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Carlos Alcaraz: “Non sono ancora perfetto. Sinner? Non è prevedibile, ma ci conosciamo così bene…”

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Carlos Alcaraz è molto motivato per il prosieguo della stagione dopo la vittoria allo US Open. La sconfitta di Wimbledon ha avviato un processo di rivitalizzazione dello spagnolo. Ha studiato sugli errori commessi e ha spolverato la versione attuale. Tante variazioni, tante soluzioni che hanno sorpreso Sinner, ma il duello continuerà e sarà reso ancora più avvincente dalla voglia di entrambi di crescere e migliorare.

La perfezione la puoi sfiorare, ma non esiste. Posso sempre migliorare, magari arriverà un giocatore che mi supererà, o lo farà lo stesso Sinner. E’ questo che mi motiva. Il miglior Carlos non si è ancora visto“, ha dichiarato il neo n. 1 del mondo a SuperTennis.

Alcaraz si è detto molto soddisfatto del suo gioco e non si è montato la testa: “Ho espresso un livello molto alto dall’inizio alla fine dello US Open, con grande costanza in tutte le partite, ed è proprio questo che stavamo cercando. Sono state due settimane spettacolari, parlando tennisticamente” ha detto. Soddisfatto del suo gioco, Alcaraz non si monta la testa.

Una rivalità straordinaria con l’azzurro, una storia che ha conosciuto solo l’inizio e niente più di questa sfida a distanza: “Sinner prevedibile? Non direi che lo è stato. Io guardo e studio molte sue partite. Mi piace molto come gioca, quello che fa è incredibile. Semplicemente ci conosciamo sempre meglio, perché ci siamo già affrontati molte volte. Conosco le sue qualità e cerco di adattarmi per affrontarlo al meglio. Devo sempre cercare di essere un passo avanti, prepararmi meglio e continuare a migliorare in molti aspetti. È questo il bello di questa rivalità, delle nostre partite; ci portiamo così al limite che siamo costretti a migliorare ogni giorno, in ogni torneo“.

Carlos ha completato 37 settimane da n. 1, dopo che nel 2022 era diventato il più giovane di sempre ad occupare la vetta del ranking dopo aver vinto lo US Open, a 19 anni e 4 mesi.

Ha risposto con i fatti e anche con le vittorie a chi lo accusava di divertirsi troppo fuori dal campo e di non essere costante all’interno della stagione, dei tornei e delle singole gare: “Se ne è parlato molto, ha fatto discutere parecchio. Si dice che mi piace far festa. E’ vero, mi piace godermi la vita, ma chi non piace? Chi non si è divertito a 22 anni? Si tratta di passare del tempo di qualità a casa, per poi arrivare motivato ai tornei“, aveva detto nel suo documentario “A mi manera” uscito su Netflix.

La risposta è arrivata attraverso i risultati: da primavera a oggi ha giocato otto tornei ed è sempre arrivato almeno in finale. “Sto cercando di gestire tutto questo nel miglior modo possibile, perché non è facile, ma quando le cose vanno bene fuori dal campo, poi spesso vanno bene anche dentro. Una cosa è legata all’altra. È questo l’aspetto in cui sono migliorato di più. Fuori dal campo sono cresciuto molto e mi sono reso conto di quanto sia importante curare ogni dettaglio per stare al meglio. Credo che sia stato questo il mio più grande progresso“.

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