Il calvario di Juncheng Shang: “Mi svegliavo di notte per il dolore al piede”
Juncheng Shang è tornato. Lo scorso 5 marzo il classe 2005 cinese si è sottoposto a un intervento chirurgico al piede destro. Le prime partite del 2025 sembravano lasciar intendere un ottimo stato di forma del mancino di Pechino, spintosi sino alla semifinale nel 250 di Hong Kong nella prima settimana della stagione. Poi, il ritiro in semifinale contro Kei Nishikori e un altro ancora, dopo neanche due set giocati, al primo turno dell’Australian Open contro Alejandro Davidovich Fokina in data 13 gennaio. Quindi qualche settimana di stop e poi la drastica decisione: sottoporsi a un’operazione chirurgica.
“A volte mi svegliavo nel cuore della notte e iniziavo ad avere dolore; così dovevo camminare un po’ per far circolare il sangue nel piede”, ha rivelato l’allievo di Martin Alund in un’intervista rilasciata al sito ATP Tour. “Non è stato un momento piacevole. In Australia ho avuto parecchie difficoltà. Pensavamo fosse una contusione ossea o qualcosa del genere, e credevamo che non fosse poi così grave. Ma dopo circa un mese, il dolore era ancora lo stesso”.
Dunque, la decisione di andare sotto i ferri. Poi, piano piano, giorno dopo giorno, la lenta e paziente convalescenza. “Il dolore è scomparso, a parte quello dei tagli che mi avevano fatto con il bisturi. Ovviamente, i farmaci all’inizio mi hanno aiutato molto. Ma dopo, durante la riabilitazione, mi faceva un po’ male qua e là. Quando camminavo avevo sempre un po’ paura che qualcosa si potesse rompere. Nel complesso, però, è andata davvero bene. Sono contento di essermi divertito a casa, di aver trascorso del tempo con la mia famiglia. Il mio fisioterapista Charlie è fantastico. Ha avuto un ruolo fondamentale in questa riabilitazione”.
Dei mesi, trascorsi in Florida, in cui ‘Jerry’ si è avventurato nel magico mondo di Harry Potter, leggendo tutti i libri e guardando l’intera saga cinematografica. Ma anche il golf – se non avesse giocato a tennis probabilmente avrebbe provato a diventare un professionista di questa disciplina – gli ha rallegrato le giornate: “Ovviamente, il golf è migliorato molto in quel periodo”.
Shang ha ripreso la racchetta in mano a inizio aprile, procedendo con molta calma. Più le settimane passavano, più Juncheng si sentiva meglio. Verso fine maggio, inizio giugno, la realizzazione che poteva tornare a spingere al massimo in allenamento, così da potersi preparare per il rientro nel circuito. “È stato allora che ho capito che la questione del piede era sistemata e tutto ciò che dovevamo fare era tornare in forma e trovare il ritmo giusto per la partita”.
Nonostante la sconfitta all’esordio a Toronto (subita qualche giorno dopo quest’intervista), per 6-3 7-6(3) contro l’australiano James Duckworth, il ventenne cinese si è detto entusiasta di tornare a competere nel circuito, anche se sa che ci vorrà del tempo prima che torni ad avere il giusto ritmo partita. “Penso che ora la parte più emozionante sia che non ho più dolore e gioco felice in campo. Non importa quali saranno i risultati. Sono contento di giocare i pochi tornei rimasti quest’anno, che non sono molti. Ma ho la mia parte preferita della stagione, quella in casa, subito dopo lo US Open. Quindi, penso che tutto sia positivo. Ovviamente il ritmo nel Tour è molto diverso da quando ti alleni”.
Con i colpi rodati, però, ‘Jerry’ ha già dimostrato di poter giocare ad altissimi livelli nel 2024. La semifinale a Hong Kong, il terzo turno sia all’Australian Open che allo US Open e, poco prima della tappa newyorchese, un altro penultimo atto in quel di Atlanta. Ma è a casa sua, in Cina, che Shang ha ottenuto il risultato sino ad ora più importante della carriera: il primo titolo nel 250 di Chengdu sconfiggendo in finale Lorenzo Musetti. Pochi giorni dopo, l’investitura di Carlos Alcaraz (“Farà grandi cose, sarà tra i migliori”) e il best ranking di numero 47. Insomma, le qualità ci sono, la volontà di tornare al massimo livello anche. E il tempo è dalla sua parte. ‘Jerry’ Shang ha voglia di tornare a fare sul serio.