Le peculiarità del dritto di Alcaraz, il colpo che domina il tennis
di Francisco Martinez, pubblicato da La Razon il 10 giugno 2025
Il campione del Roland Garros non era al fianco della Torre Eiffel il giorno dopo la finale per il secondo anno consecutivo. Nel 2024, erano già state messe in atto le misure di sicurezza per i Giochi Olimpici e Carlos Alcaraz dovette scattare la classica foto del lunedì sul Philippe Chatrier. Questa volta, è stato il tennista spagnolo ad annullare un evento così iconico. Un ricordo indelebile dopo due settimane da ricordare, coronate da una delle finali più belle della storia contro Jannik Sinner. “Beh, a dire il vero, non ricordo una rimonta così impossibile di Carlitos da bambino. Anche se sembra brutto dirlo, nonostante avesse partite molto combattute, di solito vinceva molto bene“, dice Kiko Navarro, che è stato l’allenatore del tennista murciano fino all’età di 17 anni.
Solo tre vincitori dopo aver salvato matchpoint
Non ci sono state molte rimonte come la sua domenica nemmeno nel circuito maschile. Nella cosiddetta “Era Open”, dal 1968, quando i circuiti professionistico e dilettantistico si fusero e nacque il tennis più o meno come lo conosciamo oggi, solo due giocatori hanno vinto un titolo del Grande Slam dopo aver salvato matchpoint in finale. Gaudio ci riuscì contro il connazionale Coria al Roland Garros 2004, rimontando (0-6, 3-6, 6-4, 6-1 e 8-6) dopo avergli annullato due palle match; e Djokovic vinse anche contro Federer a Wimbledon 2019, al quinto set, dopo esser stato sotto 8-7 e 40-15 in favore dello svizzero. Carlos ha alzato la posta e salvato tre matchpoint.
“Il rovescio o il servizio erano un po’ più difficili per lui, ma con il dritto faceva la differenza fin da bambino”
Kiko non ricorda un’impresa così celebre da bambino di Alcaraz, ma ricorda che il suo dritto era già devastante. “Per me, insieme alla palla corta e alla volée, ci è nato; ha quel dono. Ha un dritto che, quando si tratta di lavorare, penso sia il migliore al mondo, perché fa tutto: gestisce l’altezza, colpisce gli angoli e ha una velocità come pochi altri giocatori. Certo, ci abbiamo lavorato molto; proprio come con il suo rovescio che era un po’ più difficile per lui, o il suo servizio, ma con il dritto faceva la differenza fin da bambino“, ricorda Kiko.
Il dritto è il colpo letale di Alcaraz, quello che manda in visibilio i tifosi quando lo sfodera con tutta la sua potenza. “È il dritto più esplosivo che abbia mai visto. È davvero impressionante, e lo è ancora di più dal vivo. Ci sono molte persone che lo colpiscono forte, ma c’è anche la precisione, la bravura… Potrebbe finire per essere il miglior dritto della storia del tennis“, afferma Alex Corretja. Secondo uno studio condotto dall’ATP lo scorso settembre, il colpo di Alcaraz perde raramente potenza e ha una media di 125 chilometri orari, quasi cinque chilometri orari in più rispetto alla media del circuito, anche se alcuni sono diventati virali a 181 km/h. La rotazione impressa, allo stesso tempo, è di 3.208 giri al minuto, rispetto alla media di 2.708 giri al minuto di altri giocatori, il che fa rimbalzare la palla, che diventa fastidiosa.
“Sul dritto, la preparazione è molto importante, come pure la posizione corretta, con i piedi separati e il peso distribuito. Poi, la rotazione, fianchi e spalle. Il momento dell’impatto, sempre in avanti e, sebbene dipenda dall’altezza che si vuole colpire, alla velocità con cui Carlitos sta colpendo, assicurandosi che il colpo sia un po’ chiuso; e infine, il follow-through dopo l’impatto, se si desidera più rotazione o meno“, analizza Jorge Mir, che un tempo era al 446° posto del ranking mondiale ma non ha potuto tentare di andare oltre a causa dell’impegno finanziario che la carriera di un tennista comporta, e che è il direttore tecnico del Real Club Jolaseta di Getxo. Jorge evidenzia un’aggiunta al dritto di Alcaraz. “L’ho chiamato ‘doppio appendino‘“. Un appendino (ndt percha) si inclina verso l’alto e poi verso il basso. Carlos, al momento dell’impatto, cerca la profondità, in modo che la palla rimbalzi sempre tra la linea di servizio e la linea di fondo. Il doppio appendino è che nel momento in cui rimbalza, se la lasciassimo rimbalzare una seconda volta, avrebbe un tempo di volo di otto o dieci metri, con riferimento all’altezza, ma viaggia a una velocità tale che l’avversario non ha il tempo di raggiungerla. Altri tennisti non arrivano così in profondità.
Questa abilità gli offre anche numerose opzioni se la palla torna indietro. “Può tirare una palla corta, o a volte, quando arriva a rete, è perché capisce che, poiché il colpo precedente avrà quella traiettoria, gli permetterà di colpire al volo più comodamente“, aggiunge Mir, che sottolinea come, sia Carlos che Sinner abbiano “la capacità di mantenere quell’intensità nel tempo” (nella finale, cinque ore e 29 minuti, con pochi alti e bassi). “E l’anticipazione. Nel momento in cui l’avversario colpisce, sa già approssimativamente dove rimbalzerà, e questo gli permette di essere ben posizionato“, conclude.
“Non ha mai lasciato andare la partita” – Juan Carlos Ferrero
Il dritto di Alcaraz ha avuto un impatto significativo nella finale contro Sinner, al di là dei 53 vincenti che ha sferrato con quel colpo, perché gli ha permesso di resistere al ritmo soffocante dell’italiano e a tratti di dominare, ma la chiave è stata la mentalità dello spagnolo. Non arrendersi non porta sempre al successo, ma è l’unico modo per ottenerlo. “Non ha mai lasciato andare la partita. Sono rimasto sorpreso che ci sia riuscito perché la situazione era molto difficile, contro Jannik, che spinge, non ti lascia in pace e ti concede pochissimi errori; ma non che non abbia lottato fino alla fine“, ha analizzato Juan Carlos Ferrero, che ha descritto la rimonta come “irreale”. “Ha fatto un piccolo passo verso una maggiore forza mentale. Lo aiuterà sicuramente a credere ancora di più in sé stesso quando non gioca bene“, ha concluso.
Traduzione di Andrea Canella