Wimbledon – Sinner non fa prigionieri, ma tanti favoriti (23 con 8 top-ten!) rotolano sull’erba
Mi scuserete ma penso si debba stavolta parlare del torneo in toto, senza farsi condizionare dalla logica dei passaporti e dal fatto che si è completato soltanto il primo turno di Wimbledon, prima di parlare come di consueto dei tennisti italiani e di come sembra che quanto accaduto in questo rocambolesco primo turno (il k.o. di Shapovalov e il ritorno a casa di Musetti) abbia favorito le chances di Sinner per arrivare alle semifinali contro – probabilmente – Draper, forse più temibile di un Djokovic non ancora rodato (ora che Bublik ha ballato per soli due tornei ed è già uscito di scena con il mediocre Munar). Ciò perché sul cammino di Jannik sembrano esserci avversari da lui già battuti e poco temibili, compreso forse Lorenzo Sonego (ma ci sono anche Paul, Dimitrov, Nakashima, più che Vukic o Navone). Jannik intanto ieri ha mantenuto la sua imbattibilità contro gli italiani: ieri ne ha fatto le spese Nardi.
Analogo ragionamento con analogo ipotizzabile traguardo delle semifinali, si dovrebbe poter fare per Jasmine Paolini dopo il k.o. patito dalla Zheng che lei avrebbe dovuto affrontare nei quarti. Ciò sebbene anche sul conto della forma erbivora di Jasmine si possano nutrire discrete riserve, soprattutto dopo il primo set perduto in maniera preoccupante con la Sevastova.
23 teste di serie su 64 saltate al primo turno (vedi l’elenco completo a fondo articolo) significa più di un terzo del totale: 13 uomini e 10 donne. Come numero, e forse non come qualità, sono più uomini, e 13 uomini battuti al primo turno non era più successo dall’Australian Open 2004. Otto top-ten seeds uscite nei due tabelloni al primo turno non era mai successo nell’era Open, e secondo me neppure prima. Zverev n.3, Musetti n.7, Rune n.8 e Medvedev n.9. E Fra le donne n.2 Gauff, n.3 Pegula, n.5 Zheng, n.9 Badosa.
23 vittime “coronate” sono tante e può essere che il grande caldo abbia influito in parte su questi risultati a sorpresa, insieme all’erba che è una superficie che non tutti…sanno masticare..
Io non ricordo in questo momento, a tarda notte e a memoria – ma conto sui lettori più appassionati di ricerche statistiche – un altro Slam in cui sia successo che tre delle prime 5 teste di serie del torneo femminile siano saltate già al primo turno, Gauff n.2 e Pegula n.3 (che presidiavano la metà bassa del tabellone ed erano quindi le prime candidate alla semifinale di quella metà, con la Gauff recentissima campionessa del Roland Garros e la Pegula campionessa del torneo sull’erba di Bad Homburg pochissimi giorni fa, il 28 giugno dopo aver battuto Iga Swiatek) più la Zheng n.5, campionessa olimpica a Parigi 2024 che nei quarti “teorici” avrebbe potuto affrontare Jasmine Paolini e che invece ha perso al primo turno per il secondo anno consecutivo. Stavolta dalla doppista Siniakova che forse vorrebbe dimostrare, come la sua ex compagna Krejcikova, di sapere giocare bene anche in singolare, dopo aver vinto in tandem sette Slam. Al momento le semifinali teoriche della parte alta sembrano salve e vedono principali candidate la n.1 Sabalenka e la n.4 Paolini.
Eppure ricordo come se fosse oggi una Coco Gauff appena quindicenne capace di battere nel 2019 Venus Williams, sette volte regina di Slam ma campionessa di Wimbledon in ben 5 occasioni. Insomma, sembrava che Coco sarebbe diventata la sua erede. Invece ha perso due volte delle ultime tre all’All England Club al primo turno. L’ucraina Dayana Yastremska ha classe e vale più della sua 42ma posizione, però la delusione Coco (danneggiata da 9 doppi falli) è stata forte anche se lei ha attribuito la sconfitta ad aver giocato troppo poco sull’erba. Ma certo fare solo 6 vincenti, bilanciati da 29 errori (inclusi i 9 doppi falli) non è un risultato degno di una n.2 del mondo. Soltanto due volte la campionessa del Roland Garros, dal ’68 a oggi, era stata battuta la primo turno a Wimbledon: Justine Henin nel 2005 e Francesca Schiavone nel 2010.
Però non c’è dubbio che la sorpresa più clamorosa della giornata è la vittoria sulla Pegula dell’adorabile Cocciaretto, un sorriso che porta via, una intelligenza rara nel mondo del tennis, una rara capacità di intuire anche come rispondere alle esigenze della stampa (come quando ieri ci ha raccontato sua sponte della sua chiacchierata con Sofia Goggia) ma forse non altrettanta cattiveria per emergere ai più alti livelli. Non è una Paolini, insomma. Anche Jasmine sfodera spesso sorrisi che accalappiano, piacciono a tutto il mondo, ma Jasmine è anche una ragazza alla…Sinner, ha grandi attributi, una personalità che non si lascia intimidire, non guarda in faccia a nessuno. Se ha deciso di fare una scelta imbocca la sua strada. E peggio per chi non rientra nei suoi piani. Da sottolineare, a proposito di personalità, le belle parole di Jessica Pegula – e non credo sia perché ha le stesse iniziali nome e cognome di Jasmine Paolini – indirizzate alla Cocciaretto. Le ha riconosciuto di aver giocato una grande partita evitando di attribuire a se stessa – sulla falsariga di Sabalenka battuta a Parigi dalla Gauff – le cause di una sconfitta pesante, 6-2,6-3. Le ha fatto, anzi, grandi complimenti. E già glieli aveva fatti due anni fa, dimostrandosi una sua sincera estimatrice. Non è facile dimostrarsi tale dopo una sconfitta e una sconfitta cui non era davvero preparata se è vero che mai negli ultimi 5 Slam aveva perso al primo turno. Davvero brava e regina del fairplay. I ricchi genitori proprietari dei Buffalo Bills l’hanno educata molto bene, evidentemente.
Fra gli uomini invece si è registrata l’ennesima sconfitta di Zverev, n.3 del mondo che professionista dal 2013, quindi 12 anni di carriera da top, non è mai riuscito a raggiungere i quarti in Church Road. Finalista (sconfitto) negli altri tre Slam, Zverev a Wimbledon non è infatti mai andato oltre gli ottavi e soltanto 3 volte si è dovuto accontentare di quelli: 2017, 2021 e 2024. Eppure non si dirà che al tedesco di Amburgo alto un metro e 98 cm, manchi il servizio. Ma non è mai riuscito a trasformarsi in un giocatore aggressivo, capace di prendere davvero l’iniziativa. Né quando, giovanissimo, è stato spesso stoppato dai Fab Four sui quali non è riuscito ad avere la meglio neppure quando quelli sono caduti in fase calante, mentre ora non sembra in grado di frenare i due giovani rampanti, Alcaraz e Sinner nei confronti dei quali il “vecchio” appare lui. Soprattutto ormai sembra in crisi psicologica, pare non credere più in se stesso. La botta presa in finale all’Australian Open, quando con Sinner non è riuscito a procurarsi neppure una palla break, non è stata chiaramente assorbita. Lo si è capito anche ieri da quel che ha detto lui stesso. Ha detto di sentirsi molto solo. Ed è rimasto ancorato a padre e fratello come allenatori. Quando ha tentato altre strade, non hanno funzionato. Forse troppo arrogante per dare retta a chi non fosse un suo familiare. Peccato, aveva un potenziale enorme, ma difficilmente vincerà uno Slam. Gli auguro di sbagliarmi.
Dove non è riuscito Zverev con Rinderknech è riuscito invece Fritz che ha rimontato due set di handicap a Mpeshi Perricard. Che è automaticamente diventato il super favorito per raggiungere la semifinale nel suo quarto. Infatti affronterebbe uno di questi felici outsider: Borges (n.37) – Harris (n.151), Mochizuki (n.144) – Khachanov (n.17), Majchrzak (n.109) – Quinn (n.89), Garin (n.110) – Rinderknech (n.72).
Purtroppo Musetti ha fatto la fine di Berrettini. Con la differenza che Musetti adesso perde tutti i punti conquistati con la semifinale di un anno fa e il posto tra i top ten adesso non è al sicuro. Dipenderà da cosa faranno gli altri. D’altra parte il tennis è uno sport che chiede tanto: i miracoli è difficile farli se non si riesce ad allenarsi propriamente. E non hanno potuto farlo né Berrettini né Musetti, sia pure per motivi diversi. Ed entrambi hanno dimostrato – sapendo perché non avevano giocato tornei recenti – di non credere di poter realizzare chissà quale impresa. Peccato.
La consueta sicurezza si chiama Jannik Sinner al quale nessuna vicenda, accuse di doping, squalifica, licenziamento di più preparatori e fisioterapisti, sembra in grado di apportare conseguenze psicologiche. Non credo onestamente che l’aussie Vucik al prossimo turno, Navone o Martinez al successivo, Paul o Dimitrov in ottavi, qualcuno fra Monfils, Nakashima e Sonego nei quarti possano impedirgli l’approdo alle semifinali.
La sorpresa azzurra potrebbe chiamarsi Flavio Cobolli, un ragazzo che gioca bene, che ha personalità, è certamente sveglio, intelligente, comunicativo e pure simpatico, il che proprio non guasta fra tanti tennisti banali.
Darderi oggi può certamente battere Fery, così come la Paolini dovrebbe battere la russa Rakhimova mentre non sono ottimista sul conto di Bellucci con Lehecka. Sono loro i soli tre italiani in campo oggi, dopo che ieri ne abbiamo visti in campo ben nove. Al secondo turno abbiamo 8 tennisti dei 14 all’avvio, e se cinque ragazzi al secondo turno non sono quelli che speravamo (ma Berrettini e Musetti hanno tradito le nostre speranze, più che aspettative), che con la Paolini arrivassero al secondo turno anche Cocciaretto (clamorosa sorpresa) e Bronzetti (con Teichmann) non era davvero certo.
Per finire due parole su una grande campionessa, regina a Wimbledon nel 2011 e nel 2014, n.2 del mondo che se non fosse stata aggredita e ferita seriamente a un polso da un rapinatore nel 2016 avrebbe vinto molto di più: Petra Kvitova. Quando giocava bene la ragazza ceca in giornata era irresistibile. Irresistibile non mi è invece apparso ieri notte Djokovic. Ma quante volte, il sette volte campione di Wimbledon, ha trovato la forma cammin facendo? Se ha 38 anni e oltre, ma anche Fabio Fognini è riuscito a entusiasmare tutto il mondo del tennis, c’è forse qualcuno che può permettersi di considerare spacciato Novak Djokovic solo perché ha perso un set con Muller?
Curiosità finali: Putintseva, caratterino che levati, ha fatto allontanare uno spettatore che a suo dire la “stalkerava”.Mpeshi Perricard ha battuto tutti i record di velocità con un servizio a 153 miglia orarie (246 km orari) , 5 miglia più del record di Taylor Dent, ma Fritz è riuscito ugualmente a rispondere. Una ragazza canadese di 18 anni Victoria Mboko, che aveva raggiunto il terzo turno a Parigi ma per il cut-off del ranking non aveva potuto evitare le qualificazioni di Roehampton dove era stata eliminata al turno finale, è stata ripescata, l’hanno avvertita che avrebbe dovuto scendere in campo poche ore dopo mentre stava mangiando un piatto di pasta… e ha vinto sulla Frech, 6-3,6-2. |
Le 23 teste di serie eliminate: Primo turno, day 1
DONNE
Badosa 9 (Boulter)
Ostapenko 20 (Kartal)
Kessler 32 (Vondrousova)
UOMINI
Rune 8 (Jarry)
Medvedev 9 (Bonzi)
Cerundolo 16 (Borges)
Popyrin 20 (Fery)
Tsitsipas 24 (Royer)
Griekspoor 31 (Brooksby)
Berrettini 32 (Majchrzak)
Primo turno, day 2
DONNE
Gauff 2 (Yastremska)
Pegula 3 (Cocciaretto)
Zheng 5 (Siniakova)
Muchova 15 (Wang)
Frech 25 (Mboko)
Kostyuk 26 (Erjavek)
Linette 27 (Jaquemot)
UOMINI
Zverev 3 (Rinderknech)
Musetti 7 (Basilashvili)
Humbert 18 (Monfils)
Shapovalov 27 (Navone)
Bublik 28 (Munar)
Michelsen 30 (Kecmanovic)