C’è un altro Dodig in città: Matej a Trieste conquista il suo primo torneo Challenger
M. Dodig [Q] b. T. A. Tirante [5] 6-3 6-4
Se i precedenti contano qualcosa, Matej Dodig ha di che ben sperare grazie alla vittoria al “Città di Trieste”, l’ATP Challenger 125 che si disputa nel capoluogo giuliano. A Trieste era infatti già accaduto che un teenager proveniente dalle qualificazioni conquistasse il suo primo torneo Challenger proprio su questi campi: era il 2020, la prima edizione del torneo, e quel teenager era un certo Carlitos Alcaraz. Situazioni sicuramente diverse: Carlitos, all’epoca, aveva compiuto da poco 17 anni e già si parlava di lui come di un potenziale crack di livello assoluto. Dodig, invece, ne compirà 20 tra qualche giorno e il suo status di grande promessa è finora rimasto circoscritto alla nazione di provenienza, la Croazia. Che però di tennisti di livello se ne intende…
Sta di fatto che come il fenomeno di Murcia cinque anni fa, tra qualificazioni e tabellone principale anche il giovane croato ha inanellato sette vittorie consecutive sui campi in terra battuta del Tennis Club Triestino. Perdendo curiosamente l’unico set nel primo turno delle qualificazioni, contro il coetaneo italiano Caniato, prima di superare un altro tennista italiano, la wild card locale Pampanin, per accedere al tabellone principale. Un tabellone non certo agevole quello del 19enne di Osijek, che si è trovato ad affrontare un mix di giovani emergenti e di solidi mestieranti del circuito Challenger. Al primo turno ha infatti superato uno dei favoriti, il 22enne ceco Svrcina, tds n. 3, finalista meno di un mese fa a Poznan e già vincitore di due Challenger nel corso della stagione. A seguire un ex top 100, il classe 1999 austriaco Rodionov, nei quarti di nuovo un 22enne in ascesa come l’altro austriaco Neumayer, da questa primavera entrato stabilmente nei primi 200, e in semifinale il sempre ostico indiano Nagal, che lo scorso anno di questi tempi festeggiava il best ranking di n. 68 ATP.
La finale
In finale Dodig ha affrontato un solido frequentatore del circuito cadetto come il 24enne argentino Thiago Augustin Tirante, che ovviamente – come da tradizione gaucha – ha nella terra battuta la superficie preferita. Il suo miglior risultato è arrivato infatti sul mattone tritato, la semifinale al 250 di Bastad dell’anno scorso grazie alla quale poco dopo è entrato tra i primi 100 della classifica mondiale, e quest’anno ci ha vinto il Challenger di Cordoba. Ma pochi mesi fa si è fatto rispettare anche sul cemento, quello prestigioso del Masters 1000 di Miami, dove dopo aver superato le qualificazioni ha battuto Cobolli prima di cedere solo 7-6 al terzo a Shapovalov.
Considerate l’esperienza e l’autorevolezza con cui si era sbarazzato dei suoi avversari lungo il percorso verso la sua terza finale Challenger negli ultimi 12 mesi, l’argentino n. 121 ATP (mentre Dodig era arrivato a Trieste da n. 359) si presentava all’ultimo atto del torneo come il logico favorito. E l’inizio del match confermava i pronostici, con Tirante che andava subito sul 3-1 e aveva ben 4 occasioni per il doppio break di vantaggio. Dodig riusciva però a sfangarla e a portare a casa il game alla prima occasione e a quel punto l’inerzia del match cambiava completamente. Il giovane croato si scrollava di dosso la fisiologica emozione della sua prima finale Challenger e tornava a sfoderare quell’aggressivo gioco da fondo che per tutta la settimana aveva messo in difficoltà gli avversari ed entusiasmato il pubblico triestino, tanto da eleggerlo a proprio beniamino – specie dei più giovani a giudicare dai tanti “Forza Matej” che provenivano da voci fresche sugli spalti -. Tirante invece accusava inaspettatamente il colpo per non aver messo in frigo il primo parziale, si innervosiva e smarriva d’improvviso la sua proverbiale solidità da fondo, pagando soprattutto la scarsa efficacia della seconda di servizio (alla fine saranno solo 7 punti su 26, veramente pochi). L’argentino subiva un parziale di cinque giochi consecutivi, non sfruttando nemmeno le due opportunità per pareggiare il conto del break nel nono gioco che un Dodig un po’ timoroso al momento di chiudere il parziale gli aveva concesso e prendendosela persino con la riga del servizio, a suo dire non all’altezza di un torneo Challenger per il rimbalzo anomalo generato dalla prima del croato sulla seconda palla break. Dodig si scusava, accoglieva l’ulteriore aiutino della dea bendata sotto forma del nastro che fermava il dritto lungolinea di Tirante e subito dopo incamerava per 6-3 il primo set.
Le difficoltà al servizio del 24enne di La Plata continuavano anche nel secondo parziale, tanto da dover annullare complessivamente cinque palle break nei due primi turni di battuta. Ma alla fine la pressione da fondo campo di Dodig aveva la meglio e nel quinto gioco, alla sesta occasione, arrivava il break. Il match non era entusiasmante: il merito principale del giovane croato – sorprendentemente – quello di leggere meglio della partita rispetto al più esperto argentino e dosare la sua aggressività da fondo vista la propensione all’errore del suo avversario (43 non forzati). Il tennista di Osijek accusava un passaggio a vuoto nell’ottavo game con il dritto che lo tradiva – è il suo colpo migliore, ma sotto tensione ogni tanto lo abbandona all’improvviso – e concedeva all’avversario due palle consecutive per il 4 pari. Ma per Tirante non era proprio giornata e le sprecava malamente entrambe, sfogando poi la frustrazione distruggendo letteralmente la racchetta dopo il punto che portava Dodig sul 5-3. L’argentino aveva ancora un’occasione per riaprire parziale e match nel decimo gioco, ma qui era bravo il croato a uscire dalle difficoltà con un bel vincente di dritto dopo uno scambio ben condotto sulla diagonale di rovescio (una delle chiavi del match è stata anche la superiorità di Dodig dal lato sinistro). Matej chiudeva 6-4 poco dopo, al primo match point, e poteva così esultare con le braccia al cielo, acclamato dal folto pubblico presente, e festeggiando poi insieme al suo team e al papà, giunto in mattinata da Osijek in macchina (oltre 500 km) per vedere la finale. Nota a margine: la presenza in carne e ossa del “vero” papà Dodig ha costretto a rassegnarsi anche gli ultimi spettatori sugli spalti, ancora strenuamente convinti che Matej fosse figlio di Ivan, plurivincitore Slam ed ex n. 2 del mondo in doppio.
Le dichiarazioni del vincitore
Dopo aver parlato con il Direttore del Torneo, Pietro Tononi, che ha espresso la soddisfazione degli organizzatori della Tennis Events FVG per l’ottima riuscita del torneo (davvero notevole l’affluenza di pubblico, a conferma di come in Italia il tennis, a tutti i livelli, sia sempre più mainstream) nonostante il maltempo a metà settimana abbia un po’ rivoluzionato il programma specie per quanto riguardava la sessione serale, abbiamo avvicinato un ancora raggiante Matej Dodig, chiedendogli delle sensazioni che provava dopo aver alzato il primo trofeo Challenger.
“Sensazioni molto, molto belle, veramente. Sinceramente, questo era uno degli obiettivi che ci eravamo posti in questi ultimi due anni. L’aspettavo, ho lavorato tanto per questo. Ci sono stati periodi un po’ difficili, in cui non sono riuscito ad allenarmi bene, ma io e il mio team sapevamo di dover lavorare intensamente ogni giorno per raggiungere questo risultato. E alla fine oggi ci siamo arrivati.”
A colpire è stata la maturità con cui Dodig ha affrontato la sua prima finale Challenger, tanto che a tratti è sembrato lui il giocatore più esperto in campo e non Tirante, che di finali a questo livello ne aveva già disputate.
“Avevo in mente la famosa frase che le finali non si giocano, si vincono. Quindi oggi era il giorno della finale e anche se sei stanco, anche se hai qualche dolore dopo tante partite di fila, devi dare il 110%. Giocare ogni punto, stare lì con la testa e stare concentrato ogni singolo punto. E alla fine è stato super!”
La vittoria non distoglie Matej dal suo percorso di crescita, sul quale ha le idee molto chiare. “Devo migliorare il servizio e un anche un po’ il rovescio, sebbene questa settimana abbia funzionato benissimo, e gli spostamenti, sui quali sto già lavorando tanto. La cosa importante è proprio che ci sia ancora molto spazio per migliorare.”
Per finire, uno sguardo sui programmi e gli obiettivi fino a fine anno del giovane talento croato, anche in considerazione del fatto che la vittoria di Trieste gli porta in dote l’ingresso tra i primi 250 giocatori del mondo e di conseguenza l’accesso diretto al main draw dei Challenger. Si parte a brevissimo (inizia domenica prossima) con l’ATP di casa, il Croatian Open di Umago dove lo scorso anno Matej da wildcard ottenne la sua prima – e sinora unica – vittoria nel circuito ATP. “Al 100% non sono ancora certo mi diano la wild card anche quest’anno. Spero di sì, spero di andarci anche perché è l’unico torneo ATP in Croazia e ovviamente ci terrei molto a giocarlo.” Poi, per il resto della stagione, i piani sono già definiti. “Dopo mi prenderò un po’ di tempo per allenarmi, poi giocherò alcuni Challenger puntando a raggiungere il ranking per poter giocare le qualificazioni allo US Open e poi all’Australian Open, che sono gli obiettivi a breve termine.”