Wimbledon – Cobolli il suo torneo l’ha già vinto. Sinner no. Ma il suo gomito è un’incognita
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Confesso che poco dopo le 21 italiane mi stavo preparando a scrivere un editoriale la cui prime righe erano: c’è un solo italiano nei quarti di finale a Wimbledon, come era in fondo abbastanza prevedibile. Ma non si chiama Jannik Sinner. E questo invece non era prevedibile. Si chiama Flavio Cobolli. Il romano… di Firenze ha battuto un Cilic risorto… dopo 4 anni in cui era praticamente scomparso e dopo due set in cui aveva perso quasi tutti gli scambi prolungati perché Cobolli batteva benissimo (percentuali vicine all’80 per cento nel primo set) e rispondeva anche alla grande. Tant’è che nei primi due set Cobolli ha perso appena 8 punti, 4 per set, nei suoi 10 turni di servizio. Roba da super-battitori e in effetti ha anche sparato diversi servizi sulle 134 miglia, poco meno di 210 km orari.
Prima di riavvolgere il nastro del match di Cobolli che, a fine lacrime di padre, fratello e amici, lo ha portato ai quarti di finale contro lo… sparring-partner prediletto, Nole Djokovic, nonostante la fiera resistenza di un Cilic orgogliosamente ripresosi e a due passi da un quinto set che avrebbe potuto essere mortifero per il nostro giovane rappresentante, devo obbligatoriamente ricordare a chi non ha visto nulla quanto successo di assolutamente imprevedibile nel match Sinner-Dimitrov, nel quale la “Volpe Rossa” pareva quasi spacciata, anche se qualche piccolo cenno di ripresa, dopo la chiusura del tetto a fine secondo set – un break di 13 minuti per chiuderlo – Sinner la stava manifestando e il bulgaro, già da fine secondo set, non appariva più così irresistibile come nel primo, sebbene i suoi slice di rovescio – il 75% di quelli colpiti e naturalmente a una mano – infastidissero oltre ogni dire Jannik, soprattutto sul lato del dritto.
Si è sempre magnificato le doti di grande scivolatore di Jannik, attribuendole in parte al suo passato di giovane promettentissimo sciatore, ma stavolta fin dal primo game, sul 40 pari e servizio del bulgaro, Sinner è scivolato invece maldestramente e in modo piuttosto goffo, battendo il gomito destro. Ce lo avevo sotto gli occhi, a meno di una dozzina di metri, ma non ho visto se nel cadere lui abbia fatto subito volar via la racchetta e magari proprio nel farlo anziché tentare una capriola di… salvataggio abbia o meno sbattuto pesantemente il gomito. Fatto sta che lì per lì vedendolo subito alzare il pollice all’indirizzo di Dimitrov che sportivamente gli stava chiedendo se tutto fosse ok, ho pensato che non fosse successo nulla di serio. Invece qualcosa era successo. Al punto che Jannik nel game successivo si è trovato sotto 0-30, poi sul 15-30 ha commesso un insolito doppio fallo – insolito perché ne fa sempre pochi e quasi mai nei punti di una certa importanza come quelli che portano un avversario a palla break – ed ecco, dopo un illusorio ace di reazione, il break. Il primo break patito da Jannik nel torneo.
Salvo che nel quinto game in cui ha saputo costringere un Dimitrov assai carico e baldanzoso ad annullare una pallabreak con un gran servizio, nei restanti tre turni di battuta del bulgaro, terzo, settimo e nono game, Jannik ha fatto appena un punto. E quando ha cominciato il secondo set subendo subito un altro break – e a zero! – le campane di Wimbledon (facciamo finta che ci fossero) hanno cominciato a suonare a morto. Sì perché intanto da chi guardava la tv in Italia rimbalzavano voci allarmanti, secondo cui Sinner si sarebbe lamentato con Vagnozzi e Cahill dicendo “Non posso servire al massimo e quando tiro il dritto il gomito mi fa male”.
Ora che Jannik sia un tantino ipocondriaco quando non tutto il suo fisico risponde, piedi, anca, gomito, al 100 per 100, lo sostengono tanti che magari non lo conoscono appieno, però queste voci possono finire per condizionare anche chi -come i cronisti – cominciano a scrutare il radar della velocità dei suoi servizi (notevolmente abbassatasi mediamente) e magari anche i suoi movimenti. Il gomito non c’entrava, o non avrebbe dovuto c’entrarci, però Jannik sembrava più lento del solito, meno reattivo, e alcune risposte di Dimitrov vicino alla riga lo trovavano molto più impreparato di quanto lui lo si dimostrasse in genere. Lui stesso, del resto, ne avrebbe fatto un breve accenno nella brevissima conferenza stampa post match cui, comprensibilmente, avrebbe più volentieri del solito preferito sottrarsi.
C’è stato quell’abbozzo di reazione che gli ha consentito di recuperare il break nel finale di secondo set, e al cui felice esito ha seguito finalmente il pugnetto mostrato verso il proprio angolo. Ma per chiunque lo avesse notato, non è stata che una pia illusione. Sul 5 pari Jannik ha perso nuovamente il servizio, a 15, e poi il set. Dimitrov era diventato meno irresistibile, meno incisivo al servizio, ma non è che Jannik si fosse trasformato nello schiacciasassi che conosciamo e che avevamo visto nei primi tre turni… sia pure con avversari di calibro certamente inferiore rispetto a Grigor.
Finchè sulla palla del 2 pari l’ace n. 14 di Dimitrov si è trasformato in dramma. Quello che ormai tutti conoscete. Si è capito tutti subito, Grigor per primo, Jannik per secondo, poi tutti quanti, che era successo l’irreparabile. Da quel momento in poi è stato una febbrile ricerca per rispulciare quante volte il fisico del campione bulgaro si fosse “spezzato” proprio negli Slam. Statistiche raccapriccianti: si era dovuto ritirare in tutti gli ultimi 4 Slam precedenti a questo, e in 9 occasioni di Majors su 58 cui aveva preso parte. Impressionante. Sinner sembrava sinceramente dispiaciuto. Di certo non ha minimamente esultato e le sue parole, in campo e fuori, sono state solo sinceramente solidali. “Vedrò come dormo e come mi sveglio” ha detto rispondendo a una mia domanda, insolitamente coincisa ma chiara che chiedeva soltanto quanto lui fosse preoccupato in vista del quarto di finale con Shelton.
Certo è che, a prescindere dagli esami che si rendessero necessari (risonanza?), l’assenza del fisioterapista Ulises Badio, improvvisamente “dimesso” insieme al preparatore atletico Panichi, nell’occasione potrebbe farsi sentire, anche se l’osteopata Cipolla è del mestiere. Contro lo scamiciato e supermuscolato Shelton – che brutta quella canotta in un posto elegante e di classe come Wimbledon – Sinner non si può permettere di servire meno che benissimo e di non poter sfoderare i suoi dritti fulminanti. Meno di 48 ore di recupero basteranno? Anche psicologicamente per un giocatore per il quale anche i più piccoli dettagli rivestono importanza fondamentale? Come dice Jannik… vedremo.
Intanto mi sento di dover applaudire anche Lorenzo Sonego, irriducibile combattente, oltre che un magnifico Cobolli per la capacità di reazione che ha mostrato quando ha recuperato un break di svantaggio a un Cilic in grande crescita nel quarto set e per il coraggio mostrato in diverse situazioni, tie-break finale compreso vinto 7-3… Lunedì prossimo Cobolli, se anche dovesse perdere questo mercoledì con Djokovic come indicherebbero i generali pronostici, salirebbe quasi certamente al 19° posto del ranking ATP, un traguardo assolutamente impensabile quando nei primi mesi del 2025 aveva perso 7 volte di fila al primo turno.
Della sua partita mi è piaciuta la scelta tattica di evitare di dare a Cilic troppe palle su quella tre quarti del campo a destra dove il croato avrebbe giocato i suoi prediletti dritti anomali a sventaglio. Non era una strategia facile da adottare perché per evitare che l’esperto avversario girasse attorno alla palla per coprire di dritto, Cobolli ha cercato spesso sia i rovesci lungolinea che, ancor di più, i dritti incrociati, per scambiare dritto contro dritto in diagonale. E nei primi due set, quando il tennista romano ha giocato meglio, ha giocato anche ottime palle corte, dimostrando di possedere una bella mano. Nei game in cui si è trovato avanti 40-0 ha giocato anche serve&volley coronati da successo con volee tutt’altro che facili. Forse, anche contro Djokovic, che pure come ribattitore è stato a lungo considerato il migliore del mondo, il serve&volley potrebbe pagare qualche dividendo.
Dicevo di Sonego. Tre Slam tre sconfitte di misura, dopo grandi battglie, contro uno Shelton in sicuro progresso anche di rovescio e in continuità. Nel tie-break del terzo set, che ha orientato la partita, l’americano ha fatto cose fantastiche. Però…gioca un po’ troppo da “boscaiolo”. Se Sinner stesse bene secondo me vincerebbe sicuro. Ma starà bene? Boh, a me lui non sembrava troppo ottimista. Peccato per Sonego. Se alla fine perdi tre volte di fila c’è poco da recriminare. Anche se una volta vinto il primo set tutti abbiamo sperato con lui. Ha giocato bene, ha fatto grandi progressi sia in risposta sia col rovescio, qualche volta ha sbagliato volee che erano difficili soprattutto per la violenza con cui gli arrivavano addosso quei missili, ma grandi rimpianti non può avere. Due italiani nei quarti, alla fine, come un anno fa (anche se stavolta Sinner c’è arrivato a quel modo). Quando Jannik si fermò contro Medvedev – ma denunciò di aver dormito malissimo – mentre Musetti battè Fritz ma poi si arrese in semifinale.
Djokovic ha sofferto più del previsto contro de Minaur che dopo aver vinto il primo set era avanti di un break anche nel secondo e poi lo è stato anche nel quarto quando è stata avanti 4-1. Ma Djokovic lì ha messo la sesta e la legge del più forte infilando 5 game di fila. Un minaccioso messaggio per Cobolli. I due azzurri giocheranno domani su Centre Court? Difficile che Alcaraz (o peggio… Norrie) ne resti fuori. Ma per Cobolli già giocare sul campo n. 1 sarebbe motivo di legittimo orgoglio.
Le quote antepost
Tempo di prime somme e di pronostici in quel di Wimbledon, dopo le tante eliminazioni eccellenti. Con tutti i caduti del caso il pronostico è oramai sempre più indirizzato verso i grandi favoriti sin da subito, Carlos Alcaraz e Jannik Sinner. Lo spagnolo, campione uscente, parte un pelino in vantaggio nelle gerarchie, ed è premiato da una super quota che su Sisal vale 8 volte la posta.
Situazione analoga per Sinner. Il n.1 al mondo viene immediatamente dietro ad Alcaraz, per il semplice fatto di avere lo spauracchio Novak Djokovic nella propria zona di tabellone. Al netto di ciò anche la sua quota ha una maggiorata su Sisal, che diventa uguale (e ancora più conveniente visto il rendimento nei primi due match di Jannik) a quello dello spagnolo, 8 volte la puntata.