Wimbledon si espande: ok dell’Alta Corte all’allargamento del sito
Non ci saranno più ostacoli legali alla trasformazione più ambiziosa nella storia recente di Wimbledon. Il celebre torneo londinese, simbolo dell’eleganza e tradizione sportiva applicata al tennis, si prepara a cambiare pelle. Questa volta definitivamente. Il progetto voluto dall’All England Club per triplicare la superficie attuale ha superato anche l’ultimo scoglio giudiziario: l’Alta Corte britannica ha respinto il ricorso del gruppo ambientalista (e di residenti) “Save Wimbledon Park”, spianando la strada alla costruzione di 38 nuovi campi da tennis e di uno stadio da 8.000 posti sull’area dell’ex campo da golf di Wimbledon Park.
Il progetto: qualificazioni on-site e un nuovo parco pubblico
L’idea – che circola da anni ma ha ricevuto luce verde definitiva solo nel 2023 – è di rendere il torneo di Wimbledon ancor più autosufficiente e centralizzato, riportando le qualificazioni (attualmente ospitate a Roehampton) all’interno del perimetro ufficiale dello Slam. Per farlo, l’All England Club intende utilizzare i 27 ettari dell’ex Wimbledon Park Golf Club, acquistato nel 1993 (diritto di proprietà) e nel 2021 (diritto di locazione).
Oltre ai nuovi campi da tennis e allo stadio, il piano prevede sette edifici per la manutenzione, nuovi accessi, aree di servizio, una passerella sul lago e – dettaglio sottolineato con orgoglio dal club – un parco pubblico accessibile ai cittadini, per un totale di 27 acri (circa 11 ettari) restituiti alla comunità.
“La realizzazione di questo progetto – ha dichiarato Debbie Jevans, presidente del Board dell’All England Club – consentirà benefici significativi non solo per il torneo, ma per l’intera città. Riporteremo le qualificazioni a casa e restituiremo ai londinesi una nuova area verde accessibile”.
Il fronte del no: “Una delle aree più protette del Regno Unito”
A opporsi al progetto è stato il gruppo Save Wimbledon Park (SWP), che ha avviato un’azione legale contro la Greater London Authority, sostenendo che l’approvazione urbanistica fosse “irrazionale” e lesiva del patrimonio culturale e paesaggistico.
Il parco in questione, infatti, è classificato come sito di interesse storico di secondo livello (Grade II), e parte del suo disegno originale è attribuito al celebre architetto paesaggista Lancelot “Capability” Brown. Secondo i legali di SWP, il terreno sarebbe vincolato da un “trust statutario” che ne impone l’uso esclusivo per attività ricreative aperte al pubblico, oltre che da specifici vincoli di utilizzo.
Durante l’udienza, l’avvocato Sasha White KC ha sostenuto che la trasformazione prevista “non solo comprometterebbe l’accessibilità pubblica dell’area, ma ne limiterebbe in modo irreversibile l’apertura visiva e paesaggistica”. Il suo commento è lapidario: “È difficile immaginare un terreno più protetto di questo nel sistema urbanistico britannico”.
Il verdetto del giudice: “Scelta pianificatoria legittima”
A smentire questa lettura è stato il giudice Mr Justice Saini, che lunedì ha respinto in toto il ricorso del gruppo ambientalista. Secondo la sua valutazione, la decisione dell’amministrazione londinese è stata “un giudizio pianificatorio razionalmente esercitato, tenendo conto dei fattori appropriati e rilevanti”. In altre parole, pur riconoscendo l’esistenza dei vincoli, il giudice ha stabilito che questi non rappresentano un ostacolo decisivo alla realizzazione del progetto.
Determinante in questo senso il parere degli esperti nominati dal GLA (Greater London Authority), secondo cui “la presenza del trust e dei vincoli non costituisce un elemento materiale sufficiente per negare il permesso di costruzione”.
Da segnalare che il sindaco di Londra, Sadiq Khan, si è astenuto dal partecipare al processo decisionale per evitare un conflitto di interessi, avendo espresso in passato pubblicamente il proprio sostegno al progetto. La decisione finale è stata presa dal vice sindaco con delega all’urbanistica, Jules Pipe, che ha definito l’intervento “altamente vantaggioso per la città” e “in grado di produrre benefici tali da superare qualsiasi potenziale danno paesaggistico”.
E ora cosa succede?
Con il via libera dell’Alta Corte, l’All England Club ha la strada spianata per avviare i lavori. Non sarà un processo immediato: serviranno anni per completare l’intera operazione, che dovrà essere condotta con attenzione anche dal punto di vista ambientale e archeologico, ma la direzione è tracciata: il Wimbledon del futuro sarà più grande, più moderno e più “aperto”, almeno nelle intenzioni.
Per i puristi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club, abituati al silenzio ovattato dei prati verdi e alla tradizione centenaria del torneo, sarà forse uno shock, ma il mondo del tennis, come quello delle città, cambia. E Wimbledon ha scelto di cambiare restando se stesso, come in tutte le sue trasformazioni. Per chi l’ha vissuto almeno una volta sa benissimo che è il mondo esterno ad adattarsi a Wimbledon e non sarà mai il contrario. Questa espansione è di sicuro un grande investimento e un’opera che potremmo definire faraonica, avendo visto con i nostri occhi l’area interessata. Il progetto punta comunque al mantenimento di tanto verde da restituire ai cittadini e agli abitanti, per un Wimbledon che possa vivere 365 giorni l’anno e non più solo 14. È il momento giusto per farlo, o almeno, di provarci.