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ATP Toronto, Ben 1000: Shelton piega Khachanov e si regala il primo Master della carriera

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[4]B.Shelton b. [11]K.Khachanov 6(5)-7 6-4 7-6(3)

Ben 10 è l’idolo di tanti bambini, da oggi per quelli appassionati di tennis sarà Ben 1000. Gli USA tornano ad avere un vincitore del Master canadese 22 anni dopo Andy Roddick. Il successore di Alexei Popyrin, trionfatore lo scorso anno a Montreal, è Ben Shelton che alza il trofeo in quel di Toronto dopo una straordinaria finale con Karen Khachanov che si arrende con l’onore delle armi 7-6(5) 4-6 6(3)-7 in quasi tre ore di gioco. Il russo rimane all’ultimo acuto di Parigi-Bercy datato otto anni fa mentre lo statunitense fa saltare il tappo della sua carriera con un titolo che sa di consacrazione: da lunedì raggiungerà il suo best ranking alla posizione numero 6.

Primo set: Shelton ci crede, Khachanov spinge nel tie break

Shelton sceglie di servire, e fa bene. L’americano mostra i muscoli già dal pronti via, lasciando Khachanov a zero dopo aver tirato giù due ace. Il russo, nonostante la stecca di dritto, segue a ruota il rivale infilando quattro punti e chiudendo allo stesso modo il proprio turno di servizio. Il terzo gioco può essere una metafora dell’andamento veloce del primo set, con lo statunitense a seguire più di una volta la sua seconda per abbreviare lo scambio. Quando Karen sembra essere un po’ in ritardo di condizione e portare con sé qualche scoria della semifinale con Zverev, arriva un buon game condito da un atletico smash in arretramento e qualche accelerazione degna del repertorio: 3-3.

Bisogna aspettare il settimo gioco per arrivare ai vantaggi, con il numero 7 del ranking che perde il braccio di ferro e viene in filato dal dritto dell’avversario. Ben si scompone e regala una palla break evitabile, ma giunge in aiuto una prima a 226Km su cui il moscovita per poco manca la linea di fondo. Il nativo di Atlanta non viene via dalla buca in modo definitivo, perchè alla seconda occasione da neutralizzare, si veste da masochista e con una palla corta eseguita male si concede a Khachanov. Una situazione analoga a parti inverse vale il 30-30 e poteva essere la sliding door del contro break, ma la fretta è cattiva consigliera per il giocatore a stelle e strisce che si spazientisce e spara un dritto in rete sulla palla break, ottenuta dopo uno scambio taglia gambe per il numero 11 del seeding.

Aiutati che il ciel ti aiuta, con Shelton che ha il merito di continuare a crederci sotto 5-4 in risposta e sale sull’ultimo treno del primo set: doppio nastro sulla palla break e si va a oltranza. Il numero 16 al mondo passa da servire per il match a lottare per guadagnarsi il tie break. Malgrado il suo rovescio diventi falloso, l’ex campione di Parigi-Bercy tiene a bada i dritti lungolinea incendiari dell’americano e sopravvive a tre set point. Il tredicesimo gioco è caratterizzato dai tanti mini break con solo tre turni al servizio mantenuti su nove giocati. Il classe 1996, sotto 5-4, decide di fare all-in e sfonda a ripetizione con il dritto trovando due punti di fila. Il set point è giocato di pura esperienza e Khachanov vola sull’1-0.

Secondo set:Il sistema di chiamata si blocca, Shelton no: è 1-1

I primi due game sono interlocutori sia per il russo che per l’americano. Per il manuale di difese mostruose consultare le immagini del 2-1 30-30 dove Khachanov resiste a un paio di accelerazioni di Shelton, gira lo scambio e conclude con uno smash. Nonostante ciò, lo statunitense tiene la battuta: 2-2. Karen serve e il quinto game è caratterizzato da un problema audio al sistema di chiamata che manda Ben su tutte le furie, il gioco riprende con un velo di scetticismo da parte dei giocatori.

Si rimane on serve al cambio campo. È il momento di stringere i denti per il russo-georgiano che deve inventarsi degli autentici miracoli per fare punto, mentre fioccano i vincenti di dritto per il classe 1996. La pressione carica a pallettoni il numero 4 del seeding che si accende improvvisamente: conquista due palle break aprendosi il campo con il rovescio e le tramuta in sorpasso pescando gli ultimi centimetri di campo con un dritto al fulmicotone. Rispetto al parziale precedente è lui ad avere sulla racchetta le sorti del set. Succede di tutto: va sotto 0-40, annulla tre palle del contro break, doppio fallo, ne cancella un’altra e poi mette il lucchetto con un passante incrociato in contropiede che sorprende Khachanov avventatosi a rete. 6-4 e un set pari.

Terzo set: Regna l’equilibrio, Shelton si vendica al tie break

Si prospetta una battaglia all’orizzonte. Shelton chiama il fisioterapista per farsi massaggiare il quadricipite mentre Khahcanov va negli spogliatoi. Nessuna partenza con il botto, nessun break e solo un doppio fallo a testa da ravvisare per i primi quattro game del set decisivo. L’acido lattico inizia a farsi sentire, specie per lo statunitense che sembra meno centrato nel rispondere al primo colpo del russo. Se la concentrazione va a intermittenza, la prima di servizio è a pieno regime risultando inattaccabile. Stesso discorso per Karen, primo ad arrivare a 5 giochi. Ben segue a ruota.

La testa di serie numero 11 inizia il game scaricando tutto l’arsenale in campo con il classe 2002 a fare inutilmente il tergicristallo, con il turno di battuta tenuto a zero. Manco a dirlo, il nativo di Atalanta va di emulazione designando il tie break come la degna conclusione di questa finale. Uno dei rari duelli da fondo persi da Khachanov coincide con il primo mini break appannaggio di Shelton. Ennesimo servizio a 220Km/h e si ritorna sulla racchetta del campione 2018 di Parigi-Bercy chiamato a risalire dal 3-0. Due punti per lui, ma si gira con Ben avanti 4-2. Forte del vantaggio, l’americano tira fuori dal cilindro una risposta vincente che lo porta a quattro match point. Annullato il primo, ma all’ennesima sportellata Khachanov si arrende mandando in rete il recupero di dritto.

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