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Fissette sul lavoro con Swiatek: “Sinner ha ragione, nel tennis non puoi diventare prevedibile”

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Wim Fissette siede da ottobre sulla panchina di Iga Swiatek. Dopo quattro anni passati ad allenare Naomi Osaka – che, ironia della sorte, ha a sua volta scelto l’ex coach della polacca Tomasz Wiktorowski – il belga si è unito alla ex numero 1 del mondo in uno dei momenti più complessi della sua carriera. Tra la crisi di risultati e la sospensione per una contaminazione con una sostanza dopante, Iga aveva smarrito il suo tennis. Ha impiegato mesi a ritrovarsi, ma avere accanto una figura come Fissette, che ha tratto sempre il meglio da ogni giocatrice, l’ha riportata sulla giusta strada.

I migliori credono fortemente in sé stessi. È importante avere fiducia in sé, essere sicuri della propria intuizione e delle proprie conoscenze. Questo è un segno di qualità e il compito dell’allenatore è gestire tutto questo nel miglior modo possibile” dichiara Fissette a “Rzeczpospolita”. Di questo aveva bisogno Swiatek. Di credere in se stessa, ancor prima che nel suo gioco. E dopo qualche mese di assestamento fisiologico, i risultati hanno iniziato ad arrivare copiosi. Prima il successo, quasi a sorpresa verrebbe da dire, a Wimbledon, poi la vittoria a Cincinnati, con il conseguente ritorno al numero 2 del mondo, a ribadire che il momento non è terminato. Negli anni ci siamo abituati ad associare Swiatek alla terra rossa, la superficie dove sembrava imbattibile, con quattro Roland Garros in cinque edizioni. Eppure in questo 2025 i grandi titoli sono arrivati lontano dal mattone tritato.

È una tennista molto versatile. L’avevo già detto in passato, e ora lei ha confermato di saper giocare bene indipendentemente da dove si svolga il torneo, su quale superficie e con quali palline. Ovunque ha possibilità di successo” spiega l’allenatore belga. “Ora so come approcciarmi ai suoi allenamenti, di cosa ha bisogno per raggiungere il massimo livello e in che modo posso essere per lei il miglior allenatore possibile. Ho imparato molto, ma sto ancora imparando”. Non è finita qui, sembrerebbe sottintendere Fissette.

Le difficoltà dei primi mesi e i successi lontano dalla terra rossa

Anche se come squadra lavoriamo duramente e siamo professionisti, a un certo punto sono comparse domande del tipo: ‘Perché non vinci, se hai cambiato allenatore?‘. Per lei era importante far capire che è soddisfatta del nostro lavoro” racconta il coach belga, tornando sull’inizio della loro collaborazione, quando i miglioramenti stentavano a vedersi in campo e la polacca ritoccava al ribasso il suo ranking. “Vincere a Wimbledon è stato molto significativo per noi, perché abbiamo dato al mondo il segnale che questa squadra sta lavorando su qualcosa, sta sviluppando la giocatrice, arricchendo il suo tennis ed è davvero una squadra. Questo le ha permesso di sentirsi bene e di acquisire fiducia in sé stessa. Lei stessa l’ha detto dopo il torneo di Cincinnati: era quasi scioccata, perché non aveva mai creduto di poter giocare così bene sull’erba e sulla superficie dura più veloce della stagione. E noi, come squadra, abbiamo trovato la strada per arrivarci“.

Fissette ammette che, soprattutto all’inizio, non è stato semplice. La barriera linguistica ha costituito un ostacolo: “Non è facile quando, per tutta la tua vita di allenamenti, usi il polacco e improvvisamente ti trovi a confrontarti con una terminologia in inglese” precisa, riferendosi al sodalizio tra Swiatek e Wiktorowski. “Nel tennis ci sono così tanti elementi e dettagli di cui parlare che serve tempo, a volte anche qualche mese, per capire cosa intende l’altra persona“. Non solo questioni pratiche, però. Le difficoltà iniziali sono dipese anche dal carattere della numero 2 del mondo, che “è un po’ testarda, ma è naturale: se ottieni il successo in un certo modo, vuoi continuare su quella strada. Non è facile allora convincersi a fare certe cose in modo un po’ diverso. A volte bisogna subire qualche sconfitta. Durante gli allenamenti, Iga non è una persona che accetta subito tutto quello che le dico: piuttosto ci riflette, a volte ne parla con altri membri del team, e poi prova” rivela.

La svolta dopo Roma e la ricerca dell’imprevedibilità

La svolta è arrivata dopo la sconfitta subita da Swiatek per mano di Danielle Collins agli Internazionali d’Italia. La sensazione è che fosse giunto il cosiddetto punto di non ritorno. C’era la necessità di esplorare nuove vie per ottenere l’obiettivo: “Le ho detto: sii aperta a nuove idee, perché nello sport non c’è una sola strada e ogni giorno devi adattarti. Questo è il tennis. Tutti si evolvono, e nel circuito arrivano i giovani. Non puoi basarti su schemi copia e incolla“. Parole, quelle di Fissette, che sono la perfetta eco di quando dichiarato da Jannik Sinner al termine della finale dello US Open, dove ha prevalso Carlos Alcaraz. “Come tennista non puoi diventare prevedibile” prosegue Wim. “Devi continuare a svilupparti, altrimenti gli avversari si abitueranno al tuo gioco e sapranno cosa aspettarsi. Jannik Sinner, dopo l’ultima partita con Carlos Alcaraz, ha ammesso: ‘Sì, ero troppo prevedibile. Devo arricchire il mio gioco’. Ed è proprio questo il punto, soprattutto al massimo livello. Tutti cercano nuove strade per migliorarsi. […] ogni anno devi aggiungere qualcosa al tuo tennis“.

Se la ricerca dell’imprevedibilità passa dai miglioramenti con le variazioni di tagli e traiettorie, come slice e smorzate, anche la tattica di base deve essere rafforzata, con una posizione talvolta più lontana dalla linea di fondocampo. E a proposito dell’iconico quadernino che vediamo sfogliare a Iga ai cambi di campo, ammette di redigerne anche uno proprio: “Iga, prima delle partite, scrive ciò a cui dovrebbe ricordarsi di fare attenzione durante l’incontro. Io prendo molti appunti durante i match. […]Poi, già in hotel, riorganizzo i pensieri“. Lo sguardo è già focalizzato oltre: “Annoto anche cosa vorrei ottenere nel 2026, come possiamo migliorare il gioco di Iga e cosa dovremmo aggiungere al suo tennis“.

Infine, Wim Fissette conclude con una riflessione sulla sicurezza delle giocatrici, dati gli ultimi eventi che hanno riguardato Swiatek, Emma Raducanu e Katie Boulter, alle prese con haters e stalker che ne hanno minato la stabilità emotiva. Lui che ha avuto a che fare con tante tenniste e conosce il circuito femminile alla perfezione.
La WTA fa molto per proteggere le giocatrici. È chiaro. Il problema più grande sono i social media, dove le tenniste si trovano spesso a fronteggiare violenza e abusi. Sia la WTA che l’ATP cercano soluzioni per proteggere al meglio i giocatori. Secondo me stanno facendo un buon lavoro in questo campo, ma non risolveremo tutto subito e non elimineremo tutti i pericoli da un giorno all’altro“.

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