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Roland Garros, Musetti: “Felicissimi per il secondo figlio, qui posso arrivare fino in fondo”

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Lorenzo Musetti è reduce da un mese incredibile, che lo ha visto irrompere tra i migliori 10 giocatori al mondo grazie alla finale a Montecarlo e le due semifinali consecutive a Madrid e Roma. E, dopo l’annuncio dell’arrivo del secondogenito, il carrarino è pronto a giocarsi il Roland Garros da testa di serie numero 8. 

D: Bentornato a Parigi. Come hai trascorso gli ultimi giorni dopo l’impressionante rincorsa di Montecarlo, Madrid e Roma?
MUSETTI: “Ho trascorso qualche giorno a casa con la mia famiglia, cercando di riposare un po’ dopo questo mese incredibile e ricaricare le batterie per essere pronto per questo torneo, che è il più importante sulla terra. Mi sento decisamente pronto per iniziare”.

D: Parli spesso dell’importanza della famiglia e la tua si allarga, portando sicuramente entusiasmo nella tua vita ma anche sportivamente parlando.
MUSETTI: “Stiamo vivendo un momento sicuramente bello, sia in campo che fuori. Credo che questo mi aiuti molto e poi si rifletta sul lavoro quotidiano. Siamo felicissimi e non vediamo l’ora di dare il benvenuto al secondogenito. Anche se ora la concentrazione è tutta per il Roland Garros”.

D: Adoriamo vedere l’uso che fai delle smorzate. Quanto è importante questo colpo per te? Quanto ci lavori?
MUSETTI: “Onestamente non ci lavoro più di tanto. Sento che riesco a usarlo nel momento giusto. Prima ero abituato a usarlo in maniera più istintiva, per uscire dallo scambio. Adesso ho più chiaro nella mia mente quando fare la palla corta. E risulta abbastanza pericolosa per gli avversari”.

D: Quanto diverso ti senti quest’anno rispetto agli altri Roland Garros, dati i risultati che hai ottenuto? Si sono alzate le aspettative?
MUSETTI: “Come ho detto a Roma, cerco di avere questa mentalità in ogni torneo che gioco, specialmente ora che sono in un buon momento di forma. Arrivo qui con ambizione e andare avanti per provare a sollevare il trofeo. Penso che questa sia la mentalità che un top player deve avere. Penso che ci siano molti grandi giocatori che possono vincere. Io ho mostrato in questi mesi che sto alzando il livello. Ho migliorato molti aspetti del mio gioco. Mi sento anche molto più maturo in campo. E, importante per gli Slam, mi sento preparato fisicamente per poter affrontare anche battaglie fisiche. È per questo che posso andare avanti”

D: Possiamo dire che sei al massimo della fiducia e che arrivi nella maniera più pronta a questo appuntamento?
MUSETTI: “In termini di risultati e fiducia nel mio gioco, sì. Decisamente sì. Non mi era mai capitato di fare una finale e due semifinali di fila in un mese. Mai nella mia vita. È per questo che è stato un po’ sorprendente per me avere questo scatto dopo Montecarlo. Quindi sì, mi sento più pronto che mai. E ciò non significa che devo vincere per forza. Ma sento di sapere cosa devo fare”. 

D: Tu e Simone Tartarini siete da tanti anni insieme. Come si costruisce un rapporto così duraturo e adesso anche vincente? Non è semplice nella quotidianità, h24 visto che lui ti segue sempre in ogni torneo.
MUSETTI: “C’entra molto il lato umano, perché ci siamo sempre trovati prima umanamente oltre che dal lato tennistico. Poi il fatto che mi abbia cresciuto come maestro di club prima e come insegnante incide. Abbiamo attraversato insieme delle fasi durante le quali siamo andati tutti e due alla scoperta perché era tutto nuovo per entrambi. Poi abbiamo attraversato la fase da ragazzino a ragazzo, da ragazzo a uomo. Insieme abbiamo imparato a gestire tutto, sempre con molta armonia. Come ha detto anche Simone non ci sono mai state litigate, anche perché non sono il tipo e non è nel mio carattere. Siamo sempre riusciti a trovare la via dell’accordo. Questa è la nostra chimica”.

D: La barba è un fioretto?
MUSETTI: “No, nessun fioretto”. 

D: Il tennis italiano sta vivendo un momento esaltante e ce lo dicono anche i numeri degli spettatori, anche davanti alla tv. Questo momento quanto incide sulle prestazioni? Perché se vinci bene, ma se perdi ti dicono “Eh ma Jannik ha vinto”. Mette pressione questa esaltazione attorno al tennis italiano?
MUSETTI: “È sempre stato un po’ così. In Italia è facile esaltarsi quando ci sono le vittorie ed è altrettanto facile criticare alla prima cosa che non va bene. Per fortuna da un lato sono sempre stato abituato a ricevere tanto in negativo e positivo sia dai media che dalla gente sin da quando sono piccolo, quindi ho imparato a gestire queste cose e a circondarmi di persone che realmente mi vogliono bene. E questo è fondamentale nella mia vita. Poi quello che pensa realmente la gente sono solo numeri e chiacchiere. Mi fa sempre piacere che la gente parli bene di me, ma a quello tutti. Credo dobbiamo goderci il momento, perché poi potrà succedere che il tennis italiano vada meno bene e rimpiangeremo questi giorni quando si vinceva ogni settimana”.

D: Ti porti con te ricordi e fiducia legati alle prestazioni dello scorso anno durante il Roland Garros, ma anche le Olimpiadi?
MUSETTI: “Secondo me a Parigi ho sempre espresso un buonissimo tennis, in qualsiasi annata, facendo delle bellissime prestazioni. Sicuramente il ricordo più bello, anche se non legato proprio al Roland Garros, è la medaglia olimpica e che credo mi abbia dato la consapevolezza per fare tutti i risultati che ho avuto. E perché non cercare di migliorare ancora?”.

(di Beatrice Becattini)

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