Laver Cup, Alcaraz rivela: “Contro Sinner al Roland Garros ho sempre creduto di poter vincere”
È tempo di Laver Cup e naturalmente nel Team Europe il nome di Carlos Alcaraz è quello più atteso. Vincitore dello US Open e imbattuto da 13 partite di fila, il fuoriclasse spagnolo ha risposto a diverse domande nella conferenza stampa di presentazione del torneo.
D. Carlos, è bello averti qui dopo un altro titolo dello Slam agli US Open. Immagino che molte persone siano curiose di sapere com’è stata la pausa e poi il ritorno al tennis serio.
Carlos Alcaraz: “È stata fantastica. Credo fosse necessario avere qualche giorno dopo gli US Open prima di venire qui quindi ho solo cercato di tenermi in buona forma. Per me è stato davvero positivo, ho abbastanza energie per dare il massimo e fare bene qui alla Laver Cup. Vediamo come andranno questi giorni“.
D. Come descriveresti Yannick Noah a chi non l’ha mai incontrato?
Carlos Alcaraz: “Sto sudando adesso. Finora è stato un rapporto bellissimo. La prima volta che l’ho incontrato è stato l’anno scorso alla Laver Cup, non ho avuto modo di conoscerlo tanto, solo un pochino. Ha un’energia incredibile ed è anche divertente, racconta belle storie fuori dal campo, è fantastico. Poi, sai, in campo penso che, come ho detto, sia una grande energia per me e credo che per la squadra sia importante avere quelle buone vibes, quell’energia positiva prima degli allenamenti, prima delle partite. Credo che lui e Tim formino davvero un grande staff che ci guiderà nel miglior modo possibile“.
D. Cosa hai provato quando hai dovuto annullare quei due match point e poi quando hai completato quella incredibile rimonta al Roland Garros?
Carlos Alcaraz: “Ricordo ovviamente le sensazioni che ho avuto in quella partita, stavo giocando bene fino a quando mi sono trovato sotto match point. Sentivo che si trattava di tennis, che era questione di punteggio. Ho creduto per tutto il tempo di poter rimontare, di poter vincere quella partita e penso che questa sia la cosa più importante dal mio punto di vista. Credere sempre, non mollare mai, continuare a provarci“.
“Tutto ciò che pensi possa essere positivo nel match. Anche quando aveva lui match point pensavo che avrei vinto quella partita e credo che sia stata la cosa migliore che potessi pensare in quel momento. Oltre a questo, ho cercato di sfruttare il pubblico, i colpi migliori, i punti intensi, gli scambi a mio favore per cercare di darmi la carica in quel momento. Dal punto di vista fisico è stata durissima, ma sono rimasto lì fino alla fine di una finale molto tirata in cinque set. Come ho detto ancora, penso che tutto si riducesse al credere“.
D. Carlos, come è stato detto, c’era l’idea che ci sarebbe stato un grande vuoto una volta terminata l’epoca dei Big Three e in un certo senso tu sei subentrato riempiendolo. Mi chiedo: quanto ti senti responsabile di portare avanti quella eredità? Quei giocatori non erano solo grandi campioni, ma anche grandi ambasciatori del tennis. Questo ti mette un po’ di pressione in più?
Carlos Alcaraz: “Non proprio, non penso all’essere il miglior ambasciatore del tennis e non sento la pressione di doverlo essere. Penso che tutti noi, i tennisti in generale, siamo ambasciatori del tennis, semplicemente facendo grande il tennis e spingendo le persone a guardarlo. Ovviamente do sempre il massimo in ogni partita. Mi piace e amo giocare a tennis. È per questo che gioco con tanta gioia e con quel sorriso, mi piace mettere in campo bei colpi, bei punti e cercare di mostrarlo nei match”.
“Penso che quei punti, quei colpi, quelle partite portino la gente a guardare il tennis, perché è qualcosa di diverso. Non lo faccio perché devo coinvolgere il pubblico, ma perché amo davvero fare quelle cose. Non sento affatto pressione. Penso a me stesso, a godermi il più possibile ogni volta che entro in campo, che partecipo a un torneo. Mi piace vedere la gente divertirsi guardando il tennis. Per me quella è la sensazione più importante ed è tutto ciò che cerco di fare“.