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Ben Shelton, il mattacchione che imparò l’umiltà sulla terra rossa. E sfida Sonego per i quarti a Wimbledon

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Il miglior risultato Slam di Bryan Shelton, classe 1965 e numero 55 del mondo nel 1992, è stato l’ottavo di finale raggiunto nel 1994 a Wimbledon; arrivava dalle qualificazioni e contro lo svedese Christian Bergstrom arrivò a vincere otto game nel quinto set. Disgraziatamente il nordeuropeo se ne accaparrò dieci e passò il turno, per poi cedere a Boris Becker nei quarti: peccato ma in fondo non male, anche se in ambito famigliare il figlio Ben ha gia fatto come lui lo scorso anno quando si fermò negli ottavi davanti a Sinner. Il figliolo irrispettoso a caccia di record ha raggiunto di nuovo il quarto turno a Londra e proverà ad intestarsi il record in solitaria, fronteggiando il nostro Lorenzo Sonego per l’ingresso nei quarti.

Chissà come si divertirà a prendere in giro il suo genitore, in caso di vittoria con Lorenzo; del resto, sicuramente non sarebbe la prima volta che lo fa, senz’altro perché è nel suo carattere di ragazzo irriverente e simpatico, pronto a sfottere il rivale (chiedere a Tiafoe, che ogni volta fatica a nascondere l’irritazione per qualche colpo fortunato del rivale che magari rimane in campo e lo beffa) e in generale perché ama divertirsi sul campo di gioco come fuori. Il genitore sicuramente abbozzerà, impegnato affettivamente e professionalmente per far crescere il suo pupillo, ma potrebbe certo ricordargli: “tu hai me come coach, un vantaggio non da poco”.

E avrebbe ragione a dirlo: se il talento in famiglia ha baciato con molto più trasporto Ben che non Bryan, la vicinanza di una persona che gli vuole bene e che lo sprona a prendere le scelte migliori per i progressi tecnici sta indubbiamente pagando. Ben esordisce nel 2021 ma entra come protagonista due anni dopo, quando raggiunge i venti anni di età: a Melbourne perde da Paul nei quarti e a New York arriva addirittura in semifinale, quando cede a Djokovic e deve incassare il famoso gesto del telefono, che a lui piace eseguire quando trasforma un matchpoint.

Djokovic gli sbatte la cornetta in faccia, irritato per qualche dichiarazione un po’ troppo da sbruffone del ragazzo, ma Ben è sulla bocca di tutti gli appassionati, soprattutto nel suo paese che è alla ricerca di un nuovo campione Slam. Quello che colpisce di lui nel 2023 non è solo il percorso sorprendente nei major e la vittoria a Tokyo che gli permette l’ingresso nei primi 15 del ranking: Ben, a digiuno assoluto di tennis sulla terra, investe tempo e sudore per affrontare la stagione rossa europea.

Ecco il vantaggio di avere papà Bryan ai box: il genitore, poco amante della terra e soprattutto di quella europea, ai suoi tempi frequenta Atlanta o Tampa, Bermuda o Charlotte, raggiungendo al massimo gli ottavi a Bologna o a Estoril. Sapendo di avere a che fare con un talento in erba dalle grandi potenzialità, suggerisce al suo junior di sudare nel Vecchio Mondo da aprile a giugno, per respirare il tennis sporco di terra che porta a Parigi. E Ben esegue, forse anche per migliorare i record del padre anche su quella superficie: due turni in Portogallo (batte Lestienne), uno a Montecarlo, due a Barcellona (batte MacDonald), uno a Madrid, tre al challenger di Cagliari (supera Marozsan e Zeppieri) uno a Roma, Ginevra e Parigi.

Quattro vittorie e otto sconfitte: ce n’è abbastanza per spegnere il sorriso di un ragazzo che non ha mai colpito per umiltà e modestia. Eppure, la volontà di sgobbare su un manto appiccicoso e ingrato paga, e lo fa probabilmente subito perché gli regala consapevolezza nei propri mezzi, gli fa conoscere la parte di sé disposta al sacrificio per arrivare, e lo migliora. Come detto, ci sono solo soddisfazioni nella seconda parte del 2023, e nel 2024 arriva il primo e sinora unico titolo in patria: sulla terra rossa di Houston, a spese del suo caro amico Frances Tiafoe.

Shelton per ora non è diventato un mostro sulla terra rossa ma quest’anno ha raggiunto la finale a Monaco, perdendo da Zverev, e gli ottavi a Parigi, cedendo solo ad Alcaraz al quarto set, in un primo parziale ceduto al tie-break al diciottesimo punto dopo non aver sfruttato nemmeno uno dei tre setpoint conquistati. La crescita tecnica e agonistica del tennista scanzonato dalla battuta fulminante, dal dritto parimenti potente ma un po’ macchinoso e dal rovescio coperto che fatica a tramutarsi in slice mantenendo incisività, sembra essere legata ai miglioramenti sulla terra rossa, dove Ben ha appreso le lezioni più proficue, quelle delle sconfitte con giocatori che oggi probabilmente lui prenderebbe a pallate su ogni tipo di superficie.

Per il resto Ben è sempre Ben, lui che si sta abituando ad arrivare in fondo agli Slam, lui che martella Andrea Vavassori al corpo durante un doppio e in risposta alle doglianze del nostro doppista di Coppa Davis esibisce i segni delle pallate sul proprio corpo. Certo, si potrebbe dire, una pallata di Shelton pesicchia… Un mese fa ebbe a Parigi una cordialissima stretta di mano con Lorenzo Sonego, cui negò il passaggio al secondo turno dopo un match divertentissimo e spettacolare, un po’ come quello con cui sabato Lollo si è guadagnato gli ottavi superando Nakashima: lunedì si replica e il confronto promette le classiche scintille di quelle partite tra tennisti temerari e indomiti, pronti a sbagliare per ripartire con la stessa volontà di spaccare la pallina. Ben in questo non è secondo a nessuno, tanto la stagione sul rosso è ancora lontana…

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