Wimbledon, Sabalenka: “Senza la lezione della finale del Roland Garros avrei perso contro Siegemund”
Non si era messo per niente bene il quarto di finale di Aryna Sabalenka contro la principale outsider di questa edizione dei Championships, la tedesca Laura Siegemund. Dopo aver perso il primo set, la regina del ranking WTA era stata in svantaggio di un break per due volte nel parziale decisivo e così sembrava potesse concretizzarsi l’impresa della numero 104 del mondo. In qualche modo, alla fine, pur giocando piuttosto male Aryna è riuscita a venire a capo dei back e delle variazioni proposte dalla tedesca: “Non ero infastidita dal suo gioco. Ero semplicemente in difficoltà perché lei giocava in modo molto intelligente. È stata dura a livello fisico, però adesso a chiunque vorrà mettermi alla prova con lo slice potrò dire ‘Ragazzi, ho giocato contro Laura, mi state prendendo in giro?’”.
La bielorussa potrà quindi giocarsi per la terza volta in carriera l’accesso alla finale di Wimbledon: l’unica dei quattro Slam che ancora le manca. Nei precedenti due tentativi è stata fermata da Karolina Pliskova (2021) e Ons Jabeur (2023). Questa volta l’ostacolo si chiama Amanda Anisimova, recentemente affrontata e battuta negli ottavi del Roland Garros (7-5 6-3). “Questa superficie si adatta molto bene al suo gioco – ha affermato Aryna in conferenza stampa – ecco perché sta giocando così bene finora. Sta servendo bene. Sta colpendo in maniera pulita e pesante. Credo che giocheremo un tennis molto aggressivo… sicuramente ci saranno meno back da parte sua! Sarà una partita completamente diversa da quella che ho dovuto giocare contro Laura. Abbiamo avuto molte sfide combattute. Alcune le ho perse, altre le ho vinte”. I precedenti sono a favore dell’americana: 5-3.
Di seguito le altre dichiarazioni di Sabalenka in sala conferenze dopo la vittoria su Siegemund.
D. Considerando le sfide uniche che propone una giocatrice come Siegemund, quanto ti soddisfa questa vittoria visto anche che vieni dalla dura sconfitta in finale al Roland Garros? A che punto la metteresti nella classifica delle vittorie più soddisfacenti della tua carriera?
Sabalenka: È stata sicuramente una vittoria difficile. Non saprei metterla in una classifica al momento ma è stata molto, molto dura. Contro di lei sei sempre fuori ritmo. Bisogna vincere la partita a livello mentale, rimanendo pronti a lottare su ogni punto. Non ci sono mai punti facili. Come nella finale di Parigi contro Coco anche oggi c’era vento. Penso che ci sia stata qualche somiglianza tra i loro modi di giocare. Sono molto orgogliosa di come sono riuscita a gestirmi e di non aver ripetuto gli stessi errori commessi al Roland Garros.
D. Puoi parlarci di quello che hai pensato durante la partita con tutti gli alti e i bassi che ci sono stati?
Sabalenka: Ero preparata molto bene al suo gioco, al modo in cui ti prende il tempo e a tutto il resto. Ero preparata mentalmente a questo. Ma ovviamente dentro di me ero in difficoltà perché lei giocava in modo molto intelligente. All’inizio sbagliavo molto. Mi sentivo come se stessi correndo. Quindi sono molto contenta di essere riuscita a resettare un po’ dopo il primo set e a cambiare un po’ la mia strategia. Penso che dalla metà del secondo set ho iniziato a sentire meglio il mio gioco e a capire cosa dovevo fare per ottenere la vittoria.
D. Hai detto di aver imparato molto dalla finale del Roland Garros per quanto riguarda la capacità di restare calma in campo. Pensi che se questa partita fosse arrivata prima di quella finale avresti potuto perdere? Cosa ti stai dicendo nella tua testa di diverso rispetto a prima?
Sabalenka: Onestamente, penso che molto probabilmente avrei perso questa partita se non avessi imparato la lezione della finale di Parigi. In alcuni momenti continuavo a dirmi – e forse è un po’ folle come cosa – ‘Dai, è il quarto di finale di Wimbledon, non puoi arrenderti, non puoi lasciare che le emozioni si impadroniscano di te e perdere un’altra partita’. Cercavo di ricordarmi che questo è il mio sogno, quindi dovevo continuare a lottare. Continuavo a ripetermi questo concetto per spingere me stessa a prendermi i punti più delicati.
D. Ci sono parti del tuo gioco che pensi di aver migliorato durante la partita e che vuoi migliorare ancora di più per il prossimo turno?
Sabalenka: Beh sicuramente il mio gioco in risposta a tutte le sue variazioni, come il gioco di tocco, è decisamente migliorato. Mi ha costretto ad andare spesso a rete e a giocare a rete. Ho dovuto giocare diversi colpi al volo. Forse non ho vinto tutti i punti, ma credo di essermi allenata e di essere migliorata in questo. In questo momento mi sento abbastanza a mio agio in quella zona di campo. Cosa vorrei migliorare? Direi il mio modo di affrontare lo slice! Credo di aver commesso molti errori non forzati.
D. Quando hai fatto quei due ace verso la fine del match dopo tutte le difficoltà al servizio, specialmente con la seconda, cosa ti sei detta? Come ti sono venuti così all’improvviso?
Sabalenka: In realtà non volevo fare un ace. Stavo solo cercando di piazzare la palla dove volevo. Forse è per questo che il mio braccio era più sciolto e avevo un ritmo migliore, così da poter servire nel modo in cui ho servito in quei momenti chiave.
D. Hai migliorato molto i tuoi back e le tue smorzate. Forse avresti potuto usarli direttamente tu senza aspettare che lei ti costringesse a fare queste cose. I back che hai usato alle fine sono stati incredibili.
Sabalenka: Sì, credo di aver commesso un errore piuttosto grave dal punto di vista mentale: avevo paura di usare i tagli perché pensavo di darle tempo in più e così poi lei avrebbe iniziato a fare le sue magie con smorzate e altro e io avrei dovuto correre avanti e indietro per molto tempo. Poi mi sono resa conto che potevo e che dovevo usarli anche io perché a volte è difficile prendere la palla solo con il dritto. A volte sei costretta a rispondere in back. Quando ho realizzato che sono in grado di farlo è stato un momento importante del match.
D. Nella tua carriera hai raggiunto semifinali, finali e vinto Slam. Nei momenti di difficoltà, quando le cose si mettono male, riesci a ricomporti e a ricordarti che “sai come si fa”?
Sabalenka: Penso che il ‘so come si fa’ non funzioni perché ogni volta è una storia completamente diversa. Sai che ne sei capace, ma non significa che solo perché l’hai fatto una volta, magicamente lo farai un’altra volta. Penso che per me sia meglio ricordare a me stessa che devo lavorare, devo essere concentrata, devo giocare in maniera ordinata, fare il mio gioco e guadagnarmi la vittoria. Sì, certo, ricordo a me stessa che sono in grado di gestire qualsiasi pressione ma cerco solo di concentrarmi sulla partita, su quello che devo fare in quel preciso momento.
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