Steve Flink: Carlos Alcaraz sconfigge Sinner in mondo convincente e vince il suo secondo titolo allo US Open
Riportiamo di seguito, tradotto dall’inglese, l’articolo di Steve Flink, giornalista e storico del tennis americano ma soprattutto Hall of Famer, sulla finale dello US Open tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Inoltre, nei grandi tornei è solito intervenire con il direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta per commentare la giornata appena trascorsa. Video in inglese, dall’eco internazionale, che sono disponibili sul canale Youtube di Ubitennis. A cui è possibile iscriversi al link qui presente.
Per la prima volta da quando il tennis Open è iniziato, nel lontano 1968, gli stessi due uomini si sono affrontati in tre finali consecutive di tornei del Grande Slam nello stesso anno. Dopo che Jannik Sinner aveva aperto la stagione 2025 conquistando per la seconda volta di fila il titolo agli Australian Open battendo Sascha Zverev in finale, l’altoatesino ha poi perso una finale epica al quinto set contro Carlos Alcaraz nonostante avesse avuto tre match point nel quarto set al Roland Garros. Sinner si è vendicato di quella sconfitta — e allo stesso tempo ha interrotto una serie negativa di cinque sconfitte contro lo spagnolo — con un’impressionante vittoria in rimonta in quattro set su Alcaraz nella finale di Wimbledon.
Sinner e Alcaraz si erano già nettamente distinti dal resto del circuito ben prima di arrivare a New York per lo US Open. Ma il loro incontro sui campi in cemento del USTA Billie Jean King National Tennis Center è stato uno degli scontri più attesi degli ultimi anni nel tennis maschile. A mio avviso, Sinner aveva un grande bisogno di vincere per dare continuità al successo di Wimbledon. Voleva dimostrare al suo principale rivale che quanto accaduto sui prati di Londra non era stato un caso, e provare di poter inanellare successi importanti contro il “mago” spagnolo che gli aveva reso la vita così difficile negli ultimi due anni. Inoltre, era un’occasione per Sinner di confermare la sua supremazia sul cemento, dopo aver conquistato gli ultimi tre Major disputati su quella superficie.
Ma Sinner è stato travolto in finale da un Alcaraz in versione deluxe. Lo spagnolo, 22 anni, raramente aveva battuto Sinner, 24, con la stessa facilità dimostrata a New York. Alcaraz si è imposto 6-2, 3-6, 6-1, 6-4 in due ore e quarantadue minuti, perdendo il servizio solo una volta in quattro set, vincendo l’83% dei punti con la prima e il 57% con la seconda. È stato il modo perfetto per concludere un torneo in cui aveva perso solo un set e concesso appena tre break in 22 parziali. Probabilmente è stato il Major più “pulito” della carriera ancora giovane di Alcaraz, che ora ha già raccolto sei titoli del Grande Slam, con due successi ciascuno al Roland Garros, a Wimbledon e allo US Open.
Forse quest’ultimo trionfo a New York segnerà un punto di svolta nella sua rivalità con Sinner. Solo pochi anni fa l’italiano conduceva 4-3 nel bilancio diretto, ma ora Alcaraz ha vinto sette degli ultimi otto confronti ed è avanti 10-5. Particolarmente significativo è il fatto che la finale dello US Open sia stata così a senso unico. Certo, è finita in quattro set, ma tutti i parziali vinti dallo spagnolo sono stati netti e senza storia. L’unica palla break affrontata da Alcaraz è arrivata nel secondo set, quando ha ceduto l’unico servizio della partita.
Già nel primo game della finale si è capito l’andamento del match. Sinner avanti 30-0, poi con una palla game, ma alla fine break subito dopo tre parità su un rovescio slice sbagliato. Da lì, Alcaraz ha preso il largo, strappando ancora il servizio nel settimo gioco e chiudendo 6-2 in 38 minuti, senza concedere nulla nei propri turni di battuta.
Nel secondo set, Sinner ha salvato una palla break con una seconda imprendibile e ha preso fiducia, brekkando a zero l’avversario per il 3-1. Ha poi difeso con tenacia i propri turni fino a vincere 6-3 e pareggiare i conti. Sembrava l’inizio di un’altra battaglia epocale. Ma nel terzo set, un errore di dritto ha innervosito l’italiano e ridato slancio ad Alcaraz, che ha preso il volo fino al 6-1. Nel quarto set, dopo aver lottato nei primi game, Sinner ha ceduto la battuta sul 2-2 e lo spagnolo non ha più tremato, chiudendo 6-4 alla terza palla match con un ace a 131 miglia orarie.
Ora Alcaraz ha due Slam in più rispetto a Sinner (6 a 4). Hanno vinto, divisi tra loro, gli ultimi otto Major a partire dal 2024, ma quest’anno lo spagnolo si è aggiudicato due delle tre finali giocate contro l’italiano, confermando di avere il controllo della rivalità. Sinner ha ammesso dopo la partita di dover aggiungere nuove armi al suo gioco, più varietà, per riuscire a contrastare la creatività di Alcaraz.
Non sarà semplice. Sinner ha costruito la sua reputazione sulla potenza e sulla solidità, evitando errori gratuiti. Ma la finezza non è mai stata la sua caratteristica principale. Dovrà rischiare di più con smorzate? Attaccare più spesso per togliere l’iniziativa ad Alcaraz? O alzare maggiormente le traiettorie per spezzarne il ritmo? Nessuno lo sa. A Wimbledon il rovescio lungolinea aveva funzionato a meraviglia, ma a New York no. Forse cercherà di inserirlo più stabilmente.
La verità è che Sinner sa di dover trovare la formula giusta. Nelle cinque sconfitte consecutive prima di Wimbledon, aveva spesso avuto le chance per vincere, ma stavolta la superiorità di Alcaraz è stata netta. Lo spagnolo stesso ha ammesso di aver studiato attentamente la finale di Wimbledon con il suo team e di essersi allenato due settimane per correggere ciò che non aveva funzionato. Sinner probabilmente farà lo stesso con questa finale.
Alcaraz, inoltre, ha portato il suo servizio a un livello mai visto prima. Dal 1991, da quando l’ATP registra le statistiche, solo Pete Sampras a Wimbledon nel 1997 ha fatto meglio, perdendo il servizio appena due volte in tutto il torneo. Lo spagnolo ha subito appena tre break in sette partite, un’impresa straordinaria.
Se Alcaraz manterrà questa solidità, Sinner dovrà giocare in maniera impeccabile per batterlo. Forse l’unica strada sarà quella dei tie-break. In ogni caso, la rivalità è destinata a segnare la storia del tennis. È probabile che i due si affrontino in almeno sei finali Slam nei prossimi tre anni. Per il bene dello sport, è auspicabile che entrambi continuino a vincere e che i loro scontri restino equilibrati e imprevedibili. Sinner lo sa bene: per tenere vivo questo duello leggendario, dovrà reggere il passo. E non sarà affatto facile.