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Wimbledon: Sinner ha bisogno di sei match point, ma passeggia con Vukic

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[1] J. Sinner b. A. Vukic 6-1 6-1 6-3

Se al primo turno contro Luca Nardi Jannik Sinner non aveva incontrato particolare resistenza, ancora meno ne trova di fronte all’australiano n. 93 ATP Aleksandar Vukic e lo supera 6-1 6-1 6-3 in un’ora e quaranta minuti. Un punteggio che riflette i valori in campo, anche se Jannik ha avuto bisogno di sei match point per chiudere la sfida, regalando almeno un po’ di pathos nell’ultimo game, facendo forse tornare alla mente a qualcuno le tre occasioni per il titolo di Parigi contro Alcaraz in un paragone a dir poco esagerato.

Già battuto nei due precedenti confronti (2021 e 2022), Vukic è un giocatore da superfici dure, con aperture decisamente compatte che lo rendono pressoché inoffensivo sulla terra battuta, ma pericoloso sul veloce in virtù anche di un buon dritto, per quanto il rovescio sia parecchio limitato; la sua miglior percentuale di vittorie ATP è sull’erba a dispetto dello 0-3 di quest’anno che però nasconde i quattro successi nelle qualificazioni tra Queen’s e Eastbourne.

Troppa però la differenza di livello tra i due contendenti per avere un match, al quale Vukic ha tentato un approccio aggressivo, restando per quanto possibile vicino alla linea di fondo, ma le superiori velocità e pesantezza di palla di Sinner hanno fatto sì che l’azzurro prendesse il sopravvento dopo una manciata di minuti, spazzando via il rivale nei primi due parziali. C’è stata partita nel terzo set, quando Aleksandar ha iniziato a servire molto meglio, ma non è gli bastato per evitare di andare di nuovo sotto e arrendersi dopo il citato, emozionante nono e ultimo game del parziale.

Primo set – Vukic senza paura, ma Sinner gli sale sopra in fretta

Jannik sceglie di partire al servizio e si trova in una situazione al terzo game, con Aleksandar che spreca un’ottima risposta sul 15-30, ma arriva comunque a palla break, rimediata dal servizio. Risponde e gioca molto vicino al campo senza timore apparente, Vukic, mandando un paio di volte fuori giri Sinner, che tuttavia ci mette davvero poco a prendergli le misure, facendo valere maggiore pesantezza e profondità che lo costringono a qualche Radwanska e soprattutto a errori. Bravo a rimediare lo 0-40, capitola sotto la pressione azzurra al successivo vantaggio esterno, 3-1 presto confermato dalla battuta.
La differenza di livello è già evidente come suggerisce la classifica, quando costretto in difesa Jannik si destreggia egregiamente ribaltando lo scambio. Da ammirare tecnicamente il classe 2001 di Sesto Pusteria quando raggiunge un insidioso slice corto e basso piazzando il vincente bimane lungolinea, esibendo un completo controllo di palla e corpo. È il punto che apre la strada al secondo break che diventa 6-1 in 28 minuti. 9 vincenti e un solo unforced per Sinner, 3-6 il bilancio di Vukic che mette nel giusto rettangolo meno del 50% di prime contro il 70% di Sinner.

Secondo set – Sinner suona la stessa musica, Vukic ancora non tiene il ritmo

Il ventinovenne di Sydney regala un paio dritti senza provare a fare granché (ma in realtà cerchi sempre di fare granché quando costretto a un ritmo e una continuità che non ti appartengono), allora cerca di tenerla in campo e subisce un drittone irraggiungibile. Insomma, Jannik parte 2-0, Aleksandar muove il punteggio ma non riesce ad arginare l’avversario che gli strappa un altro turno di battuta, 4-1. 130 e 114 km/h sono le velocità medie dei due dritti coperti, 120 e 104 quelle dei rovesci (non offendiamo il lettore dicendo quali appartengono a chi), e quello che tira più forte sbaglia meno. Un altro 6-1 è inevitabile.

Terzo set – Vukic trova il servizio, Sinner ha bisogno di sei match point

Aleksandar aumenta la percentuale di prime in campo (da meno del 50% a oltre il 90% nei primi due turni), trovando abbastanza fiducia da tentare il sorpasso al quinto gioco spingendo con ildritto; sulla seconda palla break consecutiva si procura l’occasione di tirare lo sventaglio vincente, mettendolo però in corridoio e Jannik tiene per il 3-2. Vukic ci crede, continua a restare aggrappato alla battuta, ma il suo rovescio proprio non va; il numero 1 del mondo lo pungola lì un paio di volte e tanto basta per salire 5-3 e servizio.

L’australiano si prende la soddisfazione di annullare due match point consecutivi giocando aggressivo, altri tre se ne vanno, mentre nell’angolo Cahill assume un’espressione pensierosa (non del genere “che è, siamo di nuovo al Roland Garros con Alcaraz” ma quasi). Arriva la palla del controbreak, che pare cosa fatta per Vukic ma Jannik si supera e soprattutto lo supera con un passante in recupero da standing ovation. Sospiro di sollievo, due ace e tutti a casa.
Per essere precisi, c’è chi va a casa e chi raggiunge al terzo turno Pedro Martinez, vincitore in tre set tirati di Mariano Navone (colui che al primo turno ha estromesso Shapovalov). Sinner lo ha battuto in due set nell’unico precedente, tre anni fa a Roma.

Le parole di Jannik dopo il match

D. Un’altra vittoria senza cedere set: quanto sei soddisfatto della tua prestazione?
“Sinceramente sono molto felice perché giocare contro di lui è molto difficile. Un gran servizio, ho cercato di rispondere in campo più palle possibile e di rimanere solido da fondo. Ho faticato un po’… [sorride] per chiuderla. Il Centrale è un posto speciale, grazie a tutti per essere rimasti. So che è stata una lunga giornata [pausa per gli applausi].”

D. Parlami dell’ultimo gioco, con quei match point. Sembrava che ti stessi godendo quell’ultimo game, l’interazione con il pubblico…
“Me lo sono goduto perché l’ho vinto, altrimenti non lo so mica [risate]. Però il match può cambiare molto rapidamente, se mi brekka lì allunga il set, quindi sono contento di averla chiusa, ancora con il tetto aperto perché so che qui a una certa ora si chiude e le condizioni cambiano parecchio. Sono stato fortunato con quel colpo [il passante sulla palla del controbreak]. In qualche modo la mia racchetta è riuscita a tenere la palla in campo. Felice di aver vinto in tre set.”

D. Ora giocherai con Pedro Martinez. Quando sei il numero 1, importa davvero chi affronti al prossimo turno? Ti preoccupi mai di sapere chi sarà l’avversario?
“Certo che sì. È anche il lavoro del mio team preparare [il match]. Come vedi sono entrambi al telefono. Non si stanno divertendo… [risate]. No, però tutti gli avversari sono difficili, il terzo turno di uno Slam è speciale e abbiamo visto tanti risultati inaspettati. Cerchiamo di rimanere concentrati, di alzare il livello, oggi ho sentito che era a buon punto, ovviamente posso migliorare un paio di cose, ma ci vuole tempo. Non vedo l’ora di giocare la prossima.”

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