Wimbledon, prove generali di semifinale: Sinner studia i colpi, Djokovic i punti deboli
Una mattina di sole e rifiniture quella appena trascorsa sui prati impeccabili di Aorangi Park, dove i protagonisti dell’attesissima semifinale si sono alternati nella preparazione in vista della seconda semifinale a Wimbledon. Sul campo numero 1, il primo a far capolino è stato Jannik Sinner, accompagnato da Caleb Simms, sparring di giornata. L’azzurro ha impostato una sessione attenta, ordinata, centrata soprattutto sulla diagonale di dritto, su cui ha insistito a lungo, e su variazioni chirurgiche, in particolare di rovescio slice. Proprio su quest’ultima soluzione si è concentrato Simone Vagnozzi, che non ha lesinato correzioni, aggiustamenti, qualche parola sottovoce al momento giusto.
L’altra parte consistente della seduta ha riguardato il servizio: circa un quarto d’ora di battute, con un dettaglio che non è sfuggito agli occhi più attenti. Nessuna sequenza ripetuta, nessuna monotonia: prime e seconde mai uguali tra loro, a testimonianza di una preparazione minuziosa. A chiudere, un blocco di scambi da fondocampo contro lo stesso Vagnozzi e Darren Cahill, entrambi impegnati nel vestire i panni dell’avversario da simulare.
Un’ora più tardi, e a pochi metri di distanza, è arrivato il turno di Novak Djokovic. Campo numero 4 per il serbo, che ha iniziato la giornata con una parte atletica indoor prima di trasferirsi all’esterno per la sessione tecnica. A colpire fin da subito è la scelta degli sparring: due contemporaneamente in campo. Scelta che non lascia spazio a dubbi. Djokovic ha voluto aumentare i ritmi, provare angoli estremi, cambiare direzione e profondità in modo repentino. L’idea è chiara: prepararsi a destabilizzare il numero uno del mondo nella corsa laterale, forzarlo a muoversi sull’erba, terreno che secondo il team del serbo potrebbe offrire più di uno spunto tattico.
La parte conclusiva dell’allenamento è stata dedicata al gioco a rete, sia di dritto che di rovescio, e a una lunga fase al servizio, alternando turni in battuta e risposte profonde. L’impressione è quella di un Djokovic in gran salute, molto più tonico e reattivo di quanto non avessero lasciato intendere le voci circolate negli ultimi giorni. Gambe leggere, colpi fluidi e giusta tensione agonistica in campo: linguaggio da Djokovic dei giorni migliori.