Sinner: “Volevo aprire prima la Fondazione. Voglio dare indietro qualcosa ai ragazzi”
Giovedì 18 settembre, a Milano presso Palazzo Parigi, è stata presentata la ‘Jannik Sinner Foundation’. Per l’occasione si sono presentati chiaramente il numero 2 al mondo, accompagnato da vari membri del team e della famiglia, e vari personaggi pubblici, tra cui Andrea Bocelli, Flavio Briatore e Brunello Cucinelli. Prima della cena di gala il 24enne di Sesto Pusteria ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni al direttore responsabile di Sky Sport, Federico Ferri.
Innanzitutto, Sinner ha parlato dell’eredità che il tennis gli ha lasciato fino ad ora e di come sia finalmente riuscito a trasferire tutto ciò aprendo la sua Fondazione. “Certamente il tennis mi ha insegnato tante cose. Sia che persona sono, sia anche che giocatore sono diventato. Però soprattutto mi ha cambiato la vita con tante altre cose esterne. La Fondazione per me è sempre stata una parte importante. La volevo aprire molto prima, solo che abbiamo detto che dovevamo fare le cose per bene e che dovevamo prenderci un pochettino più di tempo. Ora con tutto il team – Alex, Cristina, Luca, Stefano e me – credo che siamo delle persone molto competenti e che possiamo fare una cosa molto molto bella e soprattutto che resti lì per un bel po’. Non è una cosa solo di un anno e poi non facciamo più niente. Più che altro proveremo a fare tante cose positive. Però sì, senza la carriera che sto avendo, secondo me, non sarebbe stato possibile“.
E lui, dal suo punto di vista, si ritiene molto fortunato ad aver avuto il percorso di vita che lo ha portato sino a dov’è ora. “Anch’io comunque provengo da una famiglia molto molto normale, che mi ha sempre permesso di fare quello che volevo. Ma avevamo i soldi per quello, non di più. Quindi, mi reputo molto molto fortunato, ma soprattutto perché mi sono ritrovato in un ambiente che mi permetteva di fare tutte queste attività: avevamo il campo da calcio, quelli da tennis, potevo andare a sciare, potevo andare in bici o anche a correre. Era già tutto costruito. Magari in altri posti un ragazzino tutte queste possibilità non le ha, specialmente dalla parte dell’educazione e della scuola. Spero quindi che i ragazzi si sentano fortunati ad avere me, o anche altri sportivi, che cercano di aiutare. Secondo me la Fondazione è molto più importante di tante altre cose. Vediamo come andranno le cose. Io sono molto entusiasta e comunque consapevole che possano andare bene”.
Jannik, comunque, sa benissimo che al giorno d’oggi i costi per far praticare uno sport a un ragazzo non sono di certo abbordabili per tutte le famiglie. “Si tratta di dare qualcosa indietro. La parte di responsabilità forse è un pochettino diversa, perché comunque siamo in cinque e si riesce quindi a gestire tutto in maniera migliore. Il nostro progetto è comunque molto semplice: dare indietro qualcosa ai ragazzi. Io ho iniziato a sciare dieci/quindici anni fa e costava una somma. Ora costa un’altra somma e ci sono famiglie che non si possono permettere di comprarsi un paio di sci. O magari tante altre cose che costavano la metà. Dobbiamo essere anche realisti: non è che andiamo subito dall’altra parte del mondo. Io per adesso ho scelto per la mia parte l’Alto Adige perché so come sono le cose e partendo da lì poi cercheremo di allargarci il più possibile”.
Sempre in compagnia e con l’aiuto di Alex Vittur, manager e amico storico con cui condivide tutto da moltissimi anni. “Io e Alex ci conosciamo ormai da undici anni; quindi, da quando avevo circa la metà degli anni che ho ora. È una persona fondamentale per me. Mi fido ed è la persona con cui mi sento più vicino, perché ha più o meno le mie stesse caratteristiche personali. Sta sì lavorando per me, però alla fine lavoriamo insieme e lui è il mio migliore amico. C’è tutto un legame che non ho con nessun’altra persona e che probabilmente non avrò con nessun’altra persona nella mia vita. Perché comunque sono partito da giovane con una persona che mi ha parlato in modo diverso, e anche quando magari avevo appena vinto qualche torneo importante, mi ha sempre parlato in modo onesto. Dai vent’anni ho iniziato a guadagnare un po’ di soldi. Magari non sarei la persona che sono ora. Ci può stare. La mia famiglia è molto simile ad Alex e ormai parlo più con lui. Sono molto contento che lui sia ancora la persona che era un tempo. Non è mai cambiato e il nostro rapporto è molto più maturo, anche perché non ho più quindici anni. Ho anche io la mia vita fuori dal tennis. Il nostro legame speriamo comunque che rimanga così per sempre”.
Tra poco però si torna nei campi rettangolari. E Jannik si sente più pronto e stimolato che mai. “Beh, certo, l’obiettivo resterà sempre quello di tirare la palla in campo (sorride, ndr). Ci sono sempre nuovi obiettivi. Oggi parto per Pechino. Ci sono ancora tanti tornei importanti per me e mi sento pronto fisicamente. Dopo lo US Open ho staccato un po’ la testa e ora mi sento pronto per ripartire e per fare qualche cambio che mi permetta di diventare un giocatore più forte e migliore. Ovviamente so tutto il supporto che mi arriva dall’Italia e, dato che gli Slam sono finiti per quest’anno, l’obiettivo sarà Torino e cercare di giocare bene quel torneo. Poi vediamo coma andranno le cose. Però sono super contento di tornare nel campo da tennis, perché è lì che mi sento vivo e al sicuro. Non vedo l’ora”.