Wimbledon, Paolini: “La mente non sempre lucida, non so spiegare perché”
Jasmine Paolini si presenta in conferenza stampa con il viso segnato dalla fatica e dalla delusione, consapevole di aver perso un’occasione importante dopo la brillante finale raggiunta sull’erba lo scorso anno. Il 4-6, 6-4, 6-4 contro Kamilla Rakhimova pesa non tanto per il risultato in sé, quanto per i rimpianti legati a un match che avrebbe potuto e dovuto gestire diversamente.
“È stata una partita dura – esordisce Jasmine – e ancora penso soprattutto al secondo set, dove avrei potuto fare molto meglio. Lei ha giocato una grande partita, ma io, soprattutto dal punto di vista mentale, avrei dovuto restare più concentrata, più presente. La mia attenzione andava su e giù, non sono riuscita a mantenerla stabile. Questo è stato il problema più grande”.
La chiave del match, racconta la toscana, si è nascosta in quei momenti delicati in cui ha sprecato occasioni importanti: “Nei primi tre game del secondo set, quando lei serviva, ho avuto tante chance, soprattutto sul 15-40, ma ho commesso errori stupidi, ho sbagliato due colpi proprio nel primo game del secondo parziale. Poi ho perso alcuni ritorni in momenti importanti. Purtroppo la mia concentrazione in quei frangenti è calata, e da lì lei ha iniziato a giocare meglio e con più fiducia. Io invece ho perso ritmo e lucidità”.
Sul peso di dover difendere il risultato dello scorso anno, Jasmine è franca: “Spero di sì, di riuscire a staccare un po’ la spina. Mi sento un po’ stanca, sono stati due mesi intensi prima di arrivare qui. Forse avrei dovuto saltare qualche torneo dopo il Roland Garros, come avevo fatto l’anno scorso a Berlino, per riposare, ma non ha senso pensarci ora. Oggi avrei voluto restare più focalizzata su ogni punto, invece la mia attenzione è andata un po’ in giro”.
A chi le chiede se l’eliminazione di tante teste di serie in questi primi giorni abbia influito, Paolini risponde decisa: “No, non ci ho pensato. Ero concentrata a restare lì in campo. Nel primo set mi sentivo addirittura meglio che al primo turno, ma poi non so cosa sia successo, la mia attenzione è calata, non so spiegarmelo”.
Nel suo racconto emerge la consapevolezza di quanto il tennis sull’erba sia un gioco di nervi e istanti: “La partita si è decisa su due o tre punti, ma non posso permettermi di perdere l’attenzione. Su questa superficie tutto può cambiare in un secondo. Avevo tenuto bene il servizio, ho avuto tante occasioni, ma poi ho perso il break e la pressione è salita. Lei ha giocato con profondità e pochi errori, e quando sei sotto di un break al terzo diventa tutto più difficile”.
E con la testa a ciò che verrà, dopo aver per certi versi finalmente messo da parte le due finali Paolini conclude: “Sono venuta qui per ritrovare quelle sensazioni che mi erano mancate, per portare un buon livello di gioco, ma non è andata come speravo. Potevo giocarmela meglio, soprattutto nei momenti importanti. Ora devo resettare, prendermi un po’ di riposo dopo il doppio e ricaricare le batterie, perché la seconda parte della stagione sarà fondamentale”.
In fondo, dietro alla delusione, si intravede la determinazione di chi sa che la strada per crescere è lunga e che, soprattutto sul veloce, serve una mente ancora più lucida e costante per fare la differenza. Magari con qualche voce in meno a bordocampo.