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Rublev: “Dopo ogni partita persa mi sentivo morire. Poi ho capito che erano tutte str***ate”

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Andrey Rublev è uno dei tennisti più discussi del circuito ATP. Nel corso della sua già lunga carriera, nonostante sia un classe 1997, si è fatto conoscere e ricordare maggiormente per i momenti di crisi e di nervosismo piuttosto che per i risultati sportivi. Del russo, almeno da un punto di vista dei traguardi raggiunti, la prima cosa che viene in mente non sono i 17 titoli, ma il fatto che non abbia mai centrato l’accesso alla semifinale di uno Slam. E invece si conoscono quasi nel dettaglio tutte le sfuriate contro fotografi e avversari e le racchette spaccate sulle proprie gambe. Eppure, dietro a questo, c’è sempre una motivazione ben più profonda di quello che si vede semplicemente in televisione. Lo stesso moscovita, in un bel documentario prodotto da ‘ATP Tour’ dal titolo ‘Andrey Rublev like you’ve never seen him before’, ha spiegato cosa ha dovuto vivere.

Era molto stressante giocare ogni partita per via del modo in cui sono cresciuto e per come mi hanno insegnato il tennis. Fin da bambino il tennis è sempre stata la cosa più importante della mia vita. Il mio cervello ha iniziato a lavorare come se il tennis fosse la mia vita e non ci fosse nulla di più importante. Ogni volta che scendevo in campo e le cose non andavano dalla mia parte, la sensazione era tipo: ‘Stai morendo’. Come se qualcuno venisse ad ucciderti. E tu che fai? Sei al massimo del tuo stress, quindi provi a fare di tutto per salvarti la vita. Dopo ogni partita ero come una persona morta, dopo ogni partita che perdevo mi sentivo morire“.

E continua così:Un paio di anni fa, però, ho capito che sono tutte stro**ate. Il tennis ovviamente è una parte importante e che amo, ma di questo passo morirei tra un paio di anni, perché non riuscirei più a sostenere questo drama … fino a quando arriverei a collassare. Amo ancora il tennis e voglio ancora raggiungere il massimo che posso ma in un modo salutare, non doloroso“.

Infine la chiosa sul successo a Doha con il nuovo approccio: A Doha è stata una bella sensazione vincere il titolo con un nuovo approccio, ne sono stato orgoglioso. Vivere e pensare in un modo più salutare, può portarti a risultati più importanti. Se perdo la vita è bella comunque, se non gioco bene è normale: però voglio godermela. In passato, se avevo dei piani con degli amici ma perdevo la partita, cancellavo tutto e mi chiudevo in camera. Ora però se ho dei programmi dopo la partita non importa se vinco o se perdo, continuo a vivere la vita normalmente. Alla fine il tennis è solo una piccola parte della vita“.

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