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ATP Pechino: Tien, in finale con Sinner grazie (anche) ai ritiri

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Ci stiamo abituando al fatto che, quando Jannik Sinner e Carlos Alcaraz sono di scena, li ritroviamo in finale. Magari non nello stesso torneo, come succede in questi giorni tra Pechino e Tokyo, però sta diventando una certezza. Se in Giappone Carlos ha già compiuto e con successo l’ultimo passo, al China Open Jannik non scenderà in pista prima delle otto del mercoledì mattina italiano. Che, tra parentesi, pare proprio l’ora giusta per iniziare a lavorare e poco conta se a Tokyo saranno le 14, perché il rossocrinito d’azzurro sportivo (in)vestito ha detto la sua – con estrema moderazione – sul jet lag dell’altrettanto estremo oriente. Da jet lag a jet legs il passo è breve e soprattutto veloce, il passo di Alex de Minaur, chiaro, che in semifinale ha cercato di strappare il copione strappando un set a Jannik per la seconda volta su undici sfide, impresa che al nostro è rimasta sullo stomaco, ma ha subito provveduto a rassicurare i suoi tifosi e appassionati in genere. Sbarazzatosi dunque dello sbarazzino ostacolo australiano, per tenere il passo con Alcaraz – che però non sarà Shanghai – rimane da affrontare Learner Tien.

Cosa possiamo raccontare di nuovo su Tien rispetto a quando detto mentre apprestava ad affrontare Lorenzo Musetti un paio di giorni fa? Se da una parte vi rimandiamo a quel pezzo di approfondimento, dall’altra iniziamo con il ricordare che il nome (allievo, studente) del diciannovenne californiano di origini vietnamite è stato ispirato dalla professione della madre. Il padre è avvocato e la sorella di Learner si chiama Justice. Poteva andare molto peggio.

Alto 180 centimetri, mancino, è alla sua prima stagione completa sul Tour. In gennaio era n. 122 ATP, ora è alla posizione 52 con un picco alla 48 che è già roba vecchia, considerato che Tien è 36° nella classifica live e 33° nella Race. Ma, da under 20, il suo nome compare anche nella Race to Jeddah, la corsa alle Next Gen Finals di Gedda. Agguantando la finale a Pechino, Learner è balzato al secondo posto, scalzando Joao Fonseca, dietro solo a Jakub Mensik.

Ma come è giunto all’appuntamento con il numero 2 del mondo? Risposta breve: grazie ai ritiri. Non che il succo di quella lunga sia molto diverso. Superato in rimonta Fran Cerundolo al primo turno, ha passeggiato contro Cobolli con il corpo lì ma con il cuore e soprattutto la testa altrove. Ai quarti, altro avversario italiano, Lorenzo Musetti che, in vista del confronto, ha detto che avrebbe chiesto consigli a Flavio. Cioè colui che contro Tien ha racimolato appena cinque game: geniale. In realtà il Muso aveva vinto il primo set, ma poi è arrivato il problema fisico che l’ha costretto al ritiro nel terzo. Un bel colpo di… gluteo (il musettiano muscolo infortunato) per Learner che ha appreso la lezione e l’ha applicata nuovamente in semifinale.

Perso il primo set contro Medvedev, ha recuperato nel secondo e approfittato del ritiro di Daniil nel terzo. Un match durissimo, con scambi medi e lunghi come se piovesse, quasi equamente divisi tra i due. 45 punti oltre gli otto colpi, circa la metà di quelli brevi. Per un raffronto, tra Sinner e De Minaur gli scambi lunghi sono stati un terzo di quelli tra zero e quattro colpi. Così, sono arrivati i crampi alla coscia per Meddy, che si è beccato pure il giusto warning dall’arbitro – checché ne dica l’ATP che non a caso rappresenta i giocatori (e i tornei), non gli ufficiali di gara – perché va bene il vasto mediale mediamente devastato ma non si sta in campo in quel modo. Insomma, in un modo o nell’altro (nell’altro…) il promettente Tien ha raggiunto la sua prima finale ATP, addirittura in un “500” di ottimo livello.
In ogni caso, stando a come sono terminati gli ultimi due incontri di Learner, Jannik non dovrà guardarsi solo dal dritto mancino e dall’acume tattico dell’avversario. Si fa per scherzare.
Tuttavia…

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