Wimbledon – Alcaraz e Sinner sono di un altro pianeta. Non è vero che Alcaraz ha più talento. Sa fare cose diverse. Ma anche Sinner
- Wimbledon – Alcaraz e Sinner sono di un altro pianeta. Non è vero che Alcaraz ha più talento. Sa fare cose diverse. Ma anche Sinner
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Non sono state due semifinali memorabili. Tutt’altro. Monotona la prima, anche se più equilibrata perché stata a un soffio dal quinto set, a senso unico la seconda perché Sinner ha dominato un Djokovic che era l’ombra di se stesso perché si muoveva malissimo. Ma l’importante è che quattro anni dopo Matteo Berrettini – e giusto uno dopo Jasmine Paolini – c’è un altro italiano in finale a Wimbledon. E’ Jannik Sinner ed è il secondo italiano della nostra storia a raggiungere la finale maschile nel torneo più prestigioso, “Quello che guardavo da ragazzino: chi poteva immaginare che un giorno sarei riuscito a giocare una finale?”.
Ci stiamo abituando male. Ricordo quando Berrettini arrivò qui in ottavi contro Federer – per fare solo 5 game – e dopo decenni e decenni di delusioni, mi pareva un sogno. C’era ancora Clerici, mentre Rino c’era e non c’era con la testa. Questo è il primo Wimbledon in cui non ci sono più in vita né l’uno né l’altro, i miei due inimitabili Maestri. Mi dispiace tanto. Si sarebbero meritati giorni “gloriosi” come questi. E anche Roberto Lombardi. Jannik avrebbe detto poi che tutte e due le finali raggiunte a Parigi e Wimbledon per lui sono state una sorpresa “dopo i tre mesi di stop”, ma io mi sono permesso di ribattere che per noi, strappandogli un sorriso, invece una sorpresa non è stata.
Suvvia, di sicuro non è una sorpresa che Sinner e Alcaraz si ritrovino in una finale di Slam. Esattamente come 5 settimane fa a Parigi. 126 incontri si erano giocati a Parigi, 126 a Wimbledon, l’esito è stato lo stesso: finale Alcaraz-Sinner. Sarebbe bellissimo che riuscissero a dare lo stesso spettacolo di Parigi e… poi che vinca il migliore. Chiunque di loro due, va bene, anche se certo – non foss’altro che per alimentare ulteriormente la loro rivalità – mi auguro che stavolta a vincere sia Jannik.
Il settimo Slam di fila sarà appannaggio, domenica sera, di uno di loro due. Sono evidentemente di una categoria superiore a tutti gli altri. Per ora Alcaraz ha vinto 5 Slam e Sinner 3. Si potrebbe anche ritenere che Alcaraz, come ha detto Djokovic, “sia leggermente favorito per essere il campione in carica delle ultime due edizioni di Wimbledon” – DjokerNole ne ha fatto una questione di esperienza, apparentemente, più che di tecnica pura. Pur aggiungendo: “Loro due sono parecchi livelli sopra tutti gli altri” – mentre Jannik giocherà la sua prima finale. Ma lo spagnolo merita di esser considerato favorito anche perché Carlos ha vinto le ultime cinque sfide, incluse le tre finali, Pechino 2024, Roma e Parigi 2025.
Il bilancio è 8-4 per lo spagnolo e il fatto che Jannik abbia perso 2 partite con il matchpoint a favore (il bilancio avrebbe quindi potuto essere 6 a 6…) non è argomento giusto da porre… perché si è sempre detto che i più forti vincono i punti più importanti. E anche quelli dei tie-break. Se così non fosse Taylor Fritz ieri avrebbe dovuto conquistare il quarto set e giocarsi le sue chance al quinto… ma lui non ha chiuso un dritto sul setpoint che Alcaraz avrebbe invece quasi certamente trasformato e così, pur avendo avuto due setpoint, l’americano che era stato battuto in 3 set nella finale dello US Open da Sinner ieri ha perso in 4 set. I campioni rispetto ai grandi giocatori si distinguono per queste diverse capacità nei punti importanti. Alcaraz è un campionissimo, Fritz non lo è.
E quindi il discorso vale in parte – in parte perché Sinner ha già vinto 3 Slam e non è quindi Fritz – anche per Sinner e Alcaraz quando ci si riferisce alle occasioni avute dall’uno e sfruttate dall’altro. Anche se fra loro due l’equilibrio è stato certamente massimo sia allo US open 2022, sia a Parigi 2025, se si vuole essere obiettivi Alcaraz è stato alla fine superiore a Sinner. Il che, però, non significa che vincerà anche per la sesta volta consecutiva. Anzi, per il calcolo delle probabilità, se siamo convinti – e io lo sono – che l’equilibrio sia massimo, deve accadere prima o poi (meglio prima… per il bene del tennis e per una rivalità che non può che far bene al tennis) che a vincere sia Sinner. Jannik ha giocato le ultime 4 finali di Slam consecutive, mentre Alcaraz, che vanta 5 Slam contro i 3 di Jannik, la finale dell’Australian Open non l’ha ancora giocata cosìcchè è Jannik e non Carlitos – almeno per questo dato – a potersi porre sullo stesso piano dei Fab Four, Djokovic, Federer, Nadal e Murray che erano stati i soli 4 a giocare tutte e quattro le finali degli Slam nel terzo millennio.
E’ sbagliato dire che Alcaraz ha più talento, perché ha più estro, fantasia, creatività e tocco, perché Sinner ha dalla sua una maggiore solidità, ritmo, continuità, potenza, più equilibrio nei fondamentali (sia dritto sia rovescio più o meno egualmente efficaci mentre Alcaraz ha un dritto decisamente superiore al rovescio). Le doti dell’uno e dell’altro finiscono per equivalersi. Alcaraz è capace di rovesciare una situazione, di passare da una situazione difensiva ad una offensiva grazie al suo fisico e alla sua reattività davvero esplosivi, ma Sinner quando ti mette alle corde con le sue progressioni da fondocampo di solito non ti lascia scampo. Solo Alcaraz, appunto, riesce talvolta a tirarsene fuori. Nessuno degli altri ci riesce. Insomma, quando si parla di talento, occorre mettersi d’accordo su che cosa si intende per talento. Spesso si fraintende.
Oggi non più neppure Djokovic, a lungo il miglior ribattitore del mondo. Quando Sinner serve come ha servito ieri, neppure lui forse sarebbe riuscito ad opporsi. Stavo pensando infatti, ma manca la controprova, che né Nadal, né Murray servivano come Sinner ieri, e forse neppure Federer tranne che nelle sue migliori giornate. Quindi chissà se Djokovic sarebbe stato il miglior ribattitore anche 10 anni dopo i suoi anni migliori. Oggi il miglior ribattitore è certamente Sinner. Ma vedremo come risponderà ai servizi di Alcaraz domenica.
Ciò detto è chiaro che la partita di Djokovic ieri non fa testo. Sinner era il solito, e più del solito, schacciasassi, ma Djokovic non era lui. Ha perso tutti gli scambi prolungati o quasi. Ha provato a fare serve&volley ma era la forza della disperazione a fargli giocare contro natura. E l’esperimento non poteva pagare. Direi che la sorpresa, semmai, sta nel fatto che Djokovic – pur ammettendo la superiorità dei due mostri sacri del momento – non ha deciso di smettere di giocare. Anzi, ha detto che lui al prossimo Wimbledon ci sarà.
Alcaraz ha 22 anni, Sinner 23, Djokovic ne ha oltre 38, trovo strano che si accontenti, orgoglioso com’è, di aspirare a fare il n.3. Anche perché dice di voler fare bene soprattutto negli Slam, che giocandosi sulla distanza dei 3 set su 5, per lui saranno sempre più ostici. Vero che lui è nato come il terzo incomodo, sulla scia di Federer e Nadal, ed è stato straordinario nel riuscire a superarli in tutti i record che contano, salvo Wimbledon dove Roger è stato campione 8 volte e Nole “solo” 7… Ma con Alcaraz e Sinner a giro, non è che Nole fra un anno potrà illudersi e illudere. Fritz non poteva giocare molto meglio di come ha giocato ieri, eppure ha perso. Rimpiangerà certamente un dritto poco deciso che gli avrebbe potuto consentire la soddisfazione di raggiungere il quinto set ma quel dritto è finito lungo. Sul primo setpoint aveva servito a 210 km orari sulla riga ma non era bastato… Quella prima semifinale è stata, lasciatemelo dire, una partita abbastanza noiosa. Aspettavo a gloria il duello Sinner-Djokovic e ho fatto un sospiro di sollievo quando è stato scongiurato il quinto set.
Sono persuaso che Alcaraz avrebbe vinto comunque al quinto. E non solo perché ha vinto 20 match di fila a Wimbledon dal 2023. Carlitos fa i punti quando contano. Faceva un caldo asfissiante. Due anziani signori… come me sono svenuti durante il primo match. C’erano le ultime quattro vittorie di Sinner a orientare il pronostico, ma non si potevano neppure dimenticare le due vittorie di Djokovic nei soli scontri disputati sull’erba qui, nonché i suoi 7 trionfi a Wimbledon. Solo che questo Djokovic non era quello.
“Non vedo l’ora che sia domenica – ha detto Alcaraz – e Sinner ha negato che la sconfitta di Parigi gli avesse lasciato degli strascichi seri. “Non che non ci abbia mai pensato, ma se mi fosse rimasta in testa non sarei arrivato in finale…”. Djokovic ha certo pagato la scivolata fatta a tre punti dalla chiusura del suo match con Cobolli. L’altro ieri non si era allenato, ma il fisioterapista e gli antidolorifici non hanno fatto il miracolo sperato. “E’ dura per me accettare che il mio corpo da un anno e mezzo mi crea problemi, eppure io sento che quando sono a posto, sono “fit” posso ancora giocare un ottimo tennis. L’ho dimostrato quest’anno (con tre semifinali in 3 Slam… n.d.UBS). Ma se non sono al cento per cento non posso sperare di battere Alcaraz e Sinner…”
Simone Vagnozzi ha detto che il match di Parigi, sulla superficie più adatta a Alcaraz e meno adatta a Sinner, dimostra che il pronostico è 50/50: sarà fondamentale l’approccio alla gara, i primi game. E il servizio». Sinner sul servizio si è allenato con grande determinazione. E sia con Shelton sia con Djokovic, i risultati si sono visti: “Con Novak ho servito molto bene…”. Nel dire che “i primi game saranno molto importanti”, Vagnozzi voleva dire, in altre parole, che anche Jannik Sinner può provare l’emozione di giocare per la prima volta una finale a Wimbledon. Ma, perdonatemi la battuta, gli ultimi game – considerando come di solito riesce a giocarli Carlitos – saranno di certo più importanti.