Notizie

ATP Challenger Milano, Cecchinato batte Vasamì ma lo esalta: “Il futuro è suo. Mi piacerebbe allenarlo”

0 73

Nel derby di semifinale al Challenger 75 di Milano ha vinto l’esperienza, ha vinto la voglia di rivalsa di Marco Cecchinato. Il palermitano ha battuto in due set, 6-3 6-3, il giovanissimo Jacopo Vasamì e sabato si giocherà il titolo con il croato Dino Prizmic, numero 1 del seeding, che ha superato in tre set lo spagnolo Jodar. Per Marco si tratta di un significativo ritorno in una finale Challenger che gli mancava addirittura da ottobre 2022 quando vinse a Rio de Janeiro. La determinazione, quasi testardaggine, di continuare a provarci alla fine ha pagato, proprio nel momento in assoluto più difficile. Ceck entrava nel torneo da numero 437 del mondo: una classifica che non gli compete e che infatti non era così bassa da quando aveva 20 anni.

Ha quindi avuto bisogno di una wild card per entrare nel tabellone principale dell’Aspria Tennis Cup. Gli organizzatori e in particolare il direttore del torneo Massimo Lacarbonara non ci hanno pensato due volte: impossibile non riconoscere un tributo del genere a un ex semifinalista Slam e a un ex campione di questo torneo (nel 2016, due anni prima dell’indimenticabile vittoria su Djokovic al Roland Garros). Marco si è “sdebitato” con un torneo fin qui ai limiti della perfezione. Quella contro Vasamì è stata infatti la quarta vittoria su quattro in due set: nessuno è riuscito a fargli più di quattro game.

Onestamente non mi aspettavo questo livello – ha confessato Cecchinato ai nostri microfoni dopo il match – e questo mi rende ancora più contento. Significa moltissimo per me tornare a giocare una finale e credo che dall’esultanza a fine partita si sia percepito”. Confermiamo: un urlo liberatorio che ha fatto trasparire quanto Marco tenga ancora a questo sport.

Con questo risultato adesso è virtualmente numero 351, ma vincendo anche la finale sfiorerebbe addirittura il rientro tra i primi 300. Non troppo lontano dall’obiettivo top 200 che si era posto a inizio stagione per non dover essere costretto a smettere: “In effetti è un obiettivo che mi sono dato a inizio anno. In questo momento mi sta tornando tanta passione. Siamo a giugno, mancano ancora cinque o sei mesi da qua a fine anno. Voglio mettere questo atteggiamento, questa passione durante tutte le partite. E poi a fine stagione tireremo le somme e vedremo”.

Questa rinnovata passione non si nota solo per le prestazioni e i risultati ma anche per la voglia con cui Cecchinato sta lavorando per ritrovare le sensazioni che lo hanno portato ai vertici di questo sport. Sia dopo il quarto di finale contro Houkes che dopo la vittoria su Vasamì lo abbiamo infatti visto tornare immediatamente in campo per lavorare su piccoli dettagli che possono fare la differenza.

E il merito è anche di Francesco Palpacelli, cugino-allenatore che lo affiancherà sotto la supervisione di Massimo Sartori almeno fino alla fine della stagione: “Mi aveva già seguito qualche settimana nel periodo tra Brandi e Vagnozzi. Ma è sempre stato presente nella mia carriera. Mia mamma e sua madre sono sorelle. Sono stati lui e suo padre, ovvero mio zio, a mettermi la racchetta in mano da piccolo. Il nostro non è un semplice rapporto tra giocatore e allenatore, siamo come fratelli. Quando ho vinto qui nel 2016 c’era anche lui e questo è il primo torneo da quando ho ricominciato con lui, quindi bene! Mi sta facendo un po’ il lavaggio del cervello perché bisogna dimenticarsi del passato e ritornare ad avere la stessa mentalità di quando avevo iniziato con i Challenger. Ho passato momenti veramente bui, come un anno fa di questi tempi, in cui inevitabilmente sono arrivati anche i pensieri sul ritiro. Anche per questo ho voluto avere al mio fianco persone che mi voglio bene”.

C’è ancora tanto futuro nella carriera da giocatore di Marco Cecchinato, quindi. Ma c’è anche lo spazio per pensare già a quello che succederà dopo. “Quando smetterò resterò sicuramente nel mondo del tennis. Mi piacerebbe fare il telecronista. Mi piace molto vedere le partite e commentarle, quindi sarebbe bello poterle analizzare e spiegare quanto succede in campo. Spero comunque il più tardi possibile”.

Ma non solo: parlando di Vasamì e di quanto sia stato impressionato dal suo livello e dai suoi margini di miglioramento (“tra i giovani è quello che mi ha colpito di più, avrà un futuro pazzesco, gliel’ho detto anche oggi quando ci siamo stretti la mano a fine partita”), Cecchinato immagina interessanti prospettive. “Chi lo sa, magari un domani, quando smetterò, lo allenerò e spero di potergli trasmettere e insegnare tante cose visto che comunque so cosa ci vuole per arrivare a un certo livello. In generale mi piacerebbe allenare uno di questi giovani per fargli capire quello che ho appreso io in questi anni”.

Oltre che del presente e del futuro, con Ceck è inevitabile parlare anche dei suoi trascorsi. Quando gli chiediamo se si sente un po’ il “padre del rinascimento del tennis italiano” risponde in maniera affermativa con grande sincerità: “Alla fine lo riconoscono tanti giocatori. Dopo 40 anni dai tempi di Panatta e Barazzutti, quella semifinale storica al Roland Garros ha messo in moto un movimento del tennis italiano che oggi è incredibile. Dopo c’è stato Berrettini a fare finale a Wimbledon. Adesso ci sono Jannik e Lorenzo e non dimentichiamo tutti gli altri giovani. In qualche modo penso di aver fatto da apripista a questo movimento”.

Per quanto riguarda le scelte che non rifarebbe (o che farebbe) “qualcuna c’è ma le dirò a fine carriera”. Su cosa gli abbia impedito di rimanere ai livelli che aveva raggiunto nel 2017 non usa troppi giri di parole: “In quel momento mi sono un pochino accontentato invece di fare di più per rimanere ad altissimo livello. Arrivarci è difficile ma per restarci bisogna lavorare ancora di più. Appena cali un po’ fisicamente, mentalmente, tenisticamente ci sono tanti altri giocatori dietro che vogliono superarti. A me è mancata un po’ la parte mentale, forse anche perché la mia salita in classifica è stata molto rapida, poco graduale”.

Artefice di quella crescita era stato anche Simone Vagnozzi: “Onestamente non potevo aspettarmi che sarebbe arrivato ad arrivare il numero uno del mondo. Però conosco le qualità di Vagno, è un allenatore veramente di alto livello. Sapevo che prima o poi avrebbe allenato un top player perché lui in campo è veramente un fenomeno. A livello tattico riesce a tirare fuori delle cose veramente importanti, come si è visto anche con me. Anche Umberto Ferrara è stato al mio fianco e anche di lui ero convinto fosse tra i migliori al mondo nel suo ambito. Entrambi hanno rispettato le aspettative visto che affiancano o hanno affiancato Sinner”.

In chiusura, prima dell’in bocca al lupo per la finale, lo poniamo di fronte a una scelta. Tre opzioni per lui che è un milanista palermitano: scudetto del Milan, Palermo in Serie A o un suo ritorno nel tabellone principale di uno Slam. Ceck non ci pensa nemmeno: “Main draw Slam senza alcun dubbio”. Glielo auguriamo, intanto c’è la possibilità di tornare a vincere un trofeo.

Comments

Комментарии для сайта Cackle
Загрузка...

More news:

Read on Sportsweek.org:

Altri sport

Sponsored