Al Challenger di Tbilisi Federico Cinà conquista la sua seconda finale (e il best ranking)
Dopo la scorpacciata della scorsa settimana programma tranquillo nel circuito Challenger, complice ovviamente la concomitanza con le qualificazioni del Roland Garros. Erano infatti solo due i tornei in calendario, uno in Macedonia del Nord (categoria 75, terra battuta) e l’altro a Tbilisi, nella lontana Georgia, che proponeva un categoria 50 su cemento.
I nostri riflettori erano ovviamente tutti puntati su quest’ultimo torneo, che vedeva ai nastri di partenza Federico Cinà. Per la prima volta inserito tra le teste di serie, il palermitano ha affrontato la competizione col piglio del protagonista, consapevole della propria forza e anche del non eccelso livello della concorrenza (la prima testa di serie il britannico Johannus Monday si presentava con un modesto n.252 ATP). Così arrivare ai quarti di finale è stato un attimo, con due franche vittorie sul russo Petr Bar Biryukov (n.346) e sul moldavo Ilya Snitari (n.593). Nei quarti si è cominciato a fare sul serio contro il temibile ivoriano Eliakim Coulibaly, uno che vale probabilmente più della sua posizione in classifica (n.272).
Nel primo set Cinà tiene tranquillamente il comando delle operazioni e gli basta un solo break per andare a servire sul 5-4. Qui gli trema un po’ il polso e deve fronteggiare una palla break che avrebbe potuto essere molto pericolosa, ma il tennista siciliano l’annulla con una freddezza che non ha nulla a che vedere coi suoi 18 anni. Più combattuto il secondo set con i servizi che ballano un po’ (due break a testa), ma con l’azzurro che non si lascia spaventare dalle difficoltà (sotto 3-5 e poi 0-4 nel tie-break) e chiude con sicurezza alla prima palla utile col punteggio di 6-4 7-6(4).
Il ragazzo non ha sofferto di vertigini nemmeno in semifinale, dove il qualificato britannico Charles Broom (n.320) ha opposto una fiera resistenza ma nulla ha potuto contro un avversario evidentemente in missione. L’azzurro ha portato a casa la partita col punteggio di 6-2 6-7(5) 7-6(5), evidenziando nei momenti critici quella che sembra già essere una sua caratteristica peculiare: una freddezza glaciale. Così non ha tremato nemmeno quando nel set decisivo si è ritrovato sotto 1-3, ma ha riannodato con calma i fili del discorso portando il match al tie-break. Nel quale è rimasto sempre in controllo chiudendo con un bel passante incrociato di dritto alla prima palla utile.
Per Federico è il miglior risultato in carriera che gli regala anche il nuovo best ranking alla posizione n.290. Sabato la finale – la seconda a livello Challenger dopo quella raggiunta a marzo in Grecia – sarà contro il padrone di casa Saba Purtseladze (n.286), che nella sua semifinale ha regolato, salvando due match point, lo statunitense Martin Damm. E non diamo Federico per favorito unicamente per scaramanzia.