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US Open, Darderi: “Il match di oggi mi dà tanta fiducia. Voglio arrivare a giocare con Alcaraz”

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Dopo una stagione travagliata e un recente infortunio al piede che lo ha fatto di nuovo tribolare, Luciano Darderi ha sfoderato un’ottima prestazione contro l’australiano Rinky Hijikata, petraltro ancora alle prese da Wimbledon con un infortunio agli addominali che lo ha notevolmente debilitato.

Entrato in tabellone con l’ultima testa di serie (n. 32), l’italo-argentino è stato sorteggiato nell’ultimo trentaduesimo di tabellone insieme con Carlos Alcaraz, che potrebbe essere il suo avversario di terzo turno.

Queste le dichiarazioni di Darderi dopo il match.

LUCIANO DARDERI: Tutti e due rientravamo da un infortunio, quindi i primi game sono stati un po’ difficili, ma alla fine hai gestito molto bene la partita. Non me l’aspettavo di giocare così perché tornando da un infortunio è sempre difficile, poi sul cemento che non è la mia superficie. Oggi, sinceramente, mi sono sentito molto solido in campo, e sono contento di questo. Ho anche fatto una bella differenza con il servizio oggi e anche questa è stata la chiave della partita.

Ne parlavamo a Wimbledon: stai crescendo in maniera sempre più convinta anche sulle superfici veloci. Mai dire che Darderi gioca meglio solo sulla terra? Che giocatore stai diventando?

LUCIANO DARDERI: Come ho sempre detto, io ho pochissime ore sul cemento. Il mio gioco, però, si adatta abbastanza bene al cemento, anche perché tiro forte col servizio. La risposta è la parte che mi mette più in difficoltà, perché è diversa dalla terra, però oggi ho risposto bene per quasi tutto il match. Giocare tre set di fila contro un giocatore come Hijikata, che sul cemento ha ottenuto buoni risultati, è un bel segnale.

Dopo quello che è successo all’inizio dell’anno, in cui hai avuto tanti problemi fisici, e qui durante quest’estate ci sono stati diversi giocatori che si sono sentiti male, a partire da Jannik. Tu come ti sei sentito in queste settimane in Nord America?

LUCIANO DARDERI: Per il momento bene, alla fine ho giocato. Quest’anno a gennaio e febbraio sono stato male, come capita a tanti giocatori. Mi dispiace perché avevo fatto una bella preparazione lunga sul cemento e poi non potevo esprimere il mio miglior tennis. Praticamente non ho giocato nessun torneo sul cemento. A gennaio sono partito subito sulla terra, dopo l’Australia mi sono fermato tre o quattro settimane per preparare al meglio Buenos Aires e Rio, dove ho incontrato Cerundolo nei primi turni, che sulla terra è molto forte. Sono state due partite lottate, ma sono cose che capitano a tutti. Bisogna essere forti mentalmente anche in quei momenti. Ora sto tornando da un infortunio, ho fatto uno o due allenamenti prima di questa partita, ho giocato solo una partita con McDonald senza allenarmi veramente, sono entrato direttamente in campo per provare il piede. Per fortuna il piede sta migliorando molto, che è la cosa importante. Essere sano fisicamente e avere continuità è fondamentale per andare avanti.

Adesso hai Elliot Spizzirri. Non hai giocato contro di lui, lo conosci?

LUCIANO DARDERI: No, è un giocatore di college, ho visto qualche sua partita. Sul cemento si trova molto bene, è la sua superficie, ma penso di poterlo battere anche se sarà dura. Essendo americano e giocando in casa sarà una partita tosta, ma sono pronto per affrontare il secondo turno e andare avanti. Dopo la partita di oggi mi sento davvero in fiducia.

Qual è la situazione più difficile da adattarsi sul cemento per un giocatore che è cresciuto sulla terra, come dici tu? E poi, tu sei in questo momento il quarto giocatore italiano: stai pensando alla Coppa Davis?

LUCIANO DARDERI: La cosa più difficile è il movimento; spostarsi sul cemento è molto diverso rispetto alla terra. Il tempo sulla palla cambia, la palla schizza di più, bisogna giocare più dentro al campo, come ho fatto oggi, ho cambiato un po’ il gioco. Per la Coppa Davis, ovviamente è un sogno. Quest’anno gli obiettivi sono giocare la Davis e entrare in top 20, sono questi i due obiettivi principali. Spero di poter essere convocato almeno nella squadra di Davis, mi piacerebbe molto.

A proposito di Coppa Davis: in Argentina c’è una passione incredibile per la Coppa Davis. Lo vivi in maniera particolare da argentino oppure no? Lo senti forse di più rispetto ad altri giocatori?

LUCIANO DARDERI: Non saprei. Non ho mai giocato la Coppa Davis in Argentina, anche se sono stato lì, non ho mai giocato per la nazionale.

Ma l’atmosfera l’hai sentita?

LUCIANO DARDERI: Sì, l’atmosfera è molto bella, ma da quando è cambiato il formato della Davis è un po’ diverso. Ora si gioca sempre indoor. Ricordo quando giocavano Argentina-Italia e c’era un’atmosfera diversa. L’anno scorso a Bologna era pieno già dai quarti di finale in poi, è una cosa diversa. Mi piacerebbe giocare la Davis, anche se potremmo fare due squadre quest’anno, ci sono tanti giocatori tra cui scegliere. Se toccherà a me sarò molto contento, ma credo che ce la meritiamo in tanti.

Il tabellone: lo guardi? Ci sono giocatori che lo guardano, altri che dicono di non guardarlo. Tu lo hai guardato? Se andassi avanti sai cosa ti aspetta?

LUCIANO DARDERI: Sì, appena è uscito il tabellone la prima cosa che ho visto è stata che ho fissato in testa prima di tutto di arrivare al terzo turno. Sarebbe bellissimo giocare contro Alcaraz al terzo turno, ma deve vincere anche lui, non è scontato, anche se è tra i più forti del mondo. Nel tennis può succedere di tutto. Mi piacerebbe tanto giocare contro di lui su uno stadio grande, sarebbe la prima volta.

Sarebbe la prima volta che giocheresti su un campo centrale in uno Slam, giusto?

LUCIANO DARDERI: Sì, sarebbe la prima volta in uno Slam. Al Foro anche si sente molto l’atmosfera.

Cosa significa per un giocatore del tuo livello giocare su un campo centrale contro il numero uno o il numero due del mondo? È un traguardo raggiunto o più una soddisfazione personale?

LUCIANO DARDERI: Prima di tutto ci voglio arrivare, manca ancora un match. Poi è il frutto di un lavoro di tantissimi anni. Confrontarsi in uno stadio così, contro gente forte, ti aiuta a capire a che livello sei, quanto sei lontano. Sono giovane e voglio andare ancora più avanti, capire dove posso migliorare. Quando giochi contro questi giocatori capisci davvero su cosa puoi lavorare, anche in allenamento, ma farlo in partita è diverso perché c’è più pressione rispetto ad allenarsi.

Con chi ti sei mai allenato tra i più forti?

LUCIANO DARDERI: Come ranking, Jannik. Ho fatto due settimane di sparring con Nole nel 2020, l’anno del Covid. Mi sono allenato anche con Berrettini, Thiem, Schwartzman.

Chi ti ha impressionato di più, un colpo che ti è rimasto?

LUCIANO DARDERI: Djokovic, per come si allena, per l’intensità alta e la forza mentale che ha sempre dimostrato.

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