Fabio Fognini saluta il tennis giocato. Le tappe di una carriera fedele a sé stessa
“Sono consapevole che non posso piacere a tutti. Ma la cosa più importante, l’ho sempre detto e lo ripeto, è che il giorno in cui Fabio Fognini chiuderà la carriera, magari avrà qualche recriminazione, sì, ma ne uscirà a testa alta. Per la splendida carriera che ha avuto, e perché non è mai cambiato”.
Queste parole risalgono a un’intervista che Fabio Fognini concesse nel 2023 ad Andrea Lamperti per UlitimoUomo. Oggi, a distanza di due anni, quel giorno è arrivato: Fabio Fognini, nato a Sanremo a il 24 agosto 1987, ha annunciato a Wimbledon il suo ritiro dal tennis giocato. Ci sarebbero così tante cose da dire sulla sua carriera, sulla sua persona, sulle sue imprese. Ma la prima cosa che mi verrebbe da dirgli in questo momento è che sì, non è mai cambiato, nemmeno per un istante, in questi 20 anni di carriera.
Forse questo è stato anche il suo più grande difetto, oltre che un suo pregio, quello di rimanere fedele a sé stesso, anche in direzione ostinata e contraria, senza mai cambiare. Croce e delizia per gli appassionati di tennis, giocatore dal talento sopraffino, dall’indole ribelle ma con la sensibilità di una persona semplice.
Come uno squarcio nelle tele di Lucio Fontana, un atto ribelle e trasgressivo, un lampo di luce in uno sport che si stava ingrigendo. “Il tennis di oggi non mi piace perché io, che sono di un’altra scuola, non mi diverto molto a vedere la nuova generazione e come gioca a tennis”.
Eppure Fabio si è ritagliato uno spazio importante nell’epoca forse più difficile della storia del tennis: è arrivato fino al n.9 ATP in singolare (15 luglio 2019) e al n.7 ATP in doppio (20 luglio 2015), diventando l’unico tennista italiano capace di entrare in top ten di entrambe le specialità dall’introduzione della classifica computerizzata (1973). Fabio chiude la sua la carriera con un record di 426 vittorie e 396 sconfitte.
Ha vinto 9 titoli in singolare tra cui il titolo a Monte-Carlo nel 2019. In doppio ne ha conquistati 8, avendo assaporato la gioia di vincere un titolo Slam in coppia con Simone Bolelli all’Australian Open 2015 – unica coppia italiana ad aver vinto uno Slam di doppio maschile nell’Era Open. È stato presente nella top 100 per 822 settimane (di cui 708 consecutive) spalmate su 17 stagioni (16 consecutive) e in top ten per 9 settimane (8 consecutive). Il suo miglior piazzamento in singolare nei tornei dello Slam sono i quarti al Roland Garros 2011 (quando fu costretto al forfait contro Djokovic).
Nel corso della sua carriera, Fognini ha ottenuto 17 vittorie contro avversari nella Top 10, tra cui spiccano la rimonta in cinque set contro Rafael Nadal agli US Open nel 2015 e la vittoria contro il numero 1 del mondo di allora, Andy Murray, a Roma nel 2017. In Coppa Davis ha fatto il suo esordio a 21 anni, per Italia-Lettonia nel settembre del 2008 (superato in tre set da Gulbis). Complessivamente ha giocato 32 singolari (23 vittorie e 9 sconfitte) e 23 doppi (12 vittorie ed 11 sconfitte).
I numeri però raccontano solo una parte della vita di Fognini, per capire un po’ di più la sua persona occorre fare un passo indietro. Figlio di Silvana e Fulvio – che è stato determinante per la sua crescita tennistica -, muove i primi passi con la racchetta in mano nel circolo di Arma di Taggia, sotto la guida, fino al 2000, di Leo Di Giacomo e Massimiliano Conti.
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