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Sinner-Alcaraz, le 15 sfide di una rivalità destinata a segnare il tennis

Con gli ultimi US Open si è arrivati a 15 sfide ufficiali tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Sarebbero in realtà 17, se si contassero l’ITF di Alicante del 2019 (la prima volta con Alcaraz quindicenne e vincitore contro Sinner diciassettenne) e lo scorso Six Kings Slam, che è sì una remunerativa esibizione, ma ha visto un livello di gioco che tanto da esibizione non era. Ripercorriamo queste sfide, ricordando che il bilancio tra i due è di 5-10 per Alcaraz (sarebbe 6-11).

Sfida 1: Masters 1000 Parigi 2021, 2° turno. Era ancora Bercy, l’organizzazione incomprensibilmente li mise nel campo 1 che era più uno scatolone che un palasport (una delle ragioni per cui da quest’anno si va alla Defense). Sinner veniva dalla bruciante sconfitta in semifinale a Vienna contro Frances Tiafoe (e gli eccessi dell’americano), Alcaraz nello stesso torneo era giunto in semifinale, ma con più aura di fiducia. Il match vide Jannik più nervoso del solito, lo spagnolo un po’ più libero e si decise nei dettagli: 7-6(1) 7-5 Alcaraz con attenzione ai momenti decisivi.

Sfida 2: Wimbledon 2022, ottavi. Sinner fino a quel momento non aveva fatto faville sull’erba, Alcaraz non tanto di più, ma a essere favorito sembrava lo spagnolo. Successe, invece, che Jannik rispose benissimo nel primo set, continuò a spingere nel secondo, poi nel terzo Alcaraz riuscì a toccare il massimo livello possibile per allungare il match. Non più di un set, però: 6-1 6-4 6-7(8) 6-3 Sinner con padronanza del match.

Sfida 3: Umago 2022, finale. L’ATP 250 croato ebbe anche questo privilegio: in uno scenario meraviglioso non c’era un singolo posto libero sul campo centrale, anche quello esteticamente molto bello. Sinner partì un po’ contratto e perse il primo set, ma quando iniziò a liberare il suo tennis tolse ad Alcaraz certezze che il murciano già aveva in modo relativo (aveva rischiato di perdere da un ottimo Giulio Zeppieri in semifinale, con il pontino che si fece male nel terzo set). Risultato: 6-7(5) 6-1 6-1 Sinner con padronanza degli ultimi due set.

Sfida 4: US Open 2022, quarti. Il primo superclassico tra i due. Lo ricordano tutti a New York: sessione notturna, primo set ad Alcaraz, secondo a Sinner dopo un continuo tira e molla, terzo ancora a Jannik dopo un tie-break da lui giocato ai limiti della perfezione. Lo spagnolo pareva non crederci più, ma l’italiano mancò un match point sul 5-4 nel quarto set, lo perse, sprecò anche un breve vantaggio nel quinto. 6-3 6-7(7) 6-7(0) 7-5 6-3 Alcaraz con rimonta sul filo di lana, 5 ore e 15 minuti e fine alle 2:50 di notte, come mai a New York.

Sfida 5: Indian Wells 2023, semifinale. Sinner stava risalendo da un finale di 2022 ricco di guai (ma anche il resto dell’anno non scherzava), Alcaraz era intenzionato a far vedere che non era numero 1 così giovane per caso. Si è trattato di una delle sfide forse meno in discussione dell’intera rivalità, almeno fino ad ora, anche se il risultato non è poi così netto a favore dello spagnolo. 7-6(4) 6-3 Alcaraz, con valida padronanza del match.

Sfida 6: Miami 2023, semifinale. La rivincita, e anche uno dei punti più iconici della storia tra i due. Che Sinner ricorda spesso così: “Poi ho perso il game”. A indicare la mentalità. Perse anche il set, al tie-break. Poi, però, iniziò a salire di ritmo e, nella parte finale, ebbe anche modo di approfittare di un leggero problema fisico di Alcaraz per prendere il largo (un fatto che ritroveremo poco più in là in questo treno dei ricordi). 6-7(4) 6-4 6-2 Sinner con problemi fisici per Alcaraz cammin facendo.

Sfida 7: Pechino 2023, semifinale. Si tratta del primo match di ciò che è popolarmente noto come il “Post Puke Sinner”, il conato di vomito dentro un cestino nei quarti di finale contro il bulgaro Grigor Dimitrov. Fu come se fosse entrato in scena lo Jannik moderno, quello in grado di martellare e poi non smettere più. Alcaraz quel giorno semplicemente non poté niente. 7-6(4) 6-1 Sinner, d’autorità.

Sfida 8: Indian Wells 2024, semifinale. Le maledizioni dei tabelloni hanno spesso impedito l’ultimo atto tra i due, e anche qui è stato lo stesso. Una partita in due, con annessa pioggia a fare da attore non voluto: nel primo set dominio Sinner, poi l’emersione di Alcaraz arrivò rapida. In più, Sinner s’infortunò nel corso del match e, di fatto, non fu più davvero in grado di muoversi come avrebbe voluto nel terzo set, dovendosi di fatto consegnare al murciano. 1-6 6-3 6-2 Alcaraz con problemi fisici per Sinner cammin facendo.

Sfida 9: Roland Garros 2024, semifinale. La seconda delle sfide arrivate al quinto set è ricordata così: Sinner partì fortissimo, 4-0, vinse il primo 6-2, Alcaraz rispose nel secondo, Jannik ripartì forte nel terzo. Ma, nel quarto, sul 4-5, sbagliò uno smash non impossibile sopra la rete sul 30-15, il che consentì poi ad Alcaraz di prendere slancio e vincere quarto e (con qualche patema proprio alla fine) quinto. 2-6 6-3 3-6 6-4 6-3 Alcaraz, in rimonta e con guizzo finale.

Sfida 10: Pechino 2024, finale. Uno dei confronti più incerti tra i due, con punti a rasentare la follia tennistica di tanto in tanto. Ce la dovette mettere tutta Alcaraz per rimontare il set di svantaggio, qualcosina non riuscì a Sinner nel tentativo di scrollarsi di dosso il rivale. Ma, nel tie-break finale, era pur sempre avanti 3-0. Di lì, però, lo spagnolo toccò vette irreali per gli ultimi punti. 6-7(6) 6-4 7-6(3) Alcaraz, in una vera e propria partita da 50-50.

Sfida 11: Roma 2025, finale. In molti temevano che Sinner a questo punto neanche ci arrivasse: era appena rientrato dai tre mesi di stop imposto, mentre Alcaraz aveva dato più segnali di convinzione nel recente passato. Nel primo set Jannik mancò due set point, poi perse il tie-break e nel secondo set cedette di colpo. 7-6(5) 6-1 Alcaraz, a oggi la vittoria più netta dello spagnolo.

Sfida 12: Roland Garros 2025, finale. Quelle 5 ore e 29 minuti sono un po’ troppo fresche nella memoria di chi le ha viste. Si cominciò in pieno pomeriggio, si finì a sera, con tv che non smettevano di accendersi per vedere l’esito finale di qualcosa d’irreale. Sinner andò avanti di due set e un break, Alcaraz vinse il terzo, Jannik ritrovò il break, ebbe tre match point, un rovescio uscì di tanto così, subì il controbreak, andò sotto nel quinto, rimontò all’ultimo, fu a due punti dal match, si trovò una difesa fuori dal mondo di Alcaraz e poi cedette un tie-break in cui il murciano giocò sette punti insensati prima di chiuderlo a 10. 4-6 6-7(4) 6-4 7-6(3) 7-6(2) Alcaraz, in una sfida che cambiò padrone infinite volte, il 50-50 per eccellenza.

Sfida 13: Wimbledon 2025, finale. Cioè la vera e propria vendetta di Sinner. Che, nel primo set, sembrava non arrivare, perché un punto miracoloso mandò Alcaraz avanti. Solo che Jannik pian piano salì, tirò forte, anzi fortissimo, e nei momenti critici fu aiutato dalla prima e ancor più dalla seconda. Il primo italiano a vincere Wimbledon è stato, ed è, un uomo venuto da Sesto Pusteria capace di far cantare il proprio nome al pubblico del Centre Court, nella sua classica e composta maniera. 4-6 6-4 6-4 6-4 Sinner, d’autorità e di consapevolezza.

Sfida 14: Cincinnati 2025, finale. Sarebbe da depennare completamente dai precedenti perché si è trattato di una non partita, con Sinner ritirato dopo una ventina di minuti, sotto 0-5 e in evidente stato fisico non ideale. Del resto, a Cincinnati non è che il caldo abbia aiutato metà di entrambi i circuiti. 5-0 Alcaraz, ritiro Sinner. Conta solo per le statistiche.

Sfida 15: US Open 2025, finale. Alcaraz ci è arrivato come un treno, con soli due break ceduti, Sinner con qualche patema di tanto in tanto, ma pronto a difendere il numero 1. Alle sue bordate, però, Alcaraz ha risposto d’anticipo, cercando di non far giocare un uomo che si è trovato quasi sempre abbandonato da una prima scesa finanche sotto il 40% nel quarto set. Il tennis si gioca sugli attimi, anche dei due match point capaci di far sperare l’Italia per un attimo, ma con questo Alcaraz c’era poco da fare. 6-2 3-6 6-1 6-4 Alcaraz, l’unica sfida Slam chiaramente guidata senza discussioni dallo spagnolo.

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