacherot è lontano da quello del giovane predestinato che brucia le tappe. Nato nel 1998, ha fatto il suo debutto tra i professionisti nel 2014 nei tornei ITF, ma la svolta non è arrivata subito. Così, nel 2016, ha deciso di trasferirsi negli Stati Uniti, accettando una borsa di studio alla Texas A&M University, dove ha giocato nei tornei universitari NCAA fino al 2020, laureandosi e continuando al contempo a maturare tennisticamente.

Tornato in Europa nel 2021, ha iniziato una risalita graduale ma costante. Ha rappresentato il Principato in Coppa Davis, ottenendo vittorie facili nei primi turni (epico il suo 6-0 6-0 contro Malta) e ha raccolto trofei nei tornei ITF e Challenger. Nel 2022 ha vinto il suo primo Challenger a Nonthaburi e nel 2023 ha esordito nel circuito maggiore grazie alla wild card di Monte-Carlo, perdendo però contro l’azzurro Luca Nardi.

Il vero salto è arrivato nei primi mesi del 2024: ha conquistato tre titoli Challenger – ancora una volta a Nonthaburi I, Nonthaburi II e Pune – e a marzo ha raggiunto il suo best ranking al numero 145. Ma dopo quella fiammata iniziale, la stagione si era più o meno stabilizzata, fino alla straordinaria settimana cinese.

Famiglia di sportivi e cuore monegasco

Tennis e famiglia sono due elementi centrali nel percorso di Vacherot. È fratellastro di Benjamin Balleret, ex giocatore e oggi suo allenatore, ed è cugino del francese Arthur Rinderknech. Insomma, il talento è di casa, ma ciò che rende la sua storia interessante è la distanza dai soliti percorsi dorati: niente centri federali, niente exploit precoci, ma tanti tornei minori, studio, e un ritorno graduale alla competizione ad alto livello.

Il prossimo ostacolo: Tallon Griekspoor

Negli ottavi di finale del Masters 1000 di Shanghai (dove avrebbe potuto incrociare il numero 2 del mondo, Jannik Sinner), Vacherot se la vedrà con l’olandese Tallon Griekspoor, altro tennista di grande solidità (attualmente numero 31 ATP). Una sfida complicata, certo, ma che non ha l’aria di essere proibitiva per un giocatore che ha già dimostrato di poter reggere il confronto (anche) con i migliori.

In definitiva, il tennis ci ha abituato a scoprire storie sorprendenti nei contesti più inaspettati. Quella di Valentin Vacherot non è la favola di un talento esploso all’improvviso, ma il racconto concreto di un giocatore che ha scelto un percorso diverso, spesso lontano dai radar, e che oggi raccoglie i frutti di anni di lavoro e perseveranza.

A Shanghai non è solo entrato nel tabellone principale: lo ha scosso. Nei momenti più difficili non si è disunito, per citare nuovamente una delle battute-cult di uno dei tanti capolavori di Paolo Sorrentino. Ora tutti sanno chi è Vacherot. E forse, non sarà l’ultima volta.

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