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Wimbledon, Cobolli: “Djokovic mi ha detto che arriverò presto tra i primi dieci”

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Flavio Cobolli esce a testa altissima da Church Road. Un torneo semplicemente meraviglioso quello disputato dal tennista capitolino, riuscito anche a strappare un set al 24 volte Slam, Novak Djokovic. Dopo un primo set eccellente, Flavio ha fatto i conti con un lieve calo di rendimento e soprattutto… col cinico tennis della leggenda di Belgrado, approdato in semifinale a Wimbledon per la 14° esima volta in carriera. Ecco le parole di Cobolli in conferenza stampa:

D. C’è stato un momento in cui hai creduto di vincerla?
Flavio Cobolli: “Io credo di aver fatto una partita molto buona. Ho provato a spingerlo Sempre più. E ovviamente è un’esuberanza che mi appartiene, quindi forse sì, In alcuni casi è una cosa che devo migliorare ma pensavo di essere molto più teso oggi. Ovviamente entrare in quel campo mi ha fatto un attimo effetto, soprattutto i primi minuti, però credo di averla gestita molto bene. Sono partito forte, quindi credo che questo sia stata la cosa più importante, perché alla fine era la mia prima volta e poteva succedere di tutto, Invece mi sono giocato una partita alla pari con, credo, il più forti di tutti i tempi”.

D. Ci spieghi l’emozione di entrare la prima volta sul centrale?
Flavio Cobolli: “Ero molto teso. È molto più grande rispetto a come… ho visto la sua partita (di Fabio Fognini, ndr), e sembrava molto più piccolo rispetto allo US Open, quando ho giocato contro Medvedev, e quindi anche Parigi mi sembrava molto più grande. Invece poi da dentro è molto grande, e mi ha messo un po’ di paura. Però credo che fosse una paura positiva”

D. Per provare a battere uno come Djokovic forse avresti dovuto giocare tutti i quattro set come hai giocato il primo, Il terzo e il quarto, ed evitare quel piccolo calo psicofisico del secondo. C’è stato? L’hai sentito? Come pensi si possa lavorare su questa cosa?
Flavio Cobolli: “Ho sentito anche io un calo fisico dovuto a un calo di adrenalina che si era accumulata nel primo set quindi mi sono sentito un po’ più pesante, e ho dovuto fare qualcosa per cambiare questo aspetto, però alla fine tra il secondo e il terzo set mi sentivo bene. Devo capire perché è successo, però credo sia anche un po’ l’inesperienza della partita, e giocare in molte partite così mi aiuterà a migliorare questo aspetto”.

D. Cosa ti ha detto Djokovic a rete?
Flavio Cobolli: “Mi ha detto che avevo fatto una buonissima partita, con una giusta attitudine in campo e mi ha detto che sarei arrivato tra i primi 10 molto presto e ci sarei rimasto per tanti anni”

D. Hai avuto la sensazione di essere riuscito a far dubitare Novak?
Flavio Cobolli: “Fin dall’inizio del match ho cercato di giocare in modo aggressivo sul suo dritto. Penso che oggi ho servito molto, molto bene, molto bene. Penso di aver fatto tutto bene oggi. Non abbastanza contro di lui, che è una leggenda del nostro sport. Penso che abbia giocato meglio di me il punto più importante. Penso di aver giocato un ottimo tie-break, ma alla fine devi spingerlo al limite. Penso di averlo fatto, ma di sicuro non è stato sufficiente. Sono comunque felice di aver giocato contro di lui su questo campo. È stata molto, molto dura.

D. Non hai paura di fare grandi colpi nei momenti difficili. Ti ricordi di farlo mentalmente durante la partita o ti viene naturale?
Flavio Cobolli: “No, credo che sia il mio gioco. Mi piace fare un bel colpo, come un po’ Carlitos. Non è importante come si fa un buon colpo, ma l’importante è vincere il punto. Alla fine, lui ha vinto più punti di me.
Ma sì, sono comunque felice. Sono molto orgoglioso di me stesso

D. Hai fatto bene sulla terra battuta e ora hai disputato un buon Wimbledon. Ci sono elementi di gioco o di abilità che naturalmente si incrociano bene tra la terra battuta e l’erba?
Flavio Cobolli: “Penso di poter giocare ovunque con il mio gioco. Il mio gioco è molto semplice: stare vicino alla linea e giocare qui. Penso che sia molto buono per tutte e tre le superfici. Penso che questa sia la chiave. Per me l’importante è divertirmi in campo e poi posso giocare ovunque. Posso giocare sull’erba, sulla terra battuta, ma alla fine è l’atteggiamento che ritengo più importante per il mio gioco“.

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