Roland Garros, i coach di Sabalenka Dubrov e Stacy: “Il miglioramento su terra è merito di Aryna”
Fino a pochi anni fa, Aryna Sabalenka sulla terra battuta era considerata un corpo estraneo. Troppo potente, troppo irruenta, troppo impaziente per una superficie che premia l’attesa e la costruzione. E invece, passo dopo passo, stagione dopo stagione, è arrivata a giocarsi la sua prima finale al Roland Garros, dopo una semifinale in cui ha battuto la regina del rosso, Iga Świątek.
Dietro questa trasformazione non c’è una rivoluzione, ma un lavoro sottile, costante, stratificato, guidato da Anton Dubrov, suo allenatore storico, e da Jason Stacy, preparatore atletico ma anche figura chiave nella gestione mentale ed emotiva della bielorussa (per intenderci quello che si presentò allo US Open con un finto tatuaggio uguale a quello della tigre che Aryna ha sull’avambraccio applicato sulla testa). Nella conferenza stampa pre-finale, i due raccontano il percorso che ha portato Aryna fin qui: l’adattamento tecnico, il ruolo della respirazione per regolare l’intensità emotiva, l’importanza dell’analisi dati, ma anche il valore dell’ambiente umano che la circonda.
Il loro approccio è chiaro: trasformare l’energia in direzione, non spegnerla; accettare la pressione, non combatterla; costruire una campionessa senza snaturare la persona. Sabalenka, oggi, è ancora quella che balla su TikTok e fa battute a bordo campo — ma ha imparato a respirare, a scegliere, a dominare le sue partite e sé stessa. E ora, a Parigi, si gioca qualcosa che va oltre un titolo Slam: la conferma definitiva della sua maturità tennistica.
D: Qual è stata la sfida maggiore per adattare il suo gioco alla terra battuta? Il movimento o la pazienza?
Dubrov: Direi entrambe. Prima di tutto, doveva credere di potercela fare. Abbiamo dovuto mostrarle come farlo. Poi, si è trattato di avere pazienza e fiducia nel processo, credere di poter lottare su questa superficie e vincere. Il percorso non finisce mai: si continua a crescere fino alla fine della carriera.
Jason Stacy: Giusto. Il più grande ostacolo all’inizio era il suo condizionamento mentale: “La terra non fa per me.” E noi: “Ma perché no?”
Dubrov: Fa per noi! (sorride)
ùD: Ho letto che avete affermato che il controllo delle emozioni tramite la respirazione ha costituito una buona parte del lavoro per portarla al numero 1?
Stacy: La gestione delle emozioni è una parte fondamentale. Il respiro è qualcosa che puoi sempre controllare, indipendentemente da come ti senti. Se impari a respirare meglio, puoi entrare in uno stato mentale diverso, più calmo. Serve disciplina per farlo diventare un’abitudine. Noi lavoriamo sempre su tre pilastri: gestione dell’energia, dell’ambiente e delle emozioni. E il respiro è lo strumento più semplice — non facile — per farlo.
D: Dopo una vittoria enorme contro Iga (Swiatek, ndr), come gestite le energie per preparare la finale?
Dubrov: Grande partita, ma il lavoro non è finito. Ne abbiamo parlato brevemente, ma il focus è già sulla prossima. Solo dopo il torneo valuteremo la portata di quel match.
D: Per prepare questa finale avete ripensato alla finale degli US Open (2023, ndr) persa con Coco (Gauff, futura avversaria in finale di Sabalenka, ndr)?
Dubrov: Per me non ha senso tornare troppo indietro. Le cose cambiano in uno o due mesi. Le giocatrici evolvono. Guardiamo qualche match recente, e ci concentriamo su cosa possiamo fare adesso.
D: Abbiamo visto Aryna aggiungere molte variazioni al suo gioco: palle corte, slice, gioco a rete. È parte di un piano per renderla un’atleta all-court?
Dubrov: Sì, fa parte del miglioramento continuo. Cerchiamo sempre cosa aggiungere e come sviluppare il suo gioco.
Stacy: Vogliamo che possieda pienamente ogni livello raggiunto prima di passare al successivo. È un lavoro a strati.
D: Aryna è molto esigente con sé stessa. Come la aiutate ad accettare la frustrazione?
Stacy: Il nostro motto è “Non combatterlo, non alimentarlo”. Lo stress ci sarà, ma non dobbiamo dargli potere. Concentrarsi su ciò che si può controllare.
Dubrov: Tutti si arrabbiano. La chiave è tornare rapidamente alla concentrazione.
D: Come vi relazionate con lei in campo?
Dubrov: Dipende. Può essere una battuta, parole forti o istruzioni tecniche. La cosa importante è che capisca che la capiamo e siamo lì con lei.
D: Come la aiutate a isolarsi dalle aspettative e concentrarsi sul presente?
Dubrov: Le diciamo: “È normale avere obiettivi alti. Inizia controllando la respirazione, poi il movimento. Passo dopo passo.”
Stacy: Anche nei grandi match, la nostra routine non cambia. Creiamo un ambiente stabile e prevedibile.
D: Quanto sono stati importanti Shane (Liyanage, data analyst di Sabalenka, ndr) e il suo team di analisi dati nello sviluppo del gioco di Aryna e del vostro modo di allenare?
Dubrov: Siamo stati fortunati a trovare Shane in Australia, grazie a Jason. I dati ci aiutano soprattutto a capire come migliorare noi stessi: come giochiamo, dove colpiamo, come ruotano le palle, cosa funziona contro certi tipi di avversari (ad esempio mancine). Questo rende l’allenamento più mirato. Se vedi il dato prima, lo puoi allenare meglio.
Stacy: Anton è bravissimo a filtrare i dati. Non ci perdiamo nei numeri. Guardiamo cosa è rilevante per Aryna in quel momento. E poi ci mettiamo la parte umana. Magari i numeri dicono una cosa, ma lei non “sente” quel colpo. Allora si cerca un’alternativa.
Dubrov: Ogni giocatrice è diversa. I numeri sono uguali, ma il lavoro da fare cambia se alleni Iga o Aryna.
D: Ieri Aryna ha colpito il dritto con meno rotazione. È stata una tattica stabilita con l’aiuto dei dati?
Dubrov: Sì. Contro Iga sulla terra, Aryna deve giocare più aggressiva, anticipare, togliere tempo. Se non lo fai, Iga ti sposta ovunque. Quindi meno spin e più presa di tempo, tutto calcolato.
D: Com’è Aryna fuori dal campo? È sempre solare come la vediamo?
Dubrov: Quasi sempre. Ama ballare, specialmente su TikTok. Fa molte battute. Quando abbiamo iniziato a lavorare con lei, ci siamo concentrati prima sulla persona, poi sull’atleta. Se vuole fare una pausa per ballare, balliamo. Poi si torna al lavoro.
Stacy: All’inizio lottiamo, ma poi perdiamo sempre. Alla fine balliamo anche noi (ride).
Dubrov: È la stessa da quando aveva 14-15 anni. Energia costante, apertura, positività. È la cosa che tutti notano di lei.
Stacy: È tutto costruito attorno alla sua personalità. Non vogliamo cambiarla. Vogliamo che si senta viva e sostenuta. Così può rendere al meglio, senza perdere sé stessa.
Dubrov: Certi suoi balli però sono pericolosi (ride).
D: Come vi sentite voi coach nel tornare qui dopo le sconfitte passate?
Dubrov: Nessuna delusione. È solo parte del viaggio.
Stacy: Nulla che ci pesi. Lavoriamo su ciò che possiamo controllare.
Dubrov: Il risultato non si può controllare, ma come lavoriamo sì. E se il lavoro è fatto bene, prima o poi il risultato arriva. Non si può vincere ogni settimana. Ma se cresci, se ti riprendi dopo le sconfitte, allora stai facendo bene.