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Roland Garros, Gauff: “Nella scorsa finale qui ero nervosa. Con Sabalenka può succedere di tutto”

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Tre anni dopo l’ultima volta, Coco Gauff tornerà a giocarsi il titolo nell’atto finale, sul Philippe Chatrier. Nel 2022, Iga Swiatek – al tempo numero uno del mondo – le rifilò un netto due a zero, sollevando il trofeo per la seconda volta. Sabato, la statunitense affronterà di nuovo la numero uno al mondo, ma non è la polacca la tennista in questione, bensì Aryna Sabalenka, sconfitta nel settembre 2023 nella finalissima dello US Open, dinanzi ai ventitremila dell’Arthur Ashe. Ecco cos’ha detto Gauff in conferenza stampa in vista dello scontro con Aryna:

D. Hai qualche consiglio da dare a Lois, ora che è arrivata a questo punto? Come può gestire tutta la nuova pressione e le aspettative che la circondano?
Coco Gauff: “Sì, penso che la sua posizione sia particolarmente difficile perché credo che in Francia non ci siano molte giocatrici che hanno ottenuto questo risultato negli ultimi anni.
Quindi credo che l’intero Paese osserverà tutto.
Il mio consiglio più grande è quello di rimanere fedele a te stessa e alle cose che la gente, sai, si aspetta da te, non quello che i media si aspettano da te o altri esperti esterni si aspettano da te. Sì, credo che questo sia il mio unico consiglio. Non la conosco troppo bene, ma il fatto che abbia avuto un ottimo cammino, anche con tutta l’attenzione dei media che è arrivata così in fretta, ovviamente credo che abbia la testa sulle spalle.
Quindi, sì, probabilmente saranno mesi strani per lei, ma ritengo che più succede e più ci si abitua”.

D. È la tua seconda finale agli Open di Francia. Ripensando alla prima, come ti sembra di aver gestito i nervi e l’occasione? C’è qualcosa che hai imparato da quella volta e che magari ti servirà in vista di questa finale?
Coco Gauff: “Già. Nella mia prima finale qui ero molto nervosa e mi sono sentita sconfitta prima ancora di giocare. Ovviamente qui ho molta più fiducia grazie al fatto di aver già giocato una finale del Grande Slam e aver fatto bene. Penso che sabato darò il meglio di me e cercherò di essere il più calma e rilassata possibile. Qualsiasi cosa accada e sapendo di aver fatto del mio meglio”.

D. Secondo te, cosa ha reso Aryna una giocatrice così dominante nel tour?
Coco Gauff: “Sì, penso che ovviamente il suo modo di colpire la palla sia in grado di tirare fuori grandi colpi e grandi vincenti praticamente in tutte le zone del campo; anche la sua mentalità, è una combattente, rimarrà nel match indipendentemente dal punteggio. Sì, penso che sia il suo colpo di palla, il servizio e la sua mentalità. Ovviamente ci sono molte altre cose, ma
queste sono le tre principali, direi”
.

D. Hai giocato contro Aryna un sacco di volte, naturalmente sulla terra battuta, ma anche nella finale degli US Open. Quale pensi che sarà la chiave per te, su questa superficie?
Coco Gauff: “Ho solo cercato di fare i miei colpi e di essere aggressiva. Ovviamente lei è una giocatrice che ha grandi colpi, e sarà aggressiva, e si presenterà con grande energia. Penso di dovermelo aspettare e di fare del mio meglio per contrastarla. Sì, credo che nelle precedenti esperienze in cui ho giocato contro di lei, ci sono state partite con alti e bassi, alcune delle quali vinte da me in due set e da lei viceversa. Sabato può succedere di tutto. Ma non vedo l’ora e sono contenta di affrontare una numero 1 del mondo“.

D. Cosa ricordi di quell’ultima finale di Grande Slam contro Aryna, sia in campo che fuori?
Coco Gauff: “Sì, onestamente è uno di quei match che ho sentito come un’esperienza extracorporea. Non ricordo molto, a dire il vero. Ricordo che a un certo punto credo di aver colpito un cross di rovescio, e mi è sembrato che quello sia stato il momento di svolta della partita. Ma ricordo solo di aver corso molto e di aver lottato per ogni punto. Onestamente, non ero così nervosa per la finale. Non so, mi sembrava di essermi svegliata quel giorno e di avere la sensazione che, indipendentemente da quello che succedeva, sarei uscita con la vittoria. Non sempre si ha questa sensazione quando si scende in campo, ma quel giorno l’ho avuta. Non ricordo molto, ma ricordo solo che mi sentivo come se stessi trattenendo il fiato sul match point“.

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