US Open: Alcaraz in finale, Djokovic battuto in tre set
[2] C. Alcaraz b. [7] N. Djokovic 6-5 7-6(4) 6-2
I consigli di Monica Seles, presentatasi a Flushing Meadows e sul campo di allenamento P1 per assistere Novak Djokovic non sono bastati a evitargli la sconfitta, ancora una volta in 3 set, nella semifinale con Alcaraz. Novak ha tuttavia poi detto ai colleghi serbi che l’ipotesi di ingaggiare Monica come sua coach resta in piedi: “Se deciderò di avere una donna come coach sarà certo lei, Monica e io ne stiamo parlando”.
Per la prima volta nella sua ancora giovane ma già fenomenale carriera, Carlos Alcaraz batte Novak Djokovic sul duro e accorcia 4-5 nei precedenti imponendosi per 6-5 7-6(4) 6-2 in due ore e ventitré minuti. Un solo servizio perso da Carlos che poi dirà di non aver giocato il suo miglior tennis del torneo (vincenti/non forzati 31-30), ma era un match complicato contro un Djokovic (15-30 W/U) che ha tenuto due set di alto livello senza tuttavia raccogliere nulla.
Una sfida in cui Alcaraz ha messo in mostra potenza, atletismo, giocate di gran classe, per una superiorità che non era in discussione, a differenza del risultato perché lo sappiamo capace di perdere questi incontri tra piccoli blackout e naturalmente un avversario che più di tutti è maestro a insinuarsi nei dubbi avversari. Un Djokovic che ha giocato il match che aveva in testa, ma il ritmo imposto dall’avversario ha esatto sulle gambe del trentottenne un tributo viepiù pesante, diventato decisivo sul punto del tie-break del secondo set quando Nole ha avuto l’occasione di agguantare l’avversario dopo avergli recuperato due mini-break. Il calo vistoso nelle battute iniziali del terzo è stato più che comprensibile, ma il campione di Belgrado è riuscito a non far dilagare – almeno non eccessivamente nel punteggio – un Carlos che ha trasformato l’84% delle prime in campo (non tantissime, 56%, ma l’efficacia non pare più in discussione).
Una vittoria necessaria per Alcaraz che più volte ha patito mentalmente il rivale – i precocissimi crampi in semifinale a Parigi nel 2023, la finale olimpica “non tatticamente ineccepibile” – ed era chiamato a dimostrare la sua superiorità, dopo la sconfitta relativamente inattesa lo scorso gennaio a Melbourne. Perché siamo abituati a dire che Djokovic perde solo da Sinner e Carlos, ma, se è vero che è dietro i due nuovi dominatori, rimane il fatto che negli Slam quest’anno aveva perso solo da Jannik (e da Zverev per ritiro in Australia). Insomma, mentre ci si interroga su chi possa inserirsi nella meravigliosa rivalità italo-spagnola (forse iniziata davvero proprio a New York tre anni fa) quando ogni nuovo nome che si faceva avanti presto “retrocedeva”, il rischio di questo match era che a prendersi il ruolo di terzo incomodo fosse… Alcaraz.
Primo set – Alcaraz subito avanti e non si fa riprendere
Nole ottiene poco dal servizio, una prima palla break se ne va sulla direzione sbagliata dell’attacco spagnolo, ma Carlos continua a rispondere con grande profondità e può iniziare la sfida con la testa avanti dopo aver consolidato il vantaggio. Djokovic muove il punteggio annullando con il servizio un’altra palla break, ma Alcaraz spinge davvero tanto e quando difende è mostruoso. Tuttavia, dal 40-0, un (già) ennesimo dritto in entrata tirato e pure fuori dove lo aspetta l’avversario dà il via a uno dei piccoli passaggi a vuoto marchio di fabbrica del classe 2003. C’è anche un tentativo di prendere la rete da due metri dietro la riga di fondo che dà la possibilità a Novak di tirare un passante bimane fotonico, roba da esibizione a Las Vegas. Carlos però si salva ai vantaggi, mentre c’è qualche recriminazione per la risposta serba non impeccabile.
Djokovic si affida alla prima per restare in scia, Alcaraz impressiona per come si salva in uscita dal servizio su ribattute noliane d’antan e poi ribalta lo scambio. Carlos serve sul 5-4, Djokovic sorride dopo un bel punto vinto e non è la prima volta, il 30 pari esalta il pubblico, ma due prime sul dritto di Belgrado chiudono il parziale 6-4, con Alcaraz superiore e la risposta che ha fatto la differenza. 8-13 il suo bilancio vincenti/gratuiti contro il 6-11 di Nole.
Secondo set – Gran partenza di Djokovic, ma Alcaraz si ritrova e vince un parziale di ottimo livello
Novak recupera da 0-30 il game di apertura giocando dei gran punti: non poteva certo permettersi di partire ancora sotto. Forse Carlos pensa al suo dritto lungo nel terzo punto, sbaglia troppo, arriva la prima palla break su cui di nuovo cerca un contropiede inesistente finendo per perdere punto e battuta. Lucidità spagnola scomparsa, il lob con l’altro a metà campo ne è solo un esempio e Djokovic sale 3-0.
Passato il momento insensato, Alcaraz si rimette a colpire con calma per ritrovare il filo, muove il punteggio e con un passantino di “dritto continental” guadagna la palla per rientrare trasformata sull’errore del 24 volte campione Slam; servizio murciano e 3 pari.
Un paio di game e Nole si ritrova sotto 0-30, ma vince un punto fondamentale da 27 colpi; l’arbitro gli concede 45 secondi per ripigliarsi, Carlos ci mette del suo mandando in rete la terza smorzata su tre, questa ad avversario battuto, ma non la paga nel game successivo, anzi, lo gestisce al meglio. Sul 6-5 Djokovic chiede di avere il fisio a fine set (gli tratterà la spalla destra) e il tie-break arriva.
Ci si diverte, tra la gran risposta spagnola in allungo ad aprire e lo scambio a rete che con cui Nole si riprende il mini-break, di nuovo Alcaraz che sembra poter dilagare (4-1) ma poi sbaglia un dritto a campo aperto e si fa beffare dal gran recupero serbo sulla smorzata. L’aggancio però non arriva perché un Djokovic in debito di ossigeno affossa il dritto dopo essersi creato lo spazio con un gran scambio di entrambi: è il punto decisivo che chiuderà la contesa, perché una prima e un’ottima seconda spagnole non tonano indietro e Alcaraz è due set a zero. Undicesimo tie-break perso da Nole quest’anno su diciotto. 7-12 il bilancio winner/unforced, 13-14 per Carlos.
Terzo set – Nole non ne ha più, Carlos in scioltezza verso il traguardo
Perso il secondo parziale in volata, Djokovic non ha più appigli per scalare quella che è ormai una montagna. Due doppi falli e cede il servizio al quarto game, Alcaraz è padrone del campo com’è naturale che sia, altri due errori per consegnare l’ultimo turno di battuta e Carlos va a prendersi il suo posto in finale in attesa di Jannik Sinner. O di Felix Auger-Aliassime.