Wimbledon: Bellucci, un altro tennis è possibile
LONDRA – Jiri Lehecka, 23 anni, è un tipo tosto, numero 24 ATP, gran picchiatore pulito, prodotto dalla scuola ceca, una garanzia di qualità tecnica. Sa giocare bene sull’erba, come testimonia la finale raggiunta al Queens la settimana precedente ai Championships, e persa solo al terzo set dal grande Carlos Alcaraz.
Eppure, per la gioia dei numerosi tifosi italiani presenti ieri sul campo 12 di Wimbledon, e l’ammirazione di tutti gli spettatori neutrali, Mattia Bellucci da Busto Arsizio, provincia di Varese, ha deciso che sarebbe stata la sua giornata. Lo ha fatto mettendo in mostra un campionario di tocchi di classe ormai raro da vedere nel nostro sport, sempre più prigioniero del “corri e tira da fondo”, e dei marcantoni oltre l’1.90 che bombardano senza tregua.
Scherzando con qualche addetto ai lavori nella bellissima tribunetta stampa, appiccicata al terreno di gioco, verso la fine del match ho chiesto “ma stiamo forse rivedendo Marcelo Rios?”, e da quel momento, per tutti Mattia è diventato “EL Chino” Bellucci.
Come il grande talento cileno, numero 1 ATP nel 1998 per poche settimane senza aver mai vinto uno Slam (raggiunse la finale a Melbourne quell’anno, persa da Petr Korda, padre di Sebastian), Mattia con la mano sinistra della palla fa semplicemente quello che vuole.
Il malcapitato Lehecka non ci ha capito assolutamente nulla, travolto da un mix micidiale di botte piatte col rovescio, liftoni carichissimi col dritto, e autentiche “bisce” in slice e chop, da entrambi i lati, a spezzare il ritmo e togliere timing all’avversario. Alcuni colpi con la rotazione all’indietro di Bellucci passavano letteralmente a due dita dal nastro, vederli da vicinissimo e di fianco è stata onestamente una goduria tecnica.
A tutto questo aggiungiamo un sontuoso repertorio di tocchi vincenti a rete, sia smorzati che acrobatici (la volée di rovescio chiusa in tuffo nel primo punto del tie-break del set d’apertura ha fatto saltare per aria le tribune), ed ecco la ricetta per far fuori tre set a zero una testa di serie in forma come Jiri. Che non ha affatto giocato male, s’intende, ma contro il Mattia di ieri non c’era nulla da fare.
Ovviamente, sarà dura continuare così, le cosiddette partite giocate in “God mode” non capitano tutti i giorni, ma si vede bene un bel percorso di crescita verso l’alto del ragazzo, a partire soprattutto da un grande servizio. Bellucci è 1,78 m (come Fognini), meno di 80 kg, ma grazie a un caricamento straordinario delle gambe, e a un’uscita/torsione dell’anca destra paragonabile a quella di Ben Shelton, come una molla, ottiene velocità elevatissime, fino ai 220 kmh (vedete questo movimento nell’immagine in testa al pezzo).
Giocherà domani il terzo turno contro Cameron Norrie, mancino britannico già battuto quest’anno nelle qualificazioni di Monte Carlo. Sognare la seconda settimana, e gli ottavi di finale, non è un azzardo. Comunque vada, ci ha fatto divertire un mondo.