Dominic Thiem si racconta: “Il miglior tennis della mia carriera a Melbourne nel 2020. Nadal il più forte mai affrontato”
Dominic Thiem ha lasciato il tennis giocato da pochi mesi, dopo una sconfitta incolore contro Luciano Darderi a Vienna, il torneo di casa. Lui che ha combattuto contro gli dei, ha saputo togliersi belle soddisfazioni come lo Slam allo US Open nel 2020, e il Master 1000 a Indian Wells contro Federer in finale. Oggi, lontano dai campi, si occupa di educare i giovani: presto aprirà un’accademia di tennis, ed è molto impegnato nella sostenibilità ambientale, campo in cui sta lavorando alla creazione di una piattaforma di soluzioni per l’energia rinnovabile (Thiem Energy). Intervistato da l’Equipe il 31enne ha ripercorso le tappe della sua carriera, in un vortice di ricordi che restituisce l’immagine di un campione rimasto umile, un semplice ragazzo partito da Wiener Neustadt.
Si parte dal giocatore più forte mai affrontato: “Rafa! Soprattutto sul campo Philippe-Chatrier. Nella finale del 2019 penso di aver giocato una delle mie migliori partite al Roland Garros, ma lui era comunque di un’altra categoria (6-3, 5-7, 6-1, 6-1). Sulla terra battuta Nadal era fortissimo, ma appena arrivava al Roland Garros diventava ancora più dominante. Sullo Chatrier, a un certo punto non sapevi più come fare un colpo vincente”.
Per quanto riguarda gli avversari più ostici: “Tomas Berdych, Juan Martin Del Potro, David Goffin e Kei Nishikori. Berdych e Del Potro mi toglievano tempo per preparare i colpi e non riuscivo a sviluppare il mio gioco. Non li ho mai battuti (0-2 contro il ceco, 0-4 contro l’argentino). Nishikori e Goffin invece sì, ma erano durissimi: sempre attaccati alla linea, prendevano la palla molto presto, si muovevano bene”.
Eppure lui contro i migliori ha saputo confrontarsi alla pari, come nell’anno di grazia 2020: “All’Australian Open 2020, mi sentivo fortissimo. Ero più offensivo rispetto al 2019.
Mi ero preparato bene ed ero nella miglior forma della mia vita. Potevo giocare quattro ore e farlo di nuovo due giorni dopo. Giocavo il mio miglior tennis e sono arrivato in finale, dove ho trovato un ottimo Djokovic: è andata così (perso 6-4, 4-6, 2-6, 6-3, 6-4)”. Anche se a volte questi grandi giocatori lo hanno fatto sentire impotente: “Come nella finale del 2018 contro Rafa a Parigi. Sul 4-4 nel primo set, ho avuto una volée davvero facile. Dovevo solo rimetterla in campo, ma l’ho sbagliata. Me lo sono rimproverato tantissimo… E quando senti la delusione del pubblico cadere dalle tribune, non è piacevole. Poi Rafa ha accelerato e in cinque minuti era avanti 6-4, 3-0 – risultato finale: 6-4, 6-3, 6-2″.
Thiem ha un posto nel cuore, uno stadio in cui ha giocato i suoi più grandi match, ma non si tratta del campo centrale: “Adoravo il campo Suzanne-Lenglen. Ci ho sempre giocato grandi match. Quel campo era perfetto per me, bisognava davvero lottare per battermi lì. Anche Madrid mi piaceva. C’era un ristorante austriaco che mi faceva sentire a casa”. Il tennis migliore dice di averlo espresso nel 2020, ma non alla finale dell’ US Open, come molti pensano. “Più che la vittoria agli US Open, è il livello che avevo in Australia nel 2020. Era un tale senso di pienezza. Quando sognavo di diventare tennista, era quel livello che immaginavo.
“Giocare così è quasi più gratificante della vittoria agli US Open (2-6, 4-6, 6-4, 6-3, 7-6 [6] contro Alexander Zverev). Durante quella finale, il livello di gioco non era lo stesso: venivamo da quattro mesi senza competizioni, senza pubblico. E c’era tanta tensione, perché senza Federer, Nadal e con Djokovic squalificato (per aver colpito una giudice di linea contro Carreño Busta), tutti pensavano fosse il momento giusto. Le condizioni non erano ideali, ma è stata un’esperienza interessante”.
Poi Dominic si prende una pausa prima di rispondere alla domanda su quale sia stato il più grande rimpianto della carriera. “Quando ho avuto il primo infortunio al polso (nel 2021), pensavo fosse solo sfortuna. Ma non ho seguito i consigli del medico. Mi aveva detto di fermarmi per cinque settimane, invece ho ripreso troppo presto. Ovviamente l’infortunio è tornato. E stavolta era molto più doloroso, non ho mai davvero ritrovato il mio polso. Se non avessi fatto quell’errore, forse avrei potuto giocare un po’ di più”
Oggi Thiem si rivede nel norvegese Casper Ruud: “Il top spin del suo dritto mi ricorda i miei colpi. È uno degli ultimi a dare così tanto effetto. Oggi la maggior parte dei giocatori gioca come se fossero sempre sul cemento. Ruud conosce il tennis su terra battuta”. Ma il suo colpo preferito resta il rovescio lungolinea: ” È spettacolare, ma soprattutto era importante nel mio gioco. Soprattutto contro Novak o Rafa. Per battere Djokovic dovevi tentare qualcosa di speciale. Se giocavi al suo gioco, non lo battevi. Almeno, non io. Dovevo sorprenderlo”
La cosa più importante per lui oggi è poter dire alla sua famiglia o ai suoi amici: “non ho voglia di fare sport, non ho voglia di muovermi”, e va bene così. “Durante la carriera era impossibile. Bisognava sempre seguire una routine, anche quando non ne avevi voglia. Ora, se il mio corpo non ha voglia, lo ascolto“