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Laver Cup, gli organizzatori: “Pronti a considerare un cambiamento di data”

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E’ cominciata, presso il Chase Center, di San Francisco, l’ottava edizione della Laver Cup: nel corso della lunga conferenza stampa di presentazione dell’evento il Chairman della manifestazione, Tony Godsick, e il CEO Steve Zacks, hanno risposto alle domande dei giornalisti, concentrandosi sui protagonisti del torneo, sul prestigio dei capitani e dei vice delle due squadre e allargando infine al ragionamento allo stato di salute del tennis mondiale, con una serie di interessanti riferimenti al calendario e al formato della nuova Coppa Davis.

Domanda: “Due nuovi capitani, Andre Agassi e Yannick Noah: si tratta di due leggende sia per i giocatori che per i tifosi, che cosa pensi possano dare alla manifestazione e ai fans?”

Tony Godsick: “Penso che quando abbiamo creato e ideato la Laver Cup questo fosse esattamente uno degli obiettivi che io, Roger e Steve volevamo raggiungere: portare in campo queste leggende che magari non si vedono così spesso, e soprattutto dare ai giocatori attuali l’opportunità di essere allenati da loro, di avere modo di stargli accanto, imparare da loro. McEnroe e Borg sono stati fantastici. L’idea iniziale era quella di coinvolgerli solamente per un paio d’anni e invece sono rimasti per sette edizioni, il che è incredibile. Ora c’è Andre Agassi. Non voglio farlo sembrare “vecchio”, ma quando io ero più giovane, lui era ill punto di riferimento. Era la cosa più grande nel tennis. Nel corso degli ultimi giorni ho seguito gli allenamenti dal campo e lui è davvero coinvolto con i giocatori. Penso che sia straordinario, riportare in campo una stella come Andre rappresenta per noi una grandissima soddisfazione. Anche Yannick Noah è un personaggio unico, e la gente spesso non se ne rende conto. Ha avuto una carriera incredibile, è stato l’ultimo francese a vincere il Roland Garros. E poi, per non farsi mancare niente, ha riempito lo Stade de France come pop star. Ci sono pochissime persone al mondo capaci di fare entrambe le cose. Ha vinto la Coppa Davis, ha vinto la Fed Cup come capitano e ora è qui alla Laver Cup. I giocatori di oggi, questa generazione, non avrebbero mai avuto la possibilità – a meno che non fossero francesi – di essere allenati da lui. È straordinario. La sua personalità, la sua conoscenza, è tutto incredibile. E poi non dimentichiamoci di Pat Rafter. Mi dispiace, ma se c’è qualcuno in Team World che vuole migliorare nel servizio e volée, ha una settimana per entrare nella testa, probabilmente, di uno dei più grandi atleti che abbiano mai giocato così. È il vice-capitano. È stato numero 1 al mondo, ha vinto due Slam. È fantastico. Purtroppo non frequenta più così tanto il circuito. Ovviamente lo si vede all’Australian Open, ma ora ce l’abbiamo qui che si confronta direttamente con i nostri giocatori. È bellissimo. E infine Tim Henman, un altro grande specialista del serve and volley, una persona che conosce molto bene il gioco. Dico sempre che i commentatori che seguono tutti i tornei del Grande Slam, come Henman con la BBC o Sky, vedono davvero tutto ciò che succede. Hanno accesso ai dati, alle analisi più approfondite dei giocatori. Tim è una mente straordinaria. Grazie a questo evento ha l’opportunità di trasmettere ciò che ha imparato ai giocatori di Team Europe. Penso sia fantastico”

Domanda: “Questa settimana potrebbe diventare una collocazione permanente nel calendario? Ti piacerebbe che ci fosse una maggiore separazione dalla Coppa Davi o pensi che questa settimana sia l’ideale per la Laver Cup. Siete aperti a spostamenti in un altro periodo dell’anno?”

Steva Zacks: “Il calendario è in continua evoluzione: quando abbiamo iniziato la settimana della Coppa Davis, quella prima della nostra, non era così piena di semifinali e altri impegni, quindi i migliori giocatori del ranking erano decisamente più liberi. La settimana della Laver Cup coincideva con i tornei di San Pietroburgo e Metz, in Francia e la maggior parte dei top player saltava quella settimana. Lo swing asiatico iniziava la settimana dopo con i tornei 250 mentre negli ultimi anni c’è stato, per così dire, un “avanzamento” di altri eventi in quella settimana. Questo ha sicuramente reso più complicato per i giocatori partecipare alla Laver Cup. Devono fare delle scelte. Io e Tony ne abbiamo parlato e dobbiamo fare ciò che è meglio per il torneo. Ci piace il momento in cui si svolge ora, ma non controlliamo tutte le altre mosse del calendario. Come in ogni buon business, dobbiamo cercare di adattarci”

Tony Godsick: “Sì, se mai trovassimo un periodo dell’anno che funzionasse meglio per noi, lo prenderemmo in considerazione. Al momento le vendite agli sponsor sono ai massimi storici. La vendita dei biglietti è ai massimi storici. I giocatori vogliono partecipare. Il meccanismo funziona. La Coppa Davis, invece, nel frattempo, è cambiata moltissimo. Ha cambiato formato tre volte nelle sette edizioni della Laver Cup, per capirci: mi è sembrato un po’ eccessivo e non sono sicuro che tutti quei cambiamenti fossero davvero necessari. Io ho una teoria: la Coppa Davis andava già abbastanza bene com’era. Abbiamo avuto delle superstar mondiali che hanno dominato il gioco per molto tempo e ognuno di loro ha dato priorità alla Davis in momenti diversi. Poi hanno voluto prolungare la propria carriera, restare più a lungo sul circuito, e quindi magari hanno giocato con meno continuità la Coppa Davis. E la loro strategia ha funzionato. Novak gioca ancora. Rafa si è ritirato solo l’anno scorso. Roger ha giocato fino quasi a 40 anni. Ma dato che quei tre prendevano tutto l’ossigeno del successo per così tanto tempo, la gente ha iniziato a dire: ‘Oh, i top player non giocano più la Davis, dobbiamo cambiarla’. Ma era un tema che riguardava solamente quei tre giocatori. Ora ce ne sono altri due che stanno cominciando a dominare, ma in generale c’è più equilibrio di qualche anno fa. Forse non negli Slam, ma ci sono giovani stelle che stanno emergendo. Io credo che se si tornasse a fare gli incontri in casa e fuori casa, con match al meglio dei tre set fino alla finale, e si lasciasse tutto com’era, potrebbe funzionare di nuovo. Ora invece arrivano altri Masters 1000, si parla di cambiamenti. Gli Slam si stanno espandendo per includere eventi misti e altri eventi collaterali. L’Australia lo fa da anni con la United Cup e altri tornei. Ricordo quando facevamo “Roger Federer & Friends” per beneficenza il giovedì prima dello Slam: e riempivamo gli stadi. C’è tanta carne al fuoco e il calendario sta cambiando in continuazione, ma la buona notizia è che la gente vuole vedere tennis, e vuole vederlo in tante forme diverse. Vediamo come andrà. Spero solo che non si perdano troppi dei piccoli tornei, come invece purtroppo sta succedendo: Indianapolis, Los Angeles… sono tutti spariti. Eppure erano buoni eventi, dove i bambini che facevano i raccattapalle si ispiravano a queste stelle che venivano a giocare in città. Poi il torneo finiva, e quei bambini andavano a lezione di tennis, miglioravano, e magari diventavano loro stessi delle stelle. Ora non abbiamo più quegli eventi locali ed è un vero peccato”

Steve Zacks: “Se posso aggiungere una cosa: quello su cui ci concentriamo è offrire a tutti un’esperienza talmente bella da volerla rifare. Gli sponsor, le emittenti televisive, i giocatori – soprattutto i giocatori – ci dicono che è una settimana fantastica. La adorano. È un’esperienza eccezionale: mentoring, costruzione del team, competizione. Metti in campo questi grandi giocatori e si vede subito che è una competizione vera. Vogliono farne parte, ed è su questo che ci concentriamo. È ciò che possiamo controllare, ed è quello su cui ci focalizzeremo nei prossimi giorni”

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