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Pennetta e la forza del gruppo: “Unite si vince. Tris in Davis? Sarebbe meraviglioso per il movimento”

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Flavia Pennetta è un’icona del tennis nostrano. Ha fatto la storia in singolare, in doppio e anche nelle competizioni di squadra. La ex numero 6 del mondo è stata infatti protagonista di ben quattro successi in quella che fu la Fed Cup, attualmente denominata Billie Jean King Cup – che negli anni non ha solamente cambiato nome, ma anche format, come ormai è noto. Quella di cui Pennetta è stata parte integrante si è configurata come una delle generazioni d’oro della racchetta azzurra. Insieme a Francesca Schiavone, Roberta Vinci e l’evergreen Sara Errani, il raccordo perfetto tra passato recente, presente e, perché no, futuro, forse in una versione diversa rispetto alla giocatrice, ha riempito alcune delle pagine più belle del grande libro del tennis italiano.

Da Charleroi al trionfo del 2013: i ricordi di Flavia Pennetta

Ai quattro trionfi ottenuti tra il 2006 e il 2013 si è aggiunta la splendida doppietta delle ultime due edizioni qui trovate tutte le vittorie contestualizzate e con dovizia di particolari. Sulle colonne di “Repubblica” Pennetta ricorda i momenti trionfali vissuti con la casacca della Nazionale e la bellezza di far parte di una squadra. Qual è l’elisir del successo? Secondo Flavia la coesione del gruppo.

“L’unione. Il tennis è uno sport individuale, sei da sola, sei sempre tu in campo, giochi per te stessa. In questi casi, invece, rappresenti la tua nazione e sei in una squadra. L’atmosfera cambia. Ti senti sostenuta da tutti, hai un team di venti persone dietro di te, persone con cui condividi ogni momento, dalla mattina alla sera. È una situazione stimolante che ti spinge a dare quel qualcosa in più.

E chi meglio della brindisina sa cosa significa essere parte di una squadra vincente. Anche se non vuole sbilanciarsi su quale sia stato il trionfo più bello, una menzione particolare la merita il primo, quello del 2006. L’Italia non aveva mai alzato al cielo quel trofeo e a Charleroi la compagine azzurra si è proclamata campionessa del mondo in maniera inedita.

Tutte vittorie bellissime. Certo, la prima è indimenticabile, l’Italia non c’era mai riuscita, sapevamo di aver scritto la storia del nostro sport. E il successo del 2009 arrivò a coronamento di un anno pazzesco, in cui io ero entrata nella top ten” puntualizza Pennetta, che poi si focalizza sulle sue compagne e sul contributo che ognuna di loro riusciva ad apportare, anche fuori dal campo. “Eravamo un team in cui tutte ci potevamo alternare, ogni volta portava il punto una protagonista diversa. E potevi dare il tuo contributo anche se non giocavi. Un po’ come ha fatto in questi giorni Sara Errani, con il suo modo di fare gruppo, di aiutare le compagne in campo anche quando era fuori dal campo. Questa è la parte più bella”.

Errani ha avuto bisogno di scendere in campo una sola volta, quando contro l’Ucraina insieme a Jasmine Paolini ha portato il punto decisivo per l’approdo alla terza finale consecutiva. Eppure l’importanza di Sara a livello di esperienza appare inestimabile, anche lontano dal rettangolo di gioco.

Il bis in Billie Jean King Cup e la stagione di Paolini: il giudizio di Pennetta

In seguito la campionessa dello US Open 2015 analizza le partite della cavalcata di Shenzhen. Elisabetta Cocciaretto in finale ha sfoderato la prestazione della vita contro Emma Navarro, che, pur non attraversando il miglior momento di forma, rimane la numero 17 del mondo: “Sono mesi che l’americana non gioca il suo miglior tennis ed Elisabetta era avvantaggiata perché non aveva nulla da perdere. Però ha gestito il match con estrema sicurezza, non si è fatta intimorire dal peso della finale”.

Poi passa a Jasmine Paolini, la trascinatrice del gruppo. Secondo Flavia il fatto che la toscana sia protagonista di una stagione piena di alti e bassi è: “Assolutamente normale. È molto difficile confermare un anno stupendo come il suo 2024. Le pressioni cambiano, le avversarie imparano a conoscerti. Per me può ritenersi soddisfatta anche terminando la stagione al 15° posto”. Insomma, nessun allarme per qualche risultato sgangherato. Sono convinta che nel 2026 la situazione si stabilizzerà e Jasmine riuscirà a essere più costante. Senza dimenticare che può qualificarsi per le Finals, ci sono ancora tanti punti in gioco”.

Infine, le ultime parole sono di speranza. Flavia Pennetta si augura che i ragazzi di Filippo Volandri si confermino campioni in Coppa Davis per la terza volta: “Sarebbe meraviglioso per il nostro movimento. L’Italia oggi ha una quantità eccezionale di giocatori e giocatrici. Potrebbe schierare non una ma tre squadre. E sarebbero tutte e tre super competitive”.

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