Rassegna stampa – Tanta Italia, e Sinner travolge Vukic
Fulmine Sinner (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
he l`ostacolo Vukic non sarebbe stato insormontabile per Jannik Sinner si sapeva, ma con l`aria che tira in questi giorni a Londra, e le teste di serie che cadono come nemmeno durante la Rivoluzione francese, non c`è mai da stare tranquilli. Il grande deluso di giornata ai Championships, oltre a Jack Draper, è lo statunitense Tommy Paul, fuori contro l`austriaco Sebastian Ofner, numero 165 del mondo. Dovrebbe essere lui a prendere il posto dello statunitense di fede laziale nell`ottavo di Sinner se domani supererà lo “scoglio” Pedro Martinez, numero 52 del ranking. Ma procediamo con ordine: pochi brividi per il numero 1 al mondo, che con precisione certosina riesce a vincere i primi due set nello stesso tempo, 6-1 in 27 minuti. Una sola palla break nel primo parziale, zero nel secondo e ben due nel terzo, dove la prima è stata meno collaborativa. Darren Cahill e Simone Vagnozzi, placidamente seduti nel box, commentavano come due spettatori, annuendo, applaudendo, approvando e irrigidendosi un pizzico sui cinque match point non sfruttati dal numero 1 al mondo nel terzo set. La possibilità di una rimonta, in questo caso, sarebbe stata chiaramente irreale, ma quest`abitudine di non sfruttare i match point sta diventando un po` antipatica. Cali di concentrazione, forse, per un match che non ha riservato grosse insidie, con Jannik che sul finale, dopo aver annullato una palla break dell`australiano con uno dei suoi dritti incrociati in corsa, ha pure incitato il pubblico del Centre Court ad applaudire: «Mi sono divertito – dirà con un sorrisetto -, forse perché ho vinto. Sull`erba í match possono girare velocemente. Sono stato anche un po` fortunato sulla palla break, ringrazio la mia racchetta che mi ha permesso di tenere la palla in campo. Non bisogna mai abbassare la guardia e soprattutto so di poter alzare ancora il livello». […] Qualche incertezza negli appoggi per Jannik, scivolato più di una volta, ma forte delle doti di sciatore, in grado di mantenere l`equilibrio. Lui sa come si fa, in campo e fuori. Lo ha dimostrato nell`ultimo anno, quando ha dovuto stare in piedi nella tempesta, riuscendo comunque a vincere uno Slam mentre negoziava una squalifica di tre mesi con la Wada. Lo sta facendo ora, con ancora fresca la ferita della finale di Parigi persa in rimonta e un team che ha voluto dimezzare prima di arrivare ai Wimbledon. Jannik ha la possibilità di cancellare quel brutto ricordo con nuove e più fresche gioie da raccogliere sui prati. Lo proteggono Vagnozzi e Cahill, sempre capaci di rendere le linee del campo il suo posto sicuro, come ha detto più di una volta l`australiano. […]
Un Sinner ritrovato e ancora tanta Italia (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Forse indispettito dall`aver dovuto salvare una palla break nel secondo turno di battuta, Jannik Sinner ieri a Wimbledon ha alzato immediatamente la voce e con un tennis solido e concreto ha messo le cose in chiaro in pochi minuti contro l`australiano Alexandar Vukic, accedendo così al terzo turno in poco più di un`ora e 40 minuti di gioco. Due set scivolati via velocemente, a rimarcare proprio la troppa differenza in campo tra i due giocatori, per dare giudizi obiettivamente definitivi sull`adattamento e sulla condizione psicofisica del numero uno al mondo. Soltanto nel terzo set il match è diventato un pochino più vivace, ma l`italiano ha sempre tenuto in mano le redini della partita senza mai rischiare. Tuttavia tra le pieghe del match del secondo turno e della terza prova dello Slam, si sono intravisti alcuni accorgimenti dettati dall`erba, a partire dall`impugnatura del servizio, che risulta più chiusa rispetto a quella usata sulla tema rossa del Roland Garros, per favorire lo slice da destra. Più aperta, invece, dall`altro lato per incrementare i giri kick. Interessanti, poi, si sono rivelate alcune risposte bloccate in contenimenti di dritto, diversi tentativi di ribaltamento dell`azione da difensiva a offensiva, e la nuova versione erbivora della volée con il taglio sotto. Un secondo turno, da archiviare insomma con la soddisfazione di aver visto di nuovo all`opera un Sinner sereno, tranquillo e molto centrato nei colpi, nel torneo londinese in cui Sinner cerca la prima finale. Nel prossimo turno inoltre, il numero uno al mondo farà compagnia a Luciano Darderi, Mattia Bellucci (che ha vinto anche in doppio), Flavio Cobolli e Lorenzo Sonego, a dipingere di azzurro il torneo più prestigioso sull`erba londinese. Il torinese numero 47 al mondo, battendo Nikoloz Basilashvili è tornato per la terza volta in carriera al terzo turno di Wimbledon. Cobolli, n.24 del ranking, ha regolato in tre set la wild card britannica Jack Pinnington Jones, n. 281 e per la prima volta vince due partite di fila sui prati inglesi: domani troverà il ceco Jakub Mensik, favorito n.15 del tabellone e sarà un vero banco di prova. Darderi ha concluso senza problemi il match contro Arthur Fery, interrotto mercoledì per oscurità e ora sfiderà l`australiano Jordan Thompson numero 44 del ranking. Il mancino Bellucci mercoledì aveva incantato contro Lehecka, numero 25 al mondo. […] Il prossimo avversario di Jannik è uno spagnolo, Pedro Martinez, ma sul cammino di Jannik si intravede verso la semifinale, la sagoma di Nole Djokovic che qui sa come si vince. Cambiano alcuni attori protagonisti (si pensa a Berrettini e Musetti nonché Jasmine Paolini) ma sempre grand`Italia è in questo 2025, un trend che continua positivamente. È un torneo, questo dei Championships, che si sta rivelando pieno di sorprese. Colpi di scena che come spesso capita sui prati inglesi, sono sempre dietro l`angolo, a cominciare dalla bocciatura del britannico Jack Draper e dell`americano Tommy PauL […]
Uragano Sinner spazza via Vukic (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Se anche ieri, dal Campo 1 in giù, Wimbledon non ha risparmiato teste di serie, sul Centrale Jannik Sinner e Novak Djokovic sono stati impeccabili. Dopo due turni, l`azzurro e il serbo non hanno dato alcun motivo per dubitare che possano restare in scia a Carlos Alcaraz, vincitore delle ultime due edizioni dei Championships. Nel primo pomeriggio il fuoriclasse di Belgrado si è sbarazzato di Daniel Evans con un 6-3 6-2 6-0, poi è arrivata la rimonta di Iga Swiatek su Caty McNally per 5-7 6-2 6-1. Infine, sul Centrale è toccato a Jannik Sinner, che ha spazzato via l`australiano Aleksandar Vukic con un autoritario 6-1 6-1 6-3. Non poteva esserci impatto migliore con il campo più prestigioso dell`All England Lawn Tennis and Croquet Club. A confermarlo non solo il punteggio, ma anche i numeri e la qualità globale della prova. Il canovaccio tattico di Vukic si è sgretolato già dopo tre game: Sinner ha annullato una palla break, poi gli ha tolto il servizio nel gioco successivo e ha infilato altri quattro game consecutivi fino al 6-1, condito da un ottimo 70% di prime, 3 ace, 9 vincenti e un solo gratuito. La sinfonia, da lì in avanti, è rimasta pressoché invariata, con il rivale del numero 1 del mondo che, nonostante la superficie e l`ottimo servizio, ha faticato anche solo ad avvicinarsi alla rete. Dal canto suo, l`allievo di Vagnozzi e Cahill è stato praticamente perfetto con quasi ogni colpo. Solo sul servizio le percentuali sono leggermente calate, fino a un 64% finale (12 ace), complice anche un match che ben presto aveva perso ragione d`essere, se non nel quinto gioco del terzo set, quando l`altoatesino ha dovuto sventare la seconda chance di break concessa all`avversario. Nel game conclusivo l`azzurro ha chiuso al sesto match point, intervallato da un`altra palla break da annullare, e lo ha fatto con due ace consecutivi, quasi a spazzare via gli interrogativi dei giorni scorsi. «Il Centrale è sempre speciale e onestamente sono davvero contento della mia prestazione, giocare contro Vukic può essere molto difficile. Ho provato a rispondere a ogni servizio e sono stato solido da fondo – il commento soddisfatto del numero 1 del mondo -. Sembra che mi sia divertito nell`ultimo gioco? Perché l`ho vinto (ride, ndc), ma le cose sarebbero potute cambiare in fretta. Se il match fosse proseguito, ci sarebbe stato il rischio di chiudere il tetto e sarebbe diventato tutto più imprevedibile. In questi giorni ci sono stati tanti upset, quindi non abbassiamo la guardia e stiamo attenti. Ogni avversario va studiato: preparare la partita fa parte del lavoro del mio team. Posso migliorare ancora, però mi sono sentito a buon punto». […]
Sinner fa parlare il campo per ritrovare la perfezione (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Il passante che gli regala il sesto match point, è da cineteca. Sinner si allunga sul dritto e più che colpire la palla, la aggancia. Sebbene in precarie condizioni di equilibrio, il numero uno non perde il controllo del colpo. Lo guardi e viene da pensare che sia proprio quello il segreto della sua leadership. Saper trovare i colpi giusti in tutte le condizioni possibili. C`è un pertugio sulla destra dell`avversario avventuratosi a rete. La palla s`infila lì, bruciando sul tempo la volée e anche le ultime speranze di Vukic, se mai ne abbia avute. L’applauso del Centre Court vola alto, Sinner ringrazia, e torna a ringraziare poco dopo, perché i battimani si allungano a dismisura. Il match si chiude lì, ed è una di quelle partite che ripropongono Sinner nelle vesti più appropriate, quelle del cultore di un gioco moderno, veloce e perfetto nella confezione di un prodotto che, nel tennis attuale, non ha paragoni. Vukic fa la fine di Ruud a Roma, poi di Lehecka a Parigi. Match che rasentano la perfezione, ammesso che nel tennis sia possibile. Sinner comunque ne dà un`interpretazione che molto vi si avvicina. La terapia del tennis giocato funziona. «Lì mi sento me stesso», «lì so che cosa devo fare», dice spesso l`ex carota oggi diventato volpe. Chi può dargli torto… Lo vedi sul campo e le polemiche dell`ultimo periodo, le scivolate su Panichi e Badio, le conferenze stampa mal preparate nelle quali butta lì due parole in croce, passano in cavalleria. Il campo gli restituisce tutta la sua allure. Lì, Jannik risulta preciso, meticoloso, e di tutto questo ne fa la base per alzare ancora il proprio livello, e volare così in alto che gli avversari “normali” non riescono più nemmeno a vederlo. Aleksandr Vukic, da Sydney, origini serbe, non credo sia mai stato contento di sentirsi “normalizzato”. Ha un buon tennis, un ottimo servizio, sa come far male con il dritto, e sa perfino attaccare, l`ha imparato un po` dagli australiani che lo hanno adottato (nel box c`è anche Hewitt, capitano di Coppa Davis). Deve aver rivisto il match di Halle, in cui Bublik ha battuto Sinner spingendolo dentro il caos organizzato dei suoi colpi “fuori di testa”. Ma Bublik è bravo a far casino, Vukic meno. Però ci prova, due game, il primo e il terzo del set d`avvio, sbraccia colpi impossibili, quasi fuori luogo, e lo fa a velocità estrema. Ha una possibilità nel terzo game, potrebbe anche ricavarne un break. Sinner chiude la morsa e il tentativo si spegne sul nascere. Poi c`è solo Jannik, fino alla fine, anche se il game della vittoria Vukic lo contrasta come può.
[…] Ma nell`ultimo game, Aleksandr tenta il colpo gobbo, ha due palle break, Sinner gliele strappa a morsi, poi l`australiano trova il modo di ribattere colpo su colpo e sfila i primi cinque match point al numero uno. Ma c`è la domanda di riserva… Con quale colpo Sinner si staccherà di nuovo? Col passante di dritto che vi ho descritto. E con quale se no? […] Il torneo si mette bene. Sono saltati anche Draper e Tommy Paul, in terzo turno c`è lo spagnolo Pedro Martinez, che è come un cactus sull`erba, insomma, non è il suo posto. Appuntamento a domani… C`è tempo per gustare i cinque italiani in terzo turno, mai successo prima (ne portammo quattro nel 1949, settantasei anni fa). Ma ora è l`Italia che detta legge. Piaccia o non piaccia (e non piace, da queste parti), va bene così.
Sinner, tutto facile con Vukic (Stefano Semeraro, La Stampa)
Papà Vukic fuggì da Sarajevo in Australia per evitare le bombe, purtroppo quelle vere. Suo figlio Alexandar, ieri sul Centre Court, non ha trovato riparo dai diritti e dai rovesci di Jannik Sinner – per fortuna rischiando giusto qualche livido sul morale. Una sorta di allenamento agonistico, 6-1 6-1 6-3 in un`ora e 40 minuti, decorato da un punto surreale nell`ultimo game sul quale lo stesso Jan ha gongolato divertito. «Divertito perché l`ho vinto», ha sottolineato. «Comunque il livello è stato buono, e sono contento di aver finito con la luce e il tetto aperto: i match possono girare in fretta e quest`anno ci sono tante sorprese…». Sul cammino di Jannik in effetti continuano a evaporare le teste di serie. Ieri Jack Draper (n.4), seppellito di prime palle dallo stagionato Cilic, e per ritiro Tommy Paul (13). Al 3° turno alla Volpe toccherà così il non trascendentale Pedro Martinez, n.52 del mondo, ed eventualmente in ottavi uno fra Dimitrov, bulgaro dal grande avvenire dietro le spalle, e Ofner. L`emorragia di sangue nobile non dispiace neppure a Fabio Cobolli, che si è liberato serenamente di Jack Pinington-Jones, anche per motivi pratici: «Gli spogliatoi delle teste di serie sono praticamente vuoti, così non devo fare la coda per le vasche…». Il Cobbo, che al prossimo turno sfida il compagno di allenamenti Mensik – e in fondo al rettilineo intravede un possibile, ghiottissimo quarto di finale con Sinner – da terraiolo che era sta scoprendo le gioie dell`erba. […] Il contingente italiano perde Lucia Bronzetti, superata dalla russa Andreeva, ma al 3° turno oltre a Bellucci, Sinner e Cobolli piazza Darderi, Sonego – cinque, record di sempre a Wimbledon – e nel femminile la mancata notaio Cocciaretto, vincitrice sulla Volynets. «Il tennis stressa? No, siamo privilegiati. L`erba non mi piaceva, ora mi diverto a provare smorzate e volée, non riesco però a vivere solo di tennis, per questo mi sono iscritta a Giurisprudenza. Finirò gli studi per mio arricchimento e per fare contento mio padre, che quando ho preso un 30 e lode mi ha fatto una gran festa, ma dopo la vittoria sulla Pegula, la 3 del mondo, mi ha inviato giusto l`emoji con il pollice in su…». Vabbè, assolto.
Avanti Cobolli, Sonego lo imita (Antonio Sepe, Corriere dello Sport)
L’unico Major in cui Flavio Cobolli non aveva mai raggiunto il terzo turno era Wimbledon, ma grazie al successo ai danni della wild card britannica Pinnington Jones ha colmato questa lacuna. 6-1 7-6 6-2 il punteggio del match, in cui l`azzurro di fatto ha avuto difficoltà solo nel secondo set, quando ha subito il primo – e finora unico – break di tutto il torneo. In poco meno di due ore ha quindi archiviato la pratica e si è regalato il passaggio del turno, confermando i rapidi progressi. […] Il prossimo obiettivo è provare a sfatare il tabù seconda settimana, ma non sarà facile perché sulla sua strada c`è il ceco Mensik: «È un giocatore molto forte, mi aspetta una battaglia. Sarà una partita difficile» ha commentato Cobolli, sconfitto nell`unico precedente, due anni fa nel Challenger di Helsinki. Tèrzo turno raggiunto anche da Luciano Darderi, che ha completato l`opera contro il britannico Fery. Dopo che il match era stato interrotto per oscurità, con l`italo-argentino avanti due set a zero (6-4 6-3), i giocatori sono tornati in campo ma l`inerzia non è cambiata. Darderi ha vinto anche il terzo parziale (6-3) e si è regalato il passaggio del turno. Sarà impegnato di nuovo già oggi contro l`australiano Thompson: i due non si sono mai affrontati. Si è poi aggiunto alla festa Lorenzo Sonego, che ha vendicato Musetti battendo in quattro set (6-1 6-3 6-7 7-6) il georgiano Basilashvili. […]. A contendergli un posto negli ottavi ci sarà lo statunitense Nakashima, battuto a inizio anno a Hong Kong. Non ha fallito la prova del nove Elisabetta Cocciaretto, che dopo l`impresa all`esordio contro Pegula ha eliminato l’americana, Volynets, con un rapido 6-0 6-4. La marchigiana è così approdata al terzo turno, eguagliando il suo miglior risultato nello Slam londinese. Intervenuta in conferenza stampa, il primo pensiero è stato per Sofia Goggia: «Mi ha scritto dopo il primo match e dopo quello di oggi. Sta vedendo tutte le mie partite, sono contentissima». La sua prossima avversaria sarà la svizzera Bencic, contro cui ha perso a Roma nel 2022. […]
Viva la Betta che detta legge! (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Viaggia sempre più ad energia green Elisabetta Cocciaretto, mossa da una gran voglia di riprendersi quello che il destino (sotto forma di problemi di salute) le ha tolto. E così, dopo aver mandato gambe all`aria la n.3 del mondo Jessica Pegula, l`azzurra che per una polmonite aveva dovuto rinunciare all`edizione 2024 dei Championships ha riservato analogo trattamento ad un`altra giocatrice stelle a strisce, Katie Volynets, che la precede di una ventina di posizioni nel ranking (n.98 la statunitense e 116 l`italiana): 6-0 6-4 il punteggio, in un`ora e 10`, che certifica il superamento della fatidica prova del nove a due giorni di distanza dal più grande exploit in cartiera. Dopo un primo set letteralmente a senso unico la 24enne di Porto San Giorgio ha subito il ritorno della 23enne californiana di Walnut Creek, con la coscia sinistra abbondantemente fasciata. Volynets, che all`esordio aveva sorpreso la tedesca Maria, trionfatrice al Queen`s due settimane fa e semifinalista su questi prati nel 2022, si è portata avanti 3-1. Ma la marchigiana ha reagito nel modo giusto, ascoltando i suggerimenti di coach Fausto Scolari: immediato riaggancio, sul 3-4 cancellata una pericolosa palla-break e poi sprint conclusivo così da approdare per la seconda volta in tre anni al 3° turno di Wimbledon, con a referto 18 vincenti a fronte di 25 gratuiti (5 contro 9 il bilancio dell`avversaria). «Il mio allenatore mi dice di camminare attraverso la palla perché tendo a fermare troppo i piedi. Giocando cosi vicina al campo devo spingere e imprimere un po` di pesantezza ai colpi, sennò la palla rallenta e le mie avversarie hanno più tempo per fare il loro gioco», spiega Elisabetta che porta avanti anche gli studi in Giurisprudenza. «Per un arricchimento mio personale, studiare mi è sempre piaciuto e me lo ritroverò. Ma ho 24 anni e spero in una carriera lunga. Per adesso penso a finire l`università, soprattutto per mio padre, che fa sempre festa quando prendo un bel voto, mentre per queste vittorie mi ha inviato su whatsapp un emoji a forma di pollice». Ma non sono gli unici messaggi ricevuti sul telefonino. «Sofia Goggia mi ha scritto dopo ciascun match – racconta l’azzurra, sicura di rientrare tra le prime 100 della classifica -, sta vedendo tutte le mie partite e ne sono felice. Dopo i primi mesi della stagione un po` complicati non vedevo l`ora di tornate a giocare su erba pensando alla gioia che provo quando arriva questo momento dell`anno. Mi piace tutto di questo torneo, l`eleganza, l`atmosfera, qui è un`altra cosa! Mi sto godendo tutto». […]
L’erba dei campi (vicini) è sempre più verde (Carlo Galati, Libero)
C’è un Wimbledon che tutti vedono – quello del Centre Court e dei campi principali – e poi ce n’è un altro, più nascosto, che devi cercare tra i vialetti del circolo, oltre le siepi, superando i volontari che indicano “Court 16 ?”, passando accanto ai prati dove la gente si sdraia con un bicchiere di Pimm’s in mano. È il Wimbledon laterale, quello dei campi minori. Se hai un biglietto “Grounds”, è lì che vivi il torneo, ma anche se sei accreditato, è lì che impari a conoscerlo davvero. Senza fronzoli, senza effetti speciali, senza DJ in console. Solo tennis. Martedì mattina, campo 15: gli spalti sono pieni già alle 11, e si parlano più lingue che in una riunione ONU. Una coppia fa il tifo per Veronica Erjavec, forse senza sapere granché di lei. Un signore inglese racconta al figlio del serve and volley di Pete Sampras e di un’erba che non è più quella di una volta. I coach sono lì, a un metro e si sente tutto: «Move! Now! Again!». Qui si respira un’aria più autentica. I campi 16 e 17 – come il 14 e il 15 – sono forse ancora meglio. Nessuna distanza: il pubblico sente il respiro degli atleti, percepisce il colpo pieno della palla, la rincorsa affannata. Quando una pallina finisce larga, può sfiorarti la caviglia. O la faccia. E il bello è che finisci a seguire match che non avevi minimamente programmato e ti trovi coinvolto come se fosse la finale. Perché questo tennis, con le scarpe che scivolano sull’erba e il sudore che si sente nell’aria, ti entra nelle ossa. E Wimbledon, in tutta la sua sobrietà, ti prende. Poi ci sono i dettagli che non passano mai in TV. Il raccattapalle che sbaglia la presa e si scusa con un gesto regale. Il giocatore che, dopo un game estenuante, guarda il suo angolo e chiede: «How many unforced? Three? Really?» con quel sorriso amaro che solo chi è lì può vedere. A Wimbledon si dice che il torneo cominci dai campi principali, ma forse il torneo vero è anche – e soprattutto – qui. Dove le telecamere ci sono, ma senza pathos. Dove si gioca con una fame diversa. […] Nei primi giorni, quando l’erba è ancora verde e viva, ogni punto lascia il segno. Anche su noi, che veniamo per scrivere e ci ritroviamo a tifare, senza accorgercene, per una slovena che salva una palla break con un dritto in salto. Momenti che non entrano nei palinsesti, ma che restano addosso più di una finale. Quando usciamo dal campo 15, c’è ancora fila per entrare. Non per i top, ma perché Wimbledon è anche questo: un torneo che si lascia scoprire di lato. Dove il tennis non è meno importante. Solo più vicino. E più vivo