Notizie

Roland Garros, Draper: “Bublik mi ha tolto ogni certezza. Sono ancora lontano da Sinner e Alcaraz”

0 73

Ci sono partite che in un torneo lasciano il segno; sembrerebbe la solita frase fatta, soprattutto perché queste partite ciclicamente si ripropongono sempre e di solito hanno l’istituzionale veste della semifinale o finale, per definizione indimenticabilmente uniche, perché rappresentano o la via, o l’ingresso, verso quella che potrebbe essere definita la gloria dello sport, ovvero quel momento che resta impresso nella mente di molti, ancor di più negli annali. 
Poi invece ci sono dei match che non seguono questo cliché ma che comunque segnano la storia di un torneo. “Ti ricordi quando…” di solito iniziano così le frasi tra appassionati; da ieri, a questo già ricco album di ricordi da sciorinare, aggiungeranno di sicuro il giorno in cui Alexander Bublik batté Jack Draper agli ottavi di finale del Roland Garros.

Perché questo entusiasmo? Perché è stata una partita di sicuro interesse tecnico ma che ha soprattutto segnato la vittoria di un giocatore che ha tanto da dire, sia dentro che fuori dal campo. Da una parte della rete c’era infatti il Bublik più ispirato dell’anno: drop shot come stile di vita, prime velenose, dritti carichi e, cosa ancora più rara, zero cali. Dall’altra Jack Draper che ha salutato il Roland Garros sconfitto in quattro set – 5-7 6-3 6-2 6-4 – dal kazako in evidente trance agonistica. Il britannico, testa di serie numero 5, in conferenza stampa, ha mostrato delusione, lucidità e consapevolezza.

Non ho giocato una brutta partita, ma non sono mai riuscito a fare il mio tennis. Lui è stato semplicemente incredibile. Mi ha tolto il tempo, mi ha tolto le soluzioni, mi ha tolto le certezze”, ha esordito Draper, visibilmente colpito dall’intensità di Bublik. “Non è stato il solito Bublik imprevedibile. È rimasto dentro al match dall’inizio alla fine. Ha già battuto de Minaur e altri forti qui: è in fiducia piena”.

Tra drop shot e vincenti, un rebus irrisolvibile

La frustrazione del britannico ha preso corpo parlando della varietà di colpi del suo avversario, capace di rendere ogni game una prova di logica. “Non sapevo cosa fare. Serviva benissimo, prendeva gli angoli con precisione. E ogni volta che accorciavo un po’ lo scambio, arrivava un drop shot. Non so quanti ne abbia giocati, ma li ha messi tutti. Quando sai che potrebbe farti un tocco corto o esplodere un dritto, sei sempre in ritardo. O peggio: fermo”. 
Un tipo di sensazione che Draper conosce poco, e che oggi lo ha spiazzato. “Di solito nei suoi match c’è sempre qualche calo. Oggi no. Ha mantenuto un livello altissimo per tutta la partita. Gliene va dato merito”. “Non so se abbia mai giocato meglio in carriera. Serve incredibile, rovescio solido, dritto preciso, si muoveva bene, toccava corto con classe. Non mi ha mai lasciato spazio. Oggi ho avuto la sensazione che fosse tutto fuori dal mio controllo. È una sensazione rara, ma è quello che i top player sanno fare: ti tolgono il tempo, la lucidità, la fiducia”.

“È un’occasione mancata, ma il percorso resta in salita”

A chi gli chiede se questa sconfitta pesi di più per ciò che avrebbe potuto essere – con un quarto di finale magari contro Sinner all’orizzonte – Draper risponde senza mezzi termini.
Sì, è un’occasione persa. Sono molto deluso. So che su terra non ho mai vinto molto, ma arrivavo qui con buone sensazioni. Il mio tennis stava salendo di tono, ero pronto. Invece oggi non ho avuto risposte. E fa male”. Il riferimento all’obiettivo mancato contro i migliori non manca: “Giocare contro Jannik in uno Slam sarebbe stato un banco di prova importante, ma loro, Jannik e Carlos, sono ancora davanti a me. Hanno più partite, più esperienza, più solidità. Io sto migliorando, ma devo crescere tanto soprattutto in continuità”.
Il momento chiave del match, secondo Draper, è l’inizio del terzo set. Perso il secondo, il britannico è rientrato in campo deconcentrato e ha pagato a caro prezzo ogni sbavatura.

Mi sono fatto male da solo. Mi sono fatto brekkare subito, poi nel game successivo ho avuto chance, ma ho sbagliato. Il game sul 3-1 è stato pessimo, e da lì il set è scivolato via. Sapevo che poteva calare, ma non è successo. Ha aperto il quarto set con quattro vincenti puliti. E lì ho capito che sarebbe stata davvero dura”.
Tra le righe del suo racconto, Draper prova anche a prendersi qualcosa da questo Roland Garros, al netto dell’amarezza.
Un anno fa ero uscito al primo turno, da n.40 del mondo, senza sapere bene cosa volessi dal mio tennis. Oggi esco da Parigi da numero 5. Ho fatto quarto turno, vengo da mesi di continuità. Questa è la differenza”. E sulla sua crescita interiore, aggiunge: “Ho sempre usato le sconfitte per migliorare. Anche questa farà parte del mio percorso. Mi prenderò qualche giorno per metabolizzarla, ma poi tornerò ad allenarmi ancora più forte”.

Wimbledon all’orizzonte: “Felice di tornare sull’erba. E stavolta avrò il pubblico dalla mia”

Ora per Draper si apre la parentesi estiva sull’erba, e con essa le attese dei tifosi britannici, che non vedono un finalista a Wimbledon dal 2016. Ma lui non si nasconde, né si agita.
Non vedo l’ora di lasciare la terra, questo è poco ma sicuro. Ho faticato tanto per adattarmi, ho fatto progressi enormi. A Monte Carlo avevo perso da Fokina e mi sembrava l’inizio di un incubo. Poi settimana dopo settimana ho costruito. Sono orgoglioso di come ho reagito”.
Sul fattore “attenzione mediatica”, il ragazzo di Sutton mostra maturità: “Non ci penso troppo. A New York ho avuto problemi fisici che sono stati scambiati per ansia, ma ho scoperto che erano legati ai medicinali che prendevo. Sul campo, in realtà, mi sento bene. È lì che sto meglio”.
Sarà bello giocare con il pubblico dalla mia parte. Finora mi è successo raramente, in Australia o in Francia ero sempre contro. A Londra sarà diverso. E io mi sento pronto”.

Comments

Комментарии для сайта Cackle
Загрузка...

More news:

Read on Sportsweek.org:

Altri sport

Sponsored