Finale da re (Cocchi). FENOMENALE (Ercoli). E’ di nuovo finale Sinner-Alcaraz (Azzolini). Sinner erba di casa nostra (Piccardi). L’erba voglio (Semeraro). Un marziano a Londra (Martucci). E’ l’era Sinner-Alcaraz (Tiseo).
Finale da re (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Lasciate che i ragazzi si divertano in giardino. Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, di nuovo loro, ancora loro. Dopo il regno di Parigi c’è in ballo il trono di Londra, a Wimbledon, il giardino dei Re, dove chi trionfa entra di diritto nella storia. Lo spagnolo è il campione in carica, l’azzurro giocherà la prima finale. Il numero 1 al mondo, ieri, ha superato l’esame Novak Djokovic, sette volte trionfatore ai Championships, che aveva battuto su tutte le superfici negli ultimi due anni, ma mai sui prati. Una partita a due velocità, quella di Jannik e i suoi colpi martellanti (ottima anche la percentuale al servizio, con il 74% di prime) e quella di Nole, il fenomeno che deve fare i conti con l’età. Tre set in cui Sinner ha dominato e imposto un ritmo asfissiante, che nemmeno un giocatore esperto come il serbo, il migliore insieme ad Alcaraz a muoversi su questa superficie, è riuscito a reggere. L’impresa Sinner chiude il cerchio: è il più giovane ad aver raggiunto le quattro finali Slam di fila superficie, è riuscito a reggere. Quando Novak è uscito dal campo battuto, l’ovazione del pubblico è stata commovente, quasi un commiato anche se Djokovic ha già dato appuntamento al prossimo anno. Ma se non è un addio a Nole, è sicuramente la chiusura di un’epoca. Ora è ufficialmente l’era di Sinner e Alcaraz, con il numero 1 al mondo che diventa il più giovane dell’Era Open a conquistare quattro finali Slam consecutive, a 23 anni e 318 giorni. Voltare pagina Domani sarà l’occasione di cancellare Parigi e il brutto ricordo di quella rimonta nella finale del Roland Garros. Sarà anche stata la più spettacolare di sempre, come detto da diversi campioni del passato, ma che dolore. Sinner non ci pensa, o almeno non troppo frequentemente: «Credo che ogni volta che gioco contro Carlos mi concentro sempre di più – ha detto dopo la partita -. Sicuramente, ogni tanto ripenso a quella finale, anche se rimuginarci troppo non mi aiuterebbe. Se avessi continuato a restare li con la testa, ossessivamente, probabilmente oggi non sarei qui. Invece sono molto focalizzato su quello che devo fare, sul presente. So cosa è successo in passato, ma ora l’attenzione è tutta su come affrontare la prossima partita». …]. Si vede che Sinner è un uomo in missione, uno che a ogni caduta si rialza più forte, più pronto, più esperto. Con Djokovic qui aveva perso due volte, l’ultima volta in semifinale nel 2023, malamente. Ha preso appunti, lo ha studiato anche sulle altre superfici e infine, ieri ha capito come si fa: «Giocare contro di lui, qui è davvero difficile. C’è stato un momento complicato nel terzo set, ma sono riuscito a ottenere un break abbastanza presto e questo mi ha rimesso in partita. È stato un match di altissimo livello e ora sono pronto per la prossima partita». Opposti Sinner il secchione contro Alcaraz il giocherellone, il martellatore contro il cesellatore. Stili, personalità, caratteri diametralmente opposti. Se Carlos va a Ibiza, Jannik sta a casa. È anche così che ha costruito la sua corazza: «Quale titolo darei alla mia cavalcata qui a Winibledon? Nessuno, perché io tanto i giornali non li leggo» . Un felice isolamento come lassù, sulle sue montagne, dove va a cercare un po’ di silenzio quando vuole rigenerarsi. Da là sono arrivati anche papà Hanspeter e l’amatissimo fratello Mark, per lui sono la sicurezza delle radici. Insieme a loro ha curato le ferite del Roland Garros per tornare più forte e rilanciare a Wimbledon. Il coach italiano, Simone Vagnozzi, toglie pressione sul precedente parigino: «Dopo quella finale noi dello staff non abbiamo visto un Jannik ridimensionato, anzi. Ha affrontato Alcaraz sulla sua superficie preferita, la terra battuta, e se l’è giocata fino all’ultimo. È andato vicinissimo alla vittoria. C’è stata consapevolezza, c’è stata fiducia, e questo ci ha aiutato anche ad affrontare bene il percorso qui a Wimbledon». Sinner non commette mai due volte lo stesso errore, per questo sarà un uomo diverso quello che affronterà Carlos Alcaraz domani in finale: «È un onore condividere il campo con lui. Speriamo che sia una bella partita. Proverò a fare ancora meglio della finale del Roland Garros, anche se non so se sarà possibile…». Tutto è possibile nel giardino dei Re.
FENOMENALE (Lorenzo Ercoli, Il Corriere dello Sport)
[…] Jannik ha impresso il proprio marchio su un Paese intero, incapace di distogliere lo sguardo dallo schermo mentre il campo lo vedeva protagonista nella quinta vittoria consecutiva su Novak Djokovic, un’impresa riuscita solo a Nadal. Il numero 1 del mondo approda in finale a Wimbledon per la prima volta, lo fa con un 6-3 6-3 6-4 privo di sbavature. Tolta l’eccezione di Halle, dal suo rientro alle competizioni Sinner è sempre arrivato all’atto conclusivo. Dopo Roma e Parigi, domani sarà Sinner-Alcaraz III. Due pesi massimi a confronto: si studiano, si colpiscono e si rialzano, pronti a giocare un punto com se fosse un round. UN ALTRO SINNER. Avanti due set a zero, saldo al comando, Jannik ha conosciuto l’unico momento di difficoltà quando Djokovic, dopo essersi fatto trattare la gamba, si è portato avanti 3-0 con palla per il doppio break. Sul Centrale, lo spettro del 2022 – quando due set di vantaggio furono vanificati – è aleggiato nell’aria giusto per pochi istanti. È un altro Sinner Più maturo, più solido, semplicemente più forte. Così come, a 38 anni, per quanto straordinario, non è più lo stesso Djokovic. Cancellato il pericolo, Jannik si è ritrovato a infilare cinque giochi di fila, creando uno scenario surreale: il più forte di sempre, che per anni ha trovato una soluzione contro chiunque, si è ritrovato impotente davanti ai suoi colpi. «Wimbledon è un torneo che ho sempre guardato in Tv, mai avrei pensato di giocare una finale qui. In più sono arrivati anche mio padre e mio fratello, questo rende tutto più speciale», ha detto un Sinner emozionato. UNA PROVA DA FAB 4. Solo pochi giorni fa, sotto due set a zero contro Dimitrov, si era trovato spalle al muro. La provvidenza lo ha salvato, e lui, dopo aver recuperato da un problema al gomito, l’ha ripagata vincendo due match straordinari che oggi gli regalano la quarta finale Slam consecutiva. Jannik diventa così l’undicesimo giocatore nell’Era Open a disputare la finale in tutti i Major, il primo a riuscirci dopo i Fab Four: «Sono in buona compagnia ed è fantastico (ride). Mostra che sto crescendo su tutte le superfici. La prima volta a Wimbledon ho fatto fatica, quasi non sapevo come muovermi. Tutto ciò significa molto per me». Se alla vigilia si poteva pensare che potesse essere il Sinner-Djokovic più equilibrato dai tempi della Coppa Davis 2023, il campo ha raccontato tutt’altro. Certo, la gamba del serbo malconcia dalla caduta contro Cobolli – ha inciso. Ma l’allievo di Vagnozzi e Cahill ha giocato una sfida semplicemente perfetta. Dopo aver dominato al servizio contro Shelton, si è superato ancora: 74% di prime palle, turni di battuta a senso unico. Sul piano del ritmo ha frullato Nole da fondocampo, forte di una prova in risposta che ha messo una pressione costante sulle gambe del 24 volte campione Slam. Ritmi altissimi, lucidità e pochissimi errori. È questa la ricetta che lo porta in finale. Ed è la stessa formula che servirà per prendersi la rivincita sul Carlos Alcaraz. NESSUN TABÙ. «Cosa dovete aspettarvi? Non lo so, avete visto l’ultima finale – le parole di Jannik, che per primo si diverte ad alzare l’hype – Riusciamo sempre a spingerci al limite, personalmente guardo molto Carlos ed è un onore condividere di nuovo il campo con lui». […]. Jannik e Carlos entreranno sul Centrale alle 17 italiane (diretta su Sky Sport e in chiaro su TV8), un orario inedito che strizza l’occhio al pubblico oltreoceano, che sulla costa atlantica potrà godersi il brunch davanti a una delle sfide dell’anno. Nei confronti diretti l’azzurro insegue 4-8 e arriva da cinque sconfitte consecutive: non batte Alcaraz in un match ufficiale da Pechino 2023. Ma questo dato, almeno nelle intenzioni, non sarà un fardello: «Se la sconfitta di Parigi fosse ancora nella mia testa, probabilmente non sarei qui a giocare una nuova finale. Il favorito sarà lui, ha vinto due finali di fila ed è di nuovo pronto a giocarsi il titolo. Sull’erba è difficile batterlo, ma sono queste le sfide mi piacciono»
(in aggiornamento)