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Dopo il 6-0 6-0 di Swiatek in 57 minuti nuove critiche sulla parità dei premi fra uomini e donne. Il 3 su 5  risolverebbe?

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Dopo una finale femminile come quella di ieri, 60 60 in 57 minuti per Iga Swiatek su una Amanda Anisimova incapace di mettere una palla in campo con il dritto, e poche anche con il rovescio, mi sono chiesto che cosa avranno pensato i poveri spettatori che hanno speso fior di sterline per conquistare biglietti difficilissimi da acquisire per uno spettacolo che non c’è stato.

E non c’era stato neppure in semifinale quando la Swiatek aveva battuto la Bencic 62 60. Dal 4-2 del primo set Iga ha vinto 20 game di fila!

Ricordo bene quel 60 60 che Steffi Graf, nell’anno del suo Golden Slam (nel 1988 vinse tutti i 4 Majors e l’oro olimpico a Seul), inflisse a Natasha Zvereva in 34 minuti al Roland Garros. In una finale di Slam non era più successo. Sono passati 37 anni. E ne sono passati 114 dal 1911 ad oggi, quando Dorothea Chambers battè 60 60 Dora Boothby che, a differenza di Amanda Anisimova, non ebbe l’umiliante incombenza di dover spiegare la sua disastrosa performance a decine di migliaia di spettatori e a milioni di telespettatori seduti davanti ai teleschermi di tutto il mondo.

Sono eventi eccezionali, per cui sarebbe adesso forse ingiusto che ispirassero ragionamenti maschilisti che di sicuro qualcuno farà. Certo il contrasto con una finale maschile tipo quella giocata per 5 ore da Alcaraz e Sinner a Parigi e una partita inesistente come quella vinta dalla Swiatek permane ed è stridente. Vedremo quanto durerà la finale oggi fra gli stessi due protagonisti. Di sicuro più di 57 minuti.

Soprattutto in questa fase storica in cui grandissime campionesse, Swiatek a parte, non sembrano esserci una volta tramontate le Williams, non manca chi si chiede perché il tennis sia l’unico sport che nei suoi appuntamenti principali, gli Slam (e diversi Masters 1000), garantisce uguali premi a maschi e femmine, sebbene al “mercato biglietti” semifinali e finale maschile costino sempre molto di più di quelle femminili (anche se Billie Jean King non vuole sentirselo dire).

Forse anche le donne dovrebbero giocare tre set su cinque, perché magari una Zvereva, una Anisimova, la Boothby (ma anche la Bencic che ha fatto solo due game) a lungo andare avrebbero potuto riprendersi.

Io non sarei contrario in linea di principio. Anche se – a contrario – c’è una forte corrente di pensiero che vorrebbe ridurre la durata dei singolari maschili, cancellando le gare tre set su cinque. I network delle televisioni generaliste che hanno i diritti tv negli Stati Uniti lo chiedono da tempo. Ma finora gli Slam hanno tenuto duro perché quella distanza è un fattore distintivo rispetto a tutti gli altri tornei ATP e WTA.

Una partita tre set su cinque dà adito a minori sorprese. Soprattutto sulle superfici più veloci, a volta può bastare perdere un game di servizio e un tiebreak per finire anzitempo sotto la doccia. Anche se pare proprio antistorico al giorno d’oggi un match che duri 4 o 5 ore, quando i ragazzi dell’era…TikTok controllano febbrilmente i cellulari ogni 10 secondi (e non tutti i match possono avere la qualità della finale dell’ultimo Roland Garros), si è sempre pensato che il “tre su cinque” protegga i più forti, dia verdetti più credibili, meno casuali. Insomma sui 3 su 5 vincono i migliori, di solito. Lo sostengono anche gli aficionados di Alcaraz, sfottendo i fans di Sinner. Oggi vedremo…

Anche le donne hanno giocato 3 set su 5. C’è stato un periodo di 15 anni in cui le finali WTA del Virginia Slims al Madison Square Garden si disputarono al meglio dei cinque set: dal 1984 al 1998. Nel ’98 Martina Hingis sconfisse Lindsay Davenport al quinto set per conquistare il titolo.

In tempi recenti Amelie Mauresmo, direttrice del Roland Garros, si è detta favorevole a far giocare anche le donne tre set su cinque. Magari programmerebbe un match femminile per la sessione serale.

Forse Anisimova, sapendo di avere più tempo davanti a sé, avrebbe smaltito la grande emozione della finale sul leggendario centre court di Wimbledon e l’avremmo vista capace di tornare a giocare come contro la Sabalenka ( anche contro Pavlyuchenkova e Noskova).

Domani lei sarà n.7 del mondo…La vera Anisimova non è quella che abbiamo visto ieri, fallosissima, incapace di uscire rapidamente dall’esecuzione del proprio servizio, lenta di gambe e riflessi come non mai. Vi risparmio le tragiche statistiche.

Ora però non voglio togliere nulla ai meriti di Iga che ha giocato con incredibile determinazione e attenzione tattica sul dritto dell’americana e ha conquistato il sesto Slam, unica ad averlo fatto fra le tenniste in attività su tutte le tre superfici pur avendo soltanto 24 anni: è uno Slam in più rispetto a campionesse come Martina Hingis e Maria Sharapovadue Slam più di Naomi Osaka, Kim Clijsters e Arantxa Sanchez.

Iga, n.1 del mondo per 122 settimane, risalirà domani a n.3. Certamente essere scesa a n.8 non le rendeva giustizia, anche se Wimbledon per lei era stato quasi un torneo da incubo, con appena un quarto di finale raggiunto nel 2023 come miglior risultato. Per questo, sia pure alla fine di un match che…non c’è stata, sembrava impazzita di gioia alla fine, saltava e gioiva come se avesse vinto 7-6 al terzo dopo aver annullato sette matchpoint.

Ha raccontato di aver vissuto momenti difficili in Patria perché la stampa non le ha perdonato tante sconfitte, il prolungato digiuno di titoli dopo il terzo Roland Garros di fila vinto 13 mesi fa. “Dopo una stagione piena di alti e bassi non mi immaginavo di vincere Wimbledon” ha detto la ragazza polacca che a Parigi quest’anno aveva perso 6-0 al terzo dalla Sabalenka, la bielorussa che lo scorso anno l’aveva spodestata dal trono delle tenniste. E a settembre c’era stato il caso doping, con un mese di stop obbligato, che l’aveva choccata.

Swiatek ha vinto 4 Roland Garros, un US Open e ora Wimbledon. Sei finali sei vittorie. Il primo Roland Garros l’aveva vinto nel 2020 battendo Sofia Kenin 64 61. Nelle sei finali ha perso un solo set, con la Muchova a Parigi 2023.

Dispiace aver visto Anisimova patire così tanto questo sabato. Una ragazza che a soli 23 anni ha già sofferto abbastanza, la morte del padre Konstantin nel 2019 per un infarto, una crisi di nervi che l’ha spinta ad abbandonare il tennis per un anno. Il ranking precipitato. Spero proprio  che si riprenda. Natasha Zvereva, che era salita a n.5 del mondo, non vinse mai più uno Slam in singolare dopo quel 60 60 subito a 17 anni. Li vinse solo in doppio, in coppia con Gigi Fernandez: 17 Slam! Solo Martina Navratilova e Pam Shriver ne hanno vinti di più. E anche Madison Keys, sconfitta 63 60 nella finale dell’US Open del 2017 con l’amica Sloana Stephens, ci ha messo 8 anni a riprendersi…vincendo a gennaio l’Australian Open. Negli sport di squadra puoi nasconderti un po’ dietro ai compagni. Nel tennis sei solo. E il tennis è uno sport strano. Sapete con quale risultato Amanda Anisimova aveva superato il primo turno qui a Wimbledon contro la tosta kazaka Yulia Putintseva? 60 60. Amanda avrebbe voluto giocare la miglior finale possibile a Wimbledon, dopo che la mamma l’aveva raggiunta in aereo all’ultimo momento proprio per vederla in quello che poteva essere il più bel giorno della sua vita. Le avevano anche detto che sarebbe stata la terza AA a trionfare a Wimbledon, dopo Arthur Ashe (1975) e Andre Agassi (1992), ma è andata diversamente.

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