Sette italiani nei primi 50 del mondo, eguagliato un record. È duello con gli Stati Uniti: le prospettive
La classifica ATP della settimana iniziata il 21 luglio presenta sette italiani nei primi 50 del mondo: un dato che solo cinque anni fa era inimmaginabile, un record che oggi non è nemmeno più una novità. Era infatti già successo il 7 aprile scorso, e anche in quell’occasione è successo grazie a un titolo di Luciano Darderi, quello vinto a Marrakech. Proprio il tennista di origini argentine ha permesso al tennis azzurro di tornare a quota sette vincendo l’alloro di Bastad. Al momento nessuna nazione tennistica ha un contingente superiore nella Top 50. Di seguito la classifica delle nazioni più rappresentate al momento:
7 Italia (1 Sinner, 7 Musetti, 18 Cobolli, 37 Sonego, 42 Berrettini, 44 Arnaldi, 46 Darderi)
7 Stati Uniti (4 Fritz, 8 Shelton, 11 Tiafoe, 15 Paul, 32 Nakashima, 33 Korda, 34 Michelsen)
5 Francia (21 Fils, 23 Humbert, 39 Muller, 45 Mpetshi Perricard, 48 Monfils)
3 Spagna (2 Alcaraz, 26 Davidovich Fokina, 50 Munar)
3 Russia (10 Rublev, 14 Medvedev, 16 Khachanov)
3 Canada (27 Auger-Aliassime, 28 Shapovalov, 35 Diallo)
3 Repubblica Ceca (17 Mensik, 22 Machac, 25 Lehecka)
Come si può notare, l’Italia è in testa insieme agli Stati Uniti, e fa specie poterlo affermare, considerando la differenza a livello di popolazione e praticanti. L’Italia ha un campionissimo come Sinner, gli USA no, ma hanno comunque un movimento solido, con quattro tennisti costantemente nei dintorni della Top 10 e sette nei primi 40. La situazione è in netta crescita rispetto a dieci anni fa: il 20 luglio 2015 c’erano tre statunitensi nei primi 30 (18 Isner, 31 Sock, 34 Querrey), in quello che fu forse il momento peggiore di sempre per una nazione che è sempre stata un gigante di questo sport. E già dalla prossima settimana (quella che inizierà il 28 luglio) gli atleti a stelle e strisce torneranno in vetta: l’Italia è destinata a veder scendere a 6 il numero di presenze in Top 50 perché Matteo Berrettini perderà (senza difenderli) i 250 punti della vittoria di Kitzbuhel 2024 (al momento le classifiche live lo danno al n.55). Rischia presto di perdere terreno anche Matteo Arnaldi, che a inizio agosto ha una pesante cambiale da difendere, ossia i 400 punti della semifinale di Canada 2024. A proposito di punti che scadono, vanno ricordati i 330 di Flavio Cobolli, che deve difendere la finale di Washington.
Italia, cosa deve succedere per avere 7 tennisti nei primi 40?
Cosa dovrà succedere perché l’Italia possa tornare alla pari nel duello con gli Stati Uniti, puntando magari ad avere sette tennisti in Top 40 come gli USA? Sicuramente questo traguardo passa dal recupero di Matteo Berrettini, che da Roma in poi è finito di nuovo in preda a una spirale di infortuni e cattivi pensieri. Preoccupa la situazione del tennista romano, apparso dimesso più del dovuto a Wimbledon. Al momento non ci sono indicazioni circa la sua partecipazione ai due Masters 1000 sul cemento, ai quali dovrebbe essere ai nastri di partenza. Matteo Arnaldi dovrà ritrovare continuità in una stagione che fin qui è stata caratterizzata da alti e bassi: l’auspicio è che il cemento nordamericano, superficie sulla quale si è sempre trovato a proprio agio, possa aiutare. Si spera poi nella crescita di Mattia Bellucci, che con un incoraggiante terzo turno a Wimbledon si è messo alle spalle un 2025 avaro di soddisfazioni dalla semifinale colta a Rotterdam in poi, e di Luca Nardi, che oggi annaspa alla posizione 96, non certo all’altezza del suo talento tennistico. Entrambi hanno il potenziale per fare meglio di così e da qui a fine anno c’è margine per salire in classifica (Bellucci, in estate, perderà però 158 punti tra Atlanta, Washington e Challenger di Cary).
Le età dell’oro di Spagna e Svezia sono un ricordo
Va in ogni caso apprezzato il momento storico che vive il tennis italiano, questa è un’età dell’oro che va goduta appieno sperando che la sua onda lunga possa generare stabilità anche nei decenni a venire. Non è accaduto questo alla Svezia, che quarant’anni fa (22 luglio 1985) poteva vantare sei tennisti nei primi 30 del mondo (Wilander, Jarryd, Nystrom, Edberg, Sundstrom, Gunnarson) e oggi si ritrova con zero giocatori nei primi 100 del mondo. Anche la Spagna, per essere la Spagna, vive un momento non eccezionale. Vent’anni fa (25 luglio 2005) gli iberici avevano sei giocatori tra i primi 30 (Nadal, Robredo, Ferrer, Lopez, Ferrero e Moya, già numero uno in precedenza), oggi tre nei primi 50: se si toglie il campione Alcaraz gli altri fanno fatica a tenere viva la tradizione. In Italia la giovane età dei nostri alfieri (tra i primi nove azzurri solo Berrettini e Sonego sono over 25) fa ben sperare, così come il fatto che dalle retrovie non mancano talenti interessanti, dai Cinà ai Vasami e Basile.