Fritz sul calendario: “Troppi eventi. Non sapevo ci fosse anche la Hopman Cup”
I forfait di Jannik Sinner, Novak Djokovic e Jack Draper, a cui nelle ultime ore si è aggiunto ufficialmente anche quello di Carlos Alcaraz, hanno aperto interrogativi di varia natura. In Canada per l’ATP 1000 di Toronto, infatti, non voleranno quattro dei primi sei giocatori del mondo. Al di là delle motivazioni che ciascun tennista ha fornito, vi è una spiegazione che trova radici nella riforma dei Masters 1000, dilatati nella durata da una a due settimane – qui potrete approfondire il tema con il pezzo di Carlo Galati.
Le polemiche sull’affollamento del calendario tennistico non accennano a placarsi. Un assembramento infinito di tornei che non consente, nel bene e nel male, di realizzare con contezza ciò che va avvenendo nelle carriere dei giocatori. E molti dei protagonisti si sono già espressi in merito. La manifestazione canadese, che paga anche una collocazione in un momento delicato della stagione, tra il clima poco favorevole e il passaggio assai repentino dall’erba al cemento, ha rianimato gli interrogativi.
Ad esprimersi in merito, in occasione del suo arrivo a Washington, è stato Taylor Fritz, che farà il suo esordio da testa di serie numero 1 nel 500 di casa contro Aleksandar Vukic.
“È un tema complicato, un argomento strano se prendiamo in considerazione gli ultimi anni. Probabilmente quasi tutti i giocatori chiedono da tempo che la stagione sia più corta… Tuttavia, tutto quello che stiamo facendo è allungarla ancora di più, aggiungendo più cose, più tappe, persino sviluppando tornei più lunghi” dichiara il numero 4 del mondo, reduce da una semifinale a Wimbledon neppure due settimane fa, ma già chiamato a essere pronto per la campagna sul duro. Sul nuovo format dei Masters 1000 Fritz non usa giri di parole: “Si voleva dare più valore a questi tornei ma il risultato è l’effetto opposto. I migliori saltano appuntamenti importanti semplicemente perché non ce la fanno più. E’ un format che genera stanchezza“.
Un pensiero Taylor lo dedica anche alla Hopman Cup, svoltasi la settimana scorsa a Bari, con il trionfo del Canada sull’Italia.
“Ho visto che la Hopman Cup si è disputata quest’estate dopo Wimbledon. Onestamente, non sapevo nemmeno che questo torneo si stesse giocando” confessa lo statunitense. “Hanno avuto nel torneo gente come Felix Auger Aliassime o Flavio Cobolli, presenti nel tabellone dopo aver giocato uno Slam come Wimbledon e uno di loro è anche arrivato piuttosto avanti”. Questa competizione ha il sapore della storia, ma da qualche stagione, dopo essere stata traslata da gennaio a luglio, ha perso tutta l’attrattiva che aveva, soprattutto per i top player, nonostante qualcuno provi ancora a non tirarsi indietro.
“Se ci pensi, è una follia: semplicemente non smettiamo di aggiungere eventi al calendario, ancora e ancora” chiosa Fritz, facendosi portavoce di un malcontento diffuso nel circuito.
“Ovviamente, credo che alcune parti siano state accorciate per trovare una maggiore connessione tra i tornei, ma dovremmo lavorare in un’altra direzione” conclude l’americano, al 14esimo torneo da quando è iniziata la stagione. “È curioso vedere come possiamo accorciare certi elementi, come ad esempio lo spazio tra i tornei, ma poi non siamo capaci di trovare il modo di accorciare il calendario in sé, con delle settimane in cui non ci sia nulla. Sarebbe bello se ci fosse qualche settimana libera in più e se si accorciasse la stagione, ma ormai non so nemmeno io perché giochiamo così tanto…. ci sono ancora un sacco di tornei”.