Dabrowski, storia di resilienza e di rivalsa: dal cancro al seno al titolo allo US Open in 18 mesi
Se c’è un esempio di resilienza nel mondo del tennis, almeno allo stato attuale, questo è senza dubbio rappresentato da Gabriela Dabrowski. ‘Gaby’, come si fa amichevolmente chiamare, ha vinto da poche ore il titolo in doppio femminile allo US Open 2025, il secondo della sua carriera dopo quello conquistato nel 2023, ma solo qualche mese fa si è trovata a dover affrontare una delle sfide più difficili che la vita possa mettere davanti ad ognuno di noi. Una battaglia che, però, è riuscita a combattere, da guerriera qual è, con la stessa tenacia e la medesima forza d’animo che esprime in campo con la sua racchetta, al fianco dell’amica, collega e quasi connazionale Erin Routliffe. Che in quel periodo durissimo, probabilmente, è stata una delle persone che maggiormente le sono state vicino, conoscendo il feeling e l’alchimia che le lega.
Dabrowski, tre mesi di stop per curare il cancro al seno
Ma procediamo con ordine. Il 31 dicembre 2024, prima del Capodanno, che per tutti dovrebbe essere un giorno di festa, Gaby annunciava che nell’aprile di quello stesso anno gli era stato diagnosticato un cancro al seno. Un fulmine a ciel sereno, quello che si è abbattuto sulla vita della canadese, che l’ha costretta a prendersi una pausa di tre mesi dal tennis per le cure. Gabriela Dabrowski si è fermata, lasciando da parte per qualche settimana il suo lavoro – che fortunatamente coincide con la sua passione – e ha subito due interventi chirurgici. Ma c’è dell’altro. Sì, perché dopo sei mesi dalla terribile notizia, si è sottoposta ad un’ulteriore ecografia atta a controllare lo stato della malattia. Obbligata a subire un trattamento a livello endocrino, ha preso una decisione forte ed ha preferito tornare in campo, giocando durante la terapia curativa.
La sua storia è finita sul ‘The Ottawa Citizen’, quotidiano della sua città natale, che ha pubblicato una lettera ricevuta da una lettrice che la ringraziava per aver condiviso la sua storia. Più volte, nel corso delle interviste rilasciate negli ultimi mesi e riguardanti la sua malattia, ha spiegato di sentirsi una ‘sopravvissuta’ e considera un ‘privilegio’ il fatto di essere ancora in vita, sottolineando inoltre come ‘la diagnosi precoce salvi le vite’.
Dabrowski e quel legame indissolubile con Routliffe
A meno di un anno da quell’annuncio e a più di 12 mesi dalla scoperta di quel brutto male che viveva dentro di lei, Gabriela Dabrowski ha conquistato il suo secondo titolo a New York, al fianco di quella Erin Routliffe con cui ha ‘condiviso’ un infortunio. Per chi non lo sapesse, infatti, la neozelandese alla fine del 2024 ha patito la frattura di una costola causata dalla forte tosse dovuta alla bronchite. E a febbraio di quest’anno Gaby ha sofferto lo stesso infortunio, con la medesima diagnosi della sua compagna. Temi che inevitabilmente sono stati centrali nella conferenza stampa post premiazione dalla nordamericana: “È stato un viaggio incredibile. Il cancro, le costole rotte per entrambe. È stato davvero pazzesco. Non è stato facile, ma abbiamo dimostrato che possiamo raggiungere un livello davvero alto. Credo che sia la testimonianza di quello che mettiamo in campo e fuori, anche come amiche”.
Le due, oltre ad una grande amicizia, dividono per certi versi anche la ‘nazionalità’. Non in molti sono a conoscenza del passato della classe 1995, nata in Nuova Zelanda, ma residente in Canada e che ha rappresentato quest’ultima nazione dal 2009 al 2017. A parlarne è stata proprio Erin Routliffe: “Gaby dice sempre che sono più canadese di lei. Sono molto grata di poter giocare la per la Nuova Zelanda, ma è come se avessi due lati. Sono cresciuta lì, sono andata a scuola, da lì sono provenienti i miei genitori e ci sono cresciuta. Vorrei che si parlasse di più della doppia cittadinanza degli sportivi”.
Gaby, il futuro è tuo
Erin Routliffe è una delle persone che sono state più vicine a Gabriela Dabrowski, quelle che la stessa canadese ha ringraziato più volte pubblicamente. Dalla condivisione del dolore alla partecipazione ad una stessa gioia, rappresentata dal secondo trofeo alzato verso il cielo di New York, dopo quello conquistato nel 2023. Questo, però, ha un qualcosa di diverso. Sa di resilienza, profuma di ‘rivalsa’ verso la malattia che ha provato a destabilizzarla, ma soprattutto ha il sapore della speranza per un domani migliore. Il tutto accompagnato dalla consapevolezza di aver affrontato una delle sfide più dure che la vita ti possa mettere di fronte. Cara Gaby, il futuro è ancora tuo.